BŌDHIDHARMA, o Ta-mo (pronuncia fonetica cinese di dharma)
Mistico indiano, giunto in Cina verso il 520 d. C. e morto ivi verso il 529 d. C. Secondo la leggenda, era il terzo figlio di un re dell'India meridionale. Per quarant'anni servì assiduamente il patriarca Prajnatara. Giunto per mare a Canton, portando con sé la sacra coppa (pātra) del Buddha, fu ricevuto con onore dal governatore.
A Nankin l'imperatore Wu della dinastia Liang, fervente buddhista, non apprezzò l'insegnamento di B.; questi si recò allora a Lo-yang (Honanfu) attraversando il Fiume Azzurro in piena, sopra una canna di bambù. Si ritirò nel convento di Shao-ling, sul monte Sung. Ivi, seduto sempre con la faccia rivolta verso il muro, passava i suoi giorni in silenzio, per modo che le persone, stimandolo un dappoco, gli avevano dato l'appellativo di contemplatore dei muri. Dopo nove anni, volle tornare in India, dopo aver trasmesso la vera legge al primo patriarca cinese Hui K'o.
Il carattere in gran parte leggendario della storia di B. e dei suoi discepoli, dimostrato da P. Pelliot, non diminuisce l'importanza di questo personaggio, certamente storico. B. fondò infatti una delle più importanti scuole del buddhismo cinese basata esclusivamente sulla contemplazione (Dhyāna, in cinese ch'an). B. non scrisse nulla; la sua scuola si propagò con l'insegnamento teorico e pratico dell'arte della contemplazione, trasmessa da maestro a discepolo.
Il nome di Bōdhidharma, abbreviato in Ta-mo, ha dato origine al singolare errore in cui incorsero alcuni vecchi missionarî, di identificare questo apostolo di Buddha in Cina con San Tommaso. I ritratti di B. e gli episodî della sua vita sono uno dei motivi più trattati da artisti cinesi e giapponesi; il tipo caratteristico qui raffigurato riproduce forse qualche ritratto, eseguito dopo la morte di B. a scopo di culto.
Bibl.: C. Puini, Encicl. sinogiapponese, Firenze 1877, p. 46; Wieger, Bouddhisme Chionis, I, Parigi 1910, p. 107; W. Cohn, Ostasiatische Zeitschrift, Berlino 1912, p. 226; D. T. Suzuki, Outlines of Mahayāna Buddhism, Londra 1907, pp. 103, 149; P. Pelliot, T'oung Pao, Leida 1923, p. 253 segg.; R. Grousset, Histoire de l'Extrème Orient, Parigi 1929, p. 260; H. Hackmann, Chinesische Philosophie, Monaco 1927, pp. 257, 268.