NUOVE RELIGIONI.
– Il superamento della distinzione tra sette e religioni. Le associazioni antisette e la posizione della Chiesa cattolica. Le nuove religioni e la società odierna: motivi di scontro
Il superamento della distinzione tra sette e religioni. – Il 21° sec. è caratterizzato dal progressivo venire meno nella letteratura accademica – anche se non nel linguaggio comune o giornalistico – della distinzione fra ‘sette’ e ‘religioni’. La sociologia delle religioni del secolo precedente si era proposta di definire in termini obiettivi la differenza fra ‘Chiese’ e ‘sette’. Un primo filone, che risaliva a Max Weber (1864-1920) riteneva che una ‘setta’ fosse composta da convertiti e una ‘Chiesa’ da fedeli nati nell’istituzione religiosa di appartenenza. Un secondo filone considerava le ‘Chiese’ integrate nella società circostante e le ‘sette’ invece in posizione di marginalità e di contestazione. Verso la fine del 20° sec. questa seconda definizione era diventata prevalente, ma aveva anche suscitato un problema. Della categoria di ‘setta’ avevano cominciato a interessarsi specialisti accademici diversi dai sociologi e dagli storici, cioè i criminologi, che avevano definito la ‘setta’ come un gruppo religioso ‘deviante’, che commette abitualmente reati, anche gravi o gravissimi. Gli ultimi due decenni del 20° sec., dopo tragici avvenimenti che avevano coinvolto alcuni gruppi definiti sette – tra cui diversi suicidi e omicidi collettivi –, avevano visto la prevalenza del paradigma criminologico, specie nel discorso politico e dei governi.
Questi sviluppi hanno provocato la reazione dei sociologi e degli storici, i quali sono insorti contro un uso del temine setta applicato a numerosissimi gruppi e potenzialmente discriminatorio, in quanto proietta la luce sinistra del crimine e del suicidio collettivo su centinaia di movimenti colpevoli soltanto di professare credenze lontane da quelle della maggioranza. Soprattutto i sociologi hanno così proposto negli ultimi decenni una sorta di moratoria nell’uso del termine setta, sostituito da quello meno connotato emotivamente di nuovi movimenti religiosi, coniato dalla sociologa inglese Eileen Barker (New religious movements, 1989; trad. it. 1992), o più genericamente di nuove religioni. Questi gruppi rimangono presenti nel 21° sec., anche se le statistiche non ne documentano una crescita.
Nel febbraio del 2012 un importante saggio del sociologo David G. Bromley e dello storico J. Gordon Melton ha proposto di distinguere le religioni sulla base del grado maggiore o minore di alignment, cioè di congruenza con i valori dominanti nella società, classificandole in: dominanti, ‘settarie’ – sectarian, espressione che in inglese non ha però un valore particolarmente spregiativo –, alternative ed emergenti. Le religioni ‘dominanti’ hanno acquisito questo status dopo decenni di rapporti non sempre idilliaci, ma ultimamente collaborativi con le istituzioni. Le religioni ‘settarie’ non hanno gravi contrasti con le istituzioni sociali, ma a causa di peculiarità teologiche, non sono considerate ortodosse dalla loro tradizione religiosa di origine. Le religioni ‘alternative’ sono quelle dominanti in altre società, ma che hanno difficoltà a essere pienamente accettate quando si trasferiscono in un’altra area geografica: è il caso dell’induismo o del buddismo in Occidente. Le religioni ‘emergenti’, infine, costituiscono quel gruppo disparato e residuo di denominazioni e movimenti che hanno un grado molto basso di alignement con i valori e le istituzioni dominanti. L’espressione religioni emergenti, usata del resto nella stessa testata della rivista specializzata che ha ospitato il saggio – pubblicata presso la University of California come «Nova Religio. The Journal of alternative and emergent religions» –, ha certo il vantaggio di non implicare alcun giudizio di valore. Ma neppure questa risolve, evidentemente, tutti i problemi terminologici, e la discussione continua.
