NUOVA CALEDONIA (Nouvelle Calédonie; A. T., 169)
Colonia francese situata nell'emisfero australe, tra 20° e 22° 30′ lat. S. Essa costituisce una delle isole più grandi dell'Oceano Pacifico, dove occupa una posizione intermedia tra la Nuova Guinea e la Nuova Zelanda. La superficie è di 16.920 kmq. che con le dipendenze salgono a 19.824 kmq. L'isola ha la forma d'un lungo fuso diretto da NO. a SE. con una lunghezza di 400 km. su 50 km. di larghezza. Essa è formata soprattutto da serpentine che l'attraversano in senso obliquo e si distendono ampiamente nel sud. Al N. dominano gneiss, micascisti e scisti antichi; i terreni sedimentarî, triassici, giurassici, cretacici ed eocenici sono localizzati sulla costa occidentale. Il rilievo è recentissimo e molto pronunciato, con valli strette e ripide. A N. il monte Panié raggiunge 1650 m.; a S., nelle regioni serpentinose, predomina l'altipiano, benché il monte Humboldt raggiunga i 1634 m. Pianure di qualche estensione si trovano solo sulla costa occidentale. Il fiume più importante è il Diahot che sbocca nella baia d'Harcourt. Le coste sono, in genere, molto accidentate. L'isola è interamente circondata, a una distanza tra 10 e 20 km., da una barriera di scogli corallini, tra i quali s'aprono, passi più o meno stretti. Questi scogli formano dei frangenti che riparano una laguna favorevole alla navigazione costiera e alla pesca.
La posizione insulare e il rilievo contribuiscono a rendere fresco e saluberrimo il clima della Nuova Caledonia. Essa è continuamente ventilata-dall'aliseo di SE. Le piogge sono più abbondanti sul versante orientale, dove raggiungono 1800 mm., che non sul quello occidentale; cadono nella stagione calda, da gennaio a marzo e sono molto irregolari. La zona costiera è occupata da mangrovie, e da palme di cocco; nelle valli si trovano alcune foreste tropicali verso le cime araucarie e felci arborescenti. Ma ciò che predomina soprattutto sulle serpentine, è una magra vegetazione cespugliosa, (scrub), una savana coperta di graminacee, disseminata di niaouli (Melaleuca viridiflora, mirtacea) dal fogliame argenteo.
Flora. - La ricchezza della flora della Nuova Caledonia fa pensare che tale terra abbia fatto parte nelle passate epoche geologiche di un continente scomparso. Le piante vascolari sono rappresentate da più che 1500 specie: abbondano le Felci, spesso con tipi arborescenti e le Dicotiledoni con più di 1100 specie. Le Graminacee non sono rappresentate da molte specie (160), ma sono abbondantissime come rivestimento vegetativo. Il Santalum austrocaledonicum, Santalacea già abbondantissima, ora è rarissima per la distruzione fattane a causa del suo legno aromatico e molto ricercato. Vi sono Sassifragacee arborescenti; le Moracee sono rappresentate dai generi Ficus e Artocarpus; fra le Euforbiacee vi sono specie di Aleurites; abbondante è la Mirtacea Melaleuca viridiflora; fra le Rubiacee vi sono diverse specie di Gardenia; alcune Rizoforacee costituiscono sulle coste le formazioni a mangrovie; le Conifere sono rappresentate dai generi Araucaria e Dammara; fra le Dioscoreacee si possono ricordare le Dioscorea e le Tacca, le Colocasia fra le Aracee. Nei terreni vulcanici sterili del sud vi sono specie caratteristiche di Mirtacee, Casuarinacee e Conifere, ma non pascoli: questi abbondano invece nei terreni sedimentarî del nord, ove una graminacea infestante (Andropogon Allionii) ostacola l'allevamento delle pecore, perché i suoi frutti pungenti si attaccano al vello e producono ulceri.
