NŪR ad-DĪN
N Epiteto onorifico (laqab), significante letteralmente "luce della religione", col quale viene comunemente designato sia presso gli storici musulmani sia presso quelli cristiani (nelle forme Norandin, Norandino), Maḥmūd, figlio dell'atābeg ‛Imād ad-dīn Zenghī di Mossul. Alla morte del padre (541 eg., 1146 d. C.) egli s'impadronì di Aleppo, mentre suo fratello Saif ad-Dīn Ghāzī teneva il dominio di Mossul. Ben presto, nelle continue contese tra le dinastie militari degli atābeg, Nūr ad-Dīn acquistò la preponderanza assoluta, togliendo successivamente Damasco, Ḥimṣ e altre città della Siria agli Ortoqidi e facendo sentire la propria autorità anche a Baghdād, alla corte del califfo. Signore di tutta la Siria, continuò con successo la lotta contro il territorio dei crociati, già iniziata dal padre e proseguita da lui nei primi anni di regno, e assicurò definitivamente all'Islām il principato di Antiochia e quasi tutta la Siria settentrionale; anche contro il regno di Gerusalemme fece spedizioni fortunate. Fu pertanto in grado di condurre a fondo la lotta contro il califfato fāṭimita di Egitto; il suo generale curdo Shīrkūh, e dopo di lui il nipote di questo, Yūsuf ibn Ayyūb Ṣalāh ad-Dīn (Saladino) gli conquistarono l'Egitto, abbattendo la dinastia dei Fāṭimiti (564 eg., 1116 d. C.): impresa che conferì a Nūr ad-Dīn non soltanto un accrescimento di potenza materiale, ma anche un immenso prestigio morale, apparendo egli come il restitutore dell'unità islamica in oriente, spezzata dal sussistere del califfato eretico. N. non riuscì tuttavia ad assicurare la continuità della propria dinastia: dopo la sua morte (569 eg., 1174 d. C.), infatti, Saladino si proclamò sovrano indipendente d'Egitto e, penetrato in Siria, tolse il potere al figlio giovinetto di N., Ṣāliḥ Ismā‛īl. Durante il suo regno N. spiegò un'intensa attività edilizia, erigendo numerose moschee, ospedali e scuole in tutta la Siria; delle sue costruzioni rimangono numerose testimonianze architettoniche ed epigrafiche.