Le associazioni antisette e la posizione della Chiesa cattolica. – Comunque sia, nel decennio 2005-15 l’uso del termine setta è pressoché scomparso nei corsi accademici di sociologia e di storia delle religioni, mentre continua a essere usato – con le categorie loro proprie – dai criminologi, e – in modo assai più confuso – dai media e dal mondo della politica. Uno sviluppo parallelo riguarda le associazioni cosiddette antisette, lobby che operano in diversi Paesi chiedendo leggi contro le sette, in genere attraverso l’introduzione di norme penali che incriminino il ‘plagio’ o ‘lavaggio del cervello’ (nozioni anch’esse non poco controverse) di cui le sette sono accusate di essere responsabili. Mentre fino ai primi anni del 21° sec. erano in corso quelle che qualche studioso ha definito come vere e proprie ‘guerre delle sette’ (cult wars) tra le associazioni antisette e gli studiosi accademici di nuovi movimenti religiosi, a partire dal 2005 circa la situazione è cambiata, soprattutto nell’area di lingua inglese. È iniziato un riavvicinamento e un dialogo fra associazioni antisette – soprattutto la maggiore per dimensioni su scala mondiale, l’ICSA (International Cultic Studies Association) – e gli organismi che riuniscono gli specialisti accademici di nuove religioni, in particolare il CESNUR (CEntro Studi sulle NUove Religioni), che ha sede in Italia, a Torino, e INFORM (Information Network Focus On Religious Movements), che ha sede presso la London School of economics a Londra. Questo dialogo ha permesso di riavvicinare le posizioni, anche se in alcuni Paesi come la Francia e l’Italia avanza con maggiori difficoltà.
Sviluppi importanti si sono avuti anche nell’ambito della Chiesa cattolica, che – pur perplessa nei confronti delle associazioni antisette – aveva spesso usato la retorica della ‘setta’, specie di fronte al proselitismo delle comunità pentecostali, in America Latina e altrove. Il 28 luglio 2014 papa Francesco si è recato a Caserta e ha visitato la Chiesa evangelica della riconciliazione, una comunità pentecostale del tipo spesso bollato come ‘setta’ da una certa letteratura cattolica, ha chiesto perdono per il sostegno di cattolici alle leggi fasciste contro le ‘sette’ degli anni 1930 e ha affermato:«È una tentazione dire: io sono la Chiesa tu sei la setta», invitando all’uso di termini più rispettosi.
Le nuove religioni e la società odierna: motivi di scontro. – Tutto ciò non significa che siano spariti i motivi di attrito che talora oppongono la società e la politica alle nuove religioni. Negli ultimi anni le aree di scontro sono state principalmente due. La prima riguarda le pretese terapeutiche di alcuni movimenti, combattute – specie in Francia – come elementi che mettono in pericolo la salute dei loro aderenti, talora indotti a non rivolgersi ai medici. Ne è nata una discussione che cerca faticosamente di fissare il limite fra la scelta lecita di rivolgersi alla preghiera e quella, anche legalmente più dubbia, che consiste nel presentare come ‘miracolose’ presunte terapie promosse da nuove religioni, ma prive di controllo scientifico.
Il secondo elemento di scontro riguarda l’educazione dei bambini. Particolarmente in Europa costituisce un problema il fatto che alcune nuove religioni promuovano una certa ‘separatezza’ delle loro comunità e istituzioni educative rispetto alla società circostante e insistano sull’uso, anche nelle loro scuole, della correzione fisica, oggi spesso considerata non più accettabile e anche vietata dalle leggi. Ha destato scalpore nel 2014 in Germania il caso della comunità di origine statunitense delle Dodici Tribù (Twelve Tribes), i cui bambini sono stati sottratti dalle autorità ai genitori dopo che si era accertato che nelle loro comunità e scuole si praticavano metodi di correzione corporale, non particolarmente violenti, ma comunque vietati dalle leggi tedesche. La misura della separazione permanente di una quarantina di bambini dai loro genitori è apparsa a sua volta a studiosi di nuove religioni specialisti di questo movimento eccessiva, e rischia di riaprire la polemica sull’incapacità degli Stati di comprendere e gestire in mondo non conflittuale le presenze di nuove religioni.
Bibliografia: D. Bromley, J.G. Melton, Reconceptualizing types of religious organization: dominant, sectarian, alternative, and emergent tradition groups, «Nova Religio. The Journal of alternative and emergent religions», febbraio 2012, 15, 3, pp. 4-28.