MIRBEAU, Octave
Romanziere e giornalista francese, nato a Trévières (Calvados) il 16 febbraio 1850, morto a Parigi il 16 febbraio 1917. Discendeva da una famiglia borghese di Normandia, in cui era tradizionale la tranquilla professione notarile. Studiò in un collegio di gesuiti, a Vannes, indi entrò nella carriera dell'amministrazione di stato.
Era già sottoprefetto, quando, cedendo alla vocazione del giornalismo militante e polemico, lasciò l'ufficio e passò nella redazione del Figaro. Ma in seguito allo scandalo suscitato da un suo violento articolo contro l'istrionismo degli attori di teatro (1882), dovette uscire dal giornale. Fondò allora, con Paul Hervieu e Alfred Capus, un settimanale, Les Grimaces, in cui sfogò il suo umore battagliero, facendosi campione delle più ardite innovazioni artistiche e sociali, non tanto per convinzione e fede, quanto per il bisogno di andare contro corrente.
Gli avvenne così di sostenere i pittori impressionisti, Cézanne, Rodin, e di rivelare al gran pubblico la poesia di Maeterlinck. In politica, trascinato dal suo istinto di ribellione contro tutto e tutti, passò da una ad altra opinione, restando fermo soltanto nella sua simpatia per i poveri e per gli umili. Era in fondo un sensibile, che si rifiutava all'appello dei sentimenti teneri, e s'esprimeva dispettosamente per invettive, e rappresentazioni brutalmente realistiche delle bassezze umane. Rifiutò tutte le onorificenze, e accettò soltanto di entrare nell'Académie Goncourt.
L'opera del M. s'inizia con un romanzo, Le Calvaire (1886), che ha pagine potenti di verità e di commozione sulla guerra del 1870; ma nei romanzi successivi, La famille Carmettes (1888), L'abbé Jules (1888), Sébastien Roch (1890), Le jardin des supplices (1898), Le journal d'une femme de chambre (1900), Les vingt-et-un jours d'un neurasthénique (1901), Dingo (1912), s'accentua la tendenza dello scrittore a cogliere, con torbido piacere, soltanto gli aspetti vili, ignobili, abbietti della vita sociale. Il Jardin des supplices in special modo riflette una morbosa passione per il brutto e il perverso, mal dissimulata dietro il pretesto moralistico. Qui il M. è un virtuoso dell'orrore. Più frenato ed equilibrato si mostra il suo ingegno nell'opera drammatica, che ha inizio con Les mauvais bergers (1897) e continua con Vieux ménages (1900), Scrupules (1902), ecc., culminando in Les affaires sont les affaires (1903), ch'è una grande commedia satirica, di carattere e vigore moliereschi.
Ediz.: Øuvres inédites, Parigi 1919; Théâtre de M., ivi 1921, voll. 2; Les Grimaces et quelques autres chroniques, ivi 1928.
Bibl.: M. Revon, O. M., son oeuvre, Parigi 1924.