ESTE, Obizzo d'
Primo marchese di questo nome nella storia della famiglia nacque all'inizio del sec. XII, da Folco (I) figlio di Alberto Azzo (II), discendente della potente famiglia degli Obertenghi, famosi dal sec. X per via del pubblico ufficio ricoperto e per la quantità dei possedimenti (cfr. s.v. Alberto Azzo [Obertenghi] in questo Dizionario).
Alberto Azzo (II) aveva spostato il centro degli interessi e della attività della casa dalla Lunigiana alla Marca Trevigiana nella seconda metà del sec. XI. Colà la famiglia aveva un consistente complesso patrimoniale con centro in Montagnana, Monselice ed Este ed estendentesi fino al Veronese, al Polesine di Rovigo ed al Ferrarese. Aveva stretti rapporti con i monasteri della Vangadizza (Badia Polesine) e di S. Maria di Carceri (Este) e si trovò attirata ad intervenire nella vita politica delle città confinanti. Con i figli di Alberto Azzo (II) la famiglia si divise in due rami: Guelfo (IV), che morì nel i 10 1, fu il continuatore della casa dei duchi di Baviera e Sassonia; Folco (I) rimase nella Marca Trevigiana, dove è ricordato nell'esercizio dei suoi poteri giurisdizionali e patrimoniali. Folco (I) ebbe cinque figli, Bonifacio, Folco (II), Alberto, Azzo e l'E., che furono i primi membri della famiglia ad essere chiamati, a partire dal settimo decennio del sec. XII, marchesi d'Este.
Negli anni successivi alla morte (1097) di Alberto Azzo (II) il ramo tedesco della famiglia reclamò con successo una parte della eredità di quello, che fu da loro conservata fino al 1154, quando il duca Baviera Enrico il Leone investì l'E. e i suoi fratelli di Este, Solesino, Arquà, Merendola. Poche sono le notizie relative all'E. in questi anni: ci viene riferito che nel 1164 attestò un atto dell'imperatore Federico I a Pavia; che nel 1169 fu arbitro in una vertenza patrimoniale riguardante S. Maria di Carceri. Nel 1177 partecipò all'incontro fra Federico I e il papa Alessandro III a Venezia, cui presenziò con un seguito più grande rispetto a quelli della maggior parte degli altri signori lì convenuti. Sempre nel 1177 fu podestà Padova, carica che ricoprì ancora negli anni 1180-1181. Nel frattempo era sorta una controversia patrimoniale fra l'E., suo fratello Alberto e il loro nipote Bonifacio: fu risolta per lodo arbitrale, in forza del quale ad ognuno di loro fu riconosciuto il possesso della terza quota parte di questi tre blocchi di territori: la Scodosia di Monselice; Este, Solesino e Villa; il contado di Rovigo.
Questo lodo mostra che l'E. aveva allora già stabilito legami con gli esponenti politici di Ferrara: esso fu pronunciato, infatti, da Torello Torelli, membro di una delle due famiglie dominanti in quella città. L'altra era la famiglia degli Adelardi.
I legami dell'E. con Ferrara si intensificarono nel nono decennio del secolo, quando egli si assicurò l'eredità degli Adelardi.
Secondo un cronista ferrarese del primo Trecento, Marchesella, ultima rappresentante della famiglia degli Adelardi (o Marcheselli), sebbene fosse stata promessa ad un Torelli nella speranza di comporre l'antico conflitto che divideva le due case, venne invece consegnata all'E. da esponenti della fazione ferrarese guelfa, che aveva avuto sin'allora gli Adelardi come guida. Scomparsa poco dopo Marchesella, l'E. si assicurò l'eredità degli Adelardi, di'cui fu investito negli anni seguenti il 1187. Non sembra che l'E. avesse un valido titolo legale per rivendicare a sé tale eredità, anche se le modalità del trasferimento di quest'ultima all'E. ci rimangono oscure. Nondimeno, questo fatto segnò il pieno inserimento degli Estensi a Ferrara.
Dopo la pace di Costanza all'E. furono delegati da Federico I poteri imperiali in varie marche italiane: nel 1184 quel sovrano lo investì di funzioni pubbliche nella Marca di Genova e di Milano, sebbene sia poco probabile che le abbia esercitate effettivamente. in quei luoghi. A certo, invece, che esercitò il suo potere nella Marca Trevigiana in qualità di uditore d'appello nelle sentenze giudiziarie, come è provato per gli anni 1186, 1187, 1191, 1192. Ulteriori prove del favore imperiale nei suoi confronti si ebbero nel iigi, quando Enrico IV restituì all'E. Rovigo, che - a quanto sembra - era caduta nelle mani dei Veronesi durante i conflitti tra Ferrara e la città atesina.
Nei suoi ultimi anni l'E. ebbe una lunga controversia per motivi di successione con la vedova e le figlie del fratello Alberto. Nel suo testamento Alberto aveva nominato sue eredi le proprie figlie; ma l'E. reclamò per sé Este e Rovigo come suoi feudi. La vedova di Alberto e le figlie sottoposero la questione al duca di Baviera e all'imperatore, ma ambedue decisero in favore dell'Este. Una vertenza a parte, tra l'E. e la Comunità di Este, venne pure risolta in suo favore per intervento dell'imperatore.
L'E. morì non dopo il 1194.
Si era sposato due volte. Non conosciamo, per il silenzio delle fonti in nostro possesso, né il nome né il casato della prima moglie. Rimasto vedovo, si unì in seconde nozze con Sofia da Lendinara, discendente da una famiglia di capitanei legata a Vangadizza, un centro ora nel Comune di Legnago (Verona), ed agli Estensi. Ebbe quattro figlie. Un figlio maschio, Bonifacio, gli dette Sofia da Lendinara; precedentemente aveva avuto un altro maschio, Azzo (V), che gli premorì e che, pare, fu il padre di quell'Azzo (VI) il quale, alla scomparsa dell'E., ne avrebbe raccolto l'eredità anche politica.
Nel suo testamento, nel quale comprese come eredi aggiunti il nipote Azzo (VI) ed il figlio Bonifacio, l'E. stabilì lasciti per le figlie e per diverse chiese del Padovano.
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