oblatio
Secondo la norma in uso a Firenze nell'età precedente quella di D. (come, del resto, anche altrove), un condannato avrebbe potuto godere del beneficio dell'assoluzione se avesse pagato una certa quantità di denaro e si fosse sottoposto all'onta dell'offerta recandosi, con una candela in mano e una mitra di carta in testa (sulla mitra erano scritti il nome del reo e il reato), dal carcere a San Giovanni. All'epoca di D. la cerimonia era tuttavia ridotta a una mera formalità.
D. allude all'o. in Ep XII 3, respingendo questa infamante possibilità di esser assolto dalla condanna a morte e di poter rientrare in Firenze, alla pari con quanto era avvenuto da poco per un Ciolo e per altri malfattori: Absit a viro philosophiae domestico temeraria tantum cordis humilitas, ut more cuiusdam Cioli et aliorum infamium quasi vinctus ipse se patiatur offerri (§ 6). Per il riferimento cronachistico, v. CIOLO.