OBLAZIONE
. L'oblazione, cioè "offerta", è quella parte del sacrifizio della messa che va dall'offertorio al prefazio, nella quale con preghiere e cerimonie opportune si separano dall'uso profano il pane e il vino offerti dai fedeli e si presantificano in vista della consacrazione.
Essa comincia con un invito alla preghiera (oremus), cui però non segue né una colletta né una litania, ma un'antifona (v. Offertorio), e prosegue con l'offerta del pane e del vino; la recita di quattro preghiere, Suscipe Sancte Pater, Deus qui humanae substantiae, Offerimus tibi Domine in spiritu humilitatis; l'incensamento dell'altare (nella messa cantata); la lavanda delle mani e finalmente il Suscipe, Sancta Trinitas, che è una preghiera riassuntiva alla SS. Trinità affinché riceva l'oblazione. Queste preghiere, dette complessivamente "piccolo canone" per distinguerle da quelle del canone propriamente detto, che comincia dopo il Sanctus, furono introdotte nella liturgia romana da altre liturgie, nel sec. XIII; il Suscipe, Sancta Trinitas entrò nella messa soltanto al tempo di S. Pio V. Finite le preghiere, il sacerdote si rivolge ai fedeli (Orate, fratres) affinché preghino che il comune sacrifizio riesca gradito a Dio, e infine recita un'orazione "segreta", che varia secondo l'officiatura ma il cui contenuto costante è una supplica a Dio affinché gradisca i doni che sono sull'altare.
Nella più antica liturgia romana mancava il piccolo canone e l'orazione "segreta" si riannodava direttamente all'offertorio.
Per l'oblazione volontaria estintiva delle contravvenzioni, v. estinzione, XIV, p. 413.