ALBERICI, Nuvolone (Nuvelonus, Nubelo, Nebolonus)
(Nuvelonus, Nubelo, Nebolonus). Genovese, fratello di Ottobono, nel 1158 fu console dei placiti; nello stesso anno compare come socio in una società marittima per traffici con la Sicilia e risulta aver acquistato, insieme con il fratello, due terreni nei pressi di Genova. Nel 1160 fu di nuovo console dei placiti insieme col fratello Ottobono e nel 1162, come console del Comune, si recò con altri cittadini in ambasceria presso Federico I Barbarossa, da cui ottenne il riconoscimento della autonomia del Comune genovese (5 giugno 1162). Nel 1164 estese i suoi interessi commerciali, insieme con il genero Angelerio, all'Algeria, formando una società per il commercio con la città di Bugia. Nel 1168, essendo di nuovo console del Comune, accompagnò con quattro galere Barisone, re di Sardegna e giudice d'Arborea, in Sardegna, e vi lasciò dei presidi; in questa occasione fece stabilire una tregua fra il suddetto re e l'altro Barisone, suo nemico, giudice di Torres, e ottenne che quest'ultimo si impegnasse a difendere i diritti del Comune di Genova sul giudicato d'Arborea. L'anno seguente, insieme con Baldizone Usodimare, fu scelto per definire con gli ambasciatori dei Pisani e dei Lucchesi alcune controversie territoriali riguardanti la Versilia. Nel 1170 si recò a Terracina con tre galee per ricevere gli ambasciatori inviati dall'imperatore bizantino Manuele I a Genova, e nello stesso anno si recò a Lucca per concordare l'allestimento di un esercito comune. Nel 1178 fu ancora console del Comune e l'anno seguente accompagnò a Roma l'arcivescovo di Genova, Ugo, che si recava al concilio convocato da Alessandro III; in questa occasione, secondo una tradizione riportata dall'annalista Ottobone Scriba, ma non confermata da documenti, sarebbe stato ricevuto dal pontefice ed avrebbe da questo ottenuto la conferma dei privilegi del Comune ed una reliquia di san Giovanni Battista. Fu ancora console del Comune nel 1181, nel 1184 e, ancor dopo l'avvento del primo podestà, Manegoldo da Brescia, nel 1192.
Fonti e Bibl.: P. Tola, Codex diplomaticus Sardiniae, I, Augustae Taurinorum 1861, pp. 235-236; Annali genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori, a cura di L. T. Beigrano, I, Roma-Genova 1890, in Fonti per la Storia d'italia, XI, pp. 49, 59, 64, 66, 206, 212, 225, 234, 244; II, ibid. 1901, ibid., XII, pp. 11, 13, 19, 42; Il cartolare di Giovanni Scriba, a cura di M. Chiaudano, I, Roma 1935, in Regesta Chartarum Italiae, XIX, pp. 20, 43, 145, 173, 178, 210, 213, 224, 225, 240, 244, 255, 278, 289, 291, 293, 360, 367, 388, 402, 411, 426, 430; II, ibid. 1901, ibid., XX, pp. I, 2, 14, 15, 26, 35, 49, 64, 77, 89, 90, 93, 128, 153, 157, 187, 203, 211-212, 223, 227; M. G. Canale, Nuova istoria della Repubblica di Genova, I, Firenze 1858, pp. 153, 431; E. Bach, La cité de Génes au XIIe siècle, København 1955, pp. 156, 159.