Fauna. - Regione a fauna assai scarsa. I Mammiferi, tranne qualche specie importata mancano. Gli Uccelli vi sono discretamente rappresentati da numerose specie appartenenti a una trentina di generi. È notevole la presenza del caratteristico Kaga (Rhinochaetus jubatus), proprio della Nuova Caledonia. Scarsi i Rettili con alcune specie di ofidî, gechi e scincoidi. Gli Anfibî sembrano esservi assenti. Discretamente rappresentati sono i Molluschi terrestri con numerose specie di polmonati e bivalvi. L'entomofauna, che vi è molto ricca, comprende rappresentanti di tutti gli ordini d'Insetti.
Popolazione e condizioni economiche. - La Nuova Caledonia conta 57.000 ab., dei quali 27.800 indigeni (Canachi), 16.700 Europei e 12.500 Asiatici, tra cui 7300 Giapponesi e 5300 Indocinesi.
La Nuova Caledonia fu dal 1864 al 1896 una colonia penitenziaria usata come luogo di deportazione: vi furono condotti forzati, relegati e anche condannati politici. Grazie al clima, essa è adattissima alla popolazione bianca e si presta alla piccola e media colonizzazione. Ma per molto tempo la colonizzazione libera soffrì per la vicinanza di quella penale. Nel 1885, la popolazione libera era rappresentata da 3000 individui, quella penale da 10.000. Ben diversa è la situazione attuale: la popolazione libera europea è, come si è detto, di 16.700 ab. e quella penale, ormai rappresentata solo da alcuni vecchi, è praticamente scomparsa.
Città principale e capoluogo è Numea, situata in una bella rada nella parte sud-occidentale dell'isola, con 10.000 ab., di cui 6500 Bianchi. Altre località norevoli sono: sulla costa occidentale Bourail, e su quella orientale Canala e Thio, centri di sfruttamento del nichelio.
Gli sforzi dei coloni hanno mirato soprattutto alla coltivazione del caffè. Esiste anche qualche piantagione di vaniglia, di canna da zucchero e di tabacco. Le palme da cocco forniscono il copra. Il paese si presta bene alla coltivazione del cotone ed è inoltre assai favorevole all'allevamento. Si contano 85.000 buoi, 25.000 pecore e 3500 cavalli. L'industria agricola è rappresentata dagli stabilimenti per la preparazione di carne in scatola. Le foreste, che coprono una superficie di 100.000 ettari, forniscono legno da carpenteria e da ebanisteria; dalla distillazione delle foglie di niaouli si ricava il gomenol (olio essenziale, balsamico, anticatarrale antisettico), così detto dalla località di Gomen. La ricchezza principale della colonia consiste però nelle risorse minerali, di cui è abbondantemente fornita. Le serpentine contengono minerali di ferro, di nichelio, di cromo, di cobalto e di manganese; gli gneiss e gli scisti dànno oro, rame e piombo; i terreni secondarî contengono giacimenti di carbone. Insieme col Canada, la Nuova Caledonia è il principale paese produttore di nichelio. L'estrazione del carbone nella regione di Moindou permette ora di lavorare il minerale e di preparare le matte di nichelio, di cobalto e di cromo. L'isola, che occupa nel Pacifico una posizione importante, è collegata alla Francia da servizî di navigazione delle Messageries Maritimes (linea del Pacifico via Panamá, connessa con la linea dell'Oceano Indiano). Tuttavia le comunicazioni generali e locali sono ancora insufficienti. Il movimento commerciale raggiunge i 259 milioni, dei quali 160 milioni d'importazioni e 99 milioni d'esportazioni.
La Nuova Caledonia si prolunga a N. con le isole Belep e Huon, a S. con l'isola dei Pini (Kunie). Un centinaio di km. a E. della grande isola s'allinea l'arcipelago della Lealtà che comprende Maré (Nengoné), Lifou (Chabrol) e Ouvéa (Halgan), mentre a O. s'appartano in distanza le piccole isole Chesterfield. Inoltre dipendono amministrativamente dalla Nuova Caledonia le isole Wallis nella Polinesia.
Etnologia. - Gl'indigeni della nuova Caledonia, