POLENTA, Obizzo da
POLENTA, Obizzo da. – Nacque a Ravenna, probabilmente attorno agli anni Sessanta o Settanta del Trecento, da Guido III da Polenta ed Elisa d’Este.
Le sue numerose sorelle (Samaritana, Lisa, Alda, Beatrice, Eletta e Licinia) entrarono tutte a far parte di famiglie signorili: rispettivamente, le famiglie Della Scala di Verona, Manfredi di Faenza, Casali di Cortona, Cunio di Barbiano, Gonzaga di Mantova e da Varano di Camerino. Lo stesso Obizzo sposò, nel 1397, Lisa Manfredi, da cui ebbe un figlio, Ostasio, e una figlia, Elisa; e in seconde nozze, nel 1414, Elisabetta Malatesti (dalla quale nacque Cassandra).
Gli ultimi tempi della signoria di Guido III (fine anni Ottanta) furono molto difficili, a causa delle sue posizioni filoavignonesi e del malcontento che serpeggiava fra i sudditi ravennati, attanagliati nel 1389 anche da un’epidemia di peste. D’intesa con i fratelli Bernardino, Ostasio II, Azzo, Pietro e Aldobrandino, il 10 novembre 1389 Obizzo destituì il padre (che morì poco dopo) e si impadronì della signoria di Ravenna. Un altro fratello di Obizzo, Anglico, si dedicò invece alla vita ecclesiastica diventando canonico della cattedrale, seguito poi dal fratello Azzo.
Obizzo da Polenta e i suoi fratelli videro in qualche modo riconosciuto il loro potere da papa Bonifacio IX, che rinnovò loro, nel maggio 1390, il vicariato pontificio per dieci anni dietro versamento di un congruo canone annuo. Uno dei primi atti politici di Obizzo di cui si ha notizia è datato 31 maggio 1390 ed è una convenzione commerciale con Firenze.
L’opportunismo politico e la volontà di consolidare e aumentare il proprio potere sul territorio guidarono le azioni di Obizzo, che appare più in veste di uomo d’armi che di signore sollecito della propria corte. Nel 1395, intromettendosi con successo nelle faide interne degli Estensi, ottenne da questi Comacchio e la Riviera di Filo sul Po. Negli anni seguenti, Obizzo e i fratelli mantennero altalenanti rapporti con il signore di Faenza Astorre Manfredi, con scontri e tregue (1398 e 1399), patrocinate queste ultime da una Venezia interessata a mantenere la pace nei territori dove aveva grandi interessi commerciali.
Nel giugno 1402 Obizzo prese parte alla battaglia di Casalecchio di Reno schierato nell’esercito di Gian Galeazzo Visconti avverso a Giovanni I Bentivoglio, ma furono i rapporti con la città lagunare, via via più stretti durante tutto il suo governo, a costituire il filo conduttore della sua politica estera. Nel 1404 si stabilì che Obizzo e il fratello Pietro ricevessero una condotta e uno stipendio dovendo impedire, in cambio, il transito nel loro territorio delle merci dirette verso Ferrara estense e Padova carrarese, entrambe nemiche di Venezia e allora in guerra con la Repubblica di San Marco. Proprio all’assedio di Padova parteciparono Obizzo e Pietro nel giugno 1405, per poi lasciare il campo diretti a Venezia: i due fratelli furono però catturati dagli uomini di Francesco Novello da Carrara e condotti a Padova. Vi giunse il solo Obizzo, essendo Pietro morto lungo il tragitto. La sua liberazione avvenne dopo un lungo braccio di ferro tra il Carrarese e Venezia, al prezzo di ben ottomila ducati (quasi seimila versati da Ravenna, i restanti da Venezia). Obizzo rientrò nella sua Ravenna forte anche della nomina a senatore da parte di Venezia, che se da un canto volle ricompensarlo dall’altro intese astutamente stringerlo a sé con lacci ancora più stretti, ora che era diventato signore unico di Ravenna, essendo morto, in circostanze non chiare, anche il fratello Aldobrandino.
In un atto del 1406, Obizzo da Polenta mise di fatto Ravenna in mano a Venezia, dichiarando la Repubblica marciana protettrice della sua famiglia ed erede in caso di mancata discendenza maschile. Nonostante la nascita di un suo figlio maschio, Ostasio, in un anno compreso tra il 1407 e il 1410, la protezione della Serenissima non venne rimossa. Le prime conseguenze pratiche di questo compromesso furono l’invio di podestà veneziani, quindi di guarnigioni e funzionari in rappresentanza della Repubblica.
Nel 1411 la carica di senatore a Venezia gli procurò la nomina di capitano della città di Padova. Nel 1415 si trovava nel capoluogo veneto: nell’occasione, una fitta corrispondenza con Carlo Malatesta signore di Rimini testimonia la forte preoccupazione di Obizzo per il territorio ravennate temporaneamente sguarnito e minacciato dalle forze dell’antipapa Giovanni XXIII. Nello stesso anno diede il via alla costruzione di opere idrauliche sul Po e sul Lamone.
Nel 1418 favorì le nozze fra Niccolò III d’Este, signore di Ferrara, e la cognata Parisina Malatesti. A febbraio dell’anno seguente Obizzo ricevette l’importante ma sgradita visita di Martino V, dal momento che egli continuava a chiedere l’appoggio di Venezia sentendosi stretto fra i Visconti e lo Stato pontificio.
Allo stato attuale delle ricerche, non si hanno notizie puntuali sulla sua attività di governo nel terzo decennio del secolo, se non che tra il 1427 e il 1428 organizzò il matrimonio tra il figlio Ostasio e Costanza Migliorati. Malato e gravato dalla difficile situazione in cui versava il suo governo, morì a Ravenna nel gennaio del 1431.
Fonti e Bibl.: Ravenna, Biblioteca Classense, Mss., 1798, II: Pompeo Raisi di Ravenna, Memorie della Città di Ravenna per supplire al Dizionario storico ravennate del cittadino Ippolito Gamba Ghiselli, p. 240.
G. Rossi, Historiarum Rauennatum libri decem, Venezia 1589, ad ind.; C. Spreti, Memorie intorno i domini e governi della città di Ravenna, Faenza 1822 (ristampa anast. Sala Bolognese 1975); C. Spreti, Notizie spettanti all’antichissima scola de’ Pescatori in oggi denominata Casa Matha, Ravenna 1839, pp. 103-203; P.D. Pasolini, Documenti riguardanti le antiche relazioni tra Venezia e Ravenna, Imola 1881, p. 67, docc. XII, XIV; Cronaca bolognese di Pietro di Mattiolo, a cura di C. Ricci, Bologna 1885 (rist. anast. Bologna 1969, pp. 108 s.); A. Corbelli, La fine di una signoria (Gli ultimi ‘Da Polenta’), Torino 1907, ad ind.; M. Tabanelli, L’aquila da Polenta. Storia della famiglia da Polenta, Faenza 1974, pp. 139-145; N. Zanardi, Bologna 1402 ultima tappa di Gian Galeazzo Visconti, in Strenna storica bolognese, XXV (1975), pp. 279-300 (in partic. p. 293); Storia di Ravenna, III, Dal Mille alla fine della signoria polentana, a cura di A. Vasina, Ravenna 1993, ad indicem.