occhio
òcchio [Der. del lat. oculus] [BFS] [FME] Organo di senso, pari, che in vari organismi, in partic. negli animali, e nell'Uomo, ha la funzione di ricevere gli stimoli luminosi e di trasmetterli ai centri nervosi dando origine alle sensazioni visive (→ visione). L'o. umano è costituito (fig. 1) dal bulbo, o globo, oculare, sferoidale ed elastico, le cui pareti sono formate da tre membrane sovrapposte e concentriche: una esterna, fibrosa (costituita dalla cornea e dalla sclerotica), una intermedia (che comprende la coroide, il corpo ciliare e l'iride, al cui centro si trova un foro detto pupilla) e una interna (retina) con funzione fotorecettrice; lo spazio interno del bulbo è prevalentemente occupato da mezzi trasparenti e rifrangenti, liquidi (umore acqueo), semifluidi (corpo vitreo) e solidi (cristallino, a forma di lente biconvessa); il cristallino è l'organo dell'accomodazione, cioè della regolazione della distanza focale dell'o. in modo che si formino immagini nitide degli oggetti osservati; tale regolazione è attuata da un apposito muscolo ciliare, che contrae o distende il cristallino, facendone variare la curvatura e quindi la convergenza ottica. A muscolo ciliare rilassato l'o. è accomodato all'infinito, cioè da immagini nitide soltanto di oggetti lontani, all'incirca oltre una ventina di metri; alla massima contrazione, l'o. normale è capace di dare immagini nitide di oggetti distanti al-l'incirca 25 cm, tale distanza è assunta convenz. come distanza (minima) della visione distinta, cioè quella al di sotto della quale l'o. non è capace di osservare nitidamente (il punto dell'asse ottico a tale distanza si chiama punto prossimo dell'o.). Dal punto di vista ottico, l'o. fisiologicamente sano (o. normale o emmetrope) è un sistema diottrico e corretto il cui secondo fuoco cade sulla retina, atto cioè a formare esattamente su quest'ultima l'immagine stigmatica, ortoscopica, acromatica di un oggetto luminoso posto all'infinito; la distribuzione sulla retina dei fotorecettori è irregolare, nel senso che la massima densità di essi si ha nella fovea (o macula lutea), piccola zona centrale (diametro ²0.3 mm). In condizioni anormali (per alterato potere convergente dei mezzi rifrangenti o per abnormi dimensioni del diametro anteroposteriore dell'o.) i raggi luminosi paralleli provenienti da un oggetto all'infinito possono formare il loro fuoco al di là della retina (ipermetropia), o davanti a essa (miopia); il difetto di rifrazione (ametropia) di un tale o. ametropico, valutato con adatti mezzi diagnostici (v. ottica medica), si corregge mediante opportune lenti aggiuntive, applicate a contatto della cornea (lenti a contatto o corneali) oppure sostenute da apposite montature (occhiali correttivi). Il sistema ottico è fornito di un diaframma (l'iride), posto davanti al cristallino, che limita il fascio luminoso incidente e che ha un foro di diametro variabile (la pupilla); l'immagine di questo, fornita dal diottro costituito dalla cornea e dall'umore acqueo, è un'immagine virtuale, posta 3 mm dietro il vertice della cornea, detta pupilla di incidenza dell'o.; il suo diametro è 1.13 volte maggiore di quello della pupilla del-l'iride, il quale varia automaticamente secondo l'intensità della luce incidente, tra 2 e 9 mm (proprietà di accomodamento dell'o.). Nell'o. normale, l'angolo di campo corrispondente alla visione distinta, cioè corrispondente al formarsi dell'immagine sulla fovea (dove è massima la risoluzione di fotorivelazione), è solo di circa 1', ma la mobilità del bulbo oculare nell'orbita consente la visione distinta entro un angolo di circa 70°; l'angolo di campo complessivo della visione indistinta (comprendente le zone laterali e marginali, nelle quali, come si dice popolarmente, si vede con la "coda dell'o.") è di circa 160°. Nella fig. 2 sono riportate le posizioni dei fuochi F', F'' e dei punti principali O', O'' del sistema ottico centrato equivalente all'o. normale (o. schematico); la fig. 3 mostra le dimensioni del diottro sferico equivalente (o. ridotto od o. di Listing). ◆ [ELT] O. artificiale: locuz. con cui talora s'indica generic. un fotorivelatore e specific. un fotorivelatore destinato a simulare, in certi strumenti fotometrici, la risposta dell'o. umano a stimoli luminosi (v. oltre: O. fotometrico normale). ◆ [OTT] O. di pesce: qualifica (der. dell'ingl. fish eye) di obiettivi grandangolari a eccezionalmente ampio angolo di campo, tra 140° e 180°, cioè ampio quanto il campo visuale del quale gode, in virtù della rifrazione, chi (pesce o nuotatore) guardi verso l'alto stando immerso, a non grande profondità, in acqua. ◆ [GFS] O. di un ciclone: la zona centrale di un ciclone, ove la pressione atmosferica è livellata sul suo valore minimo e regna una relativa calma di vento. ◆ [OTT] O. fotometrico normale: fotosensore provvisto di adatti filtri ottici in modo da avere nel complesso una risposta nello spettro visibile coincidente con la curva di visibilità convenzionale; se quest'ultima è quella fissata per convenzione internazionale (Commission Internationale de l'Eclairage, CIE) si parla di o. (od osservatore) fotometrico internazionale: v. colorimetria ottica: I 647 e. ◆ [STF] [ELT] O. magico: indicatore di sintonia per radioricevitori, costituito da un piccolo tubo a raggi catodici, nel cui schermo fluorescente (diametro di circa 2.5 cm) appare una figura a settore la cui ampiezza indica il raggiungimento di una buona sintonia con una stazione radiotrasmittente; è stato largamente usato per qualche decennio e poi è scomparso con l'avvento dei radioricevitori a transistori e circuiti integrati, provvisti, se del caso, di indicatori di sintonia a stato solido (di norma, matrici di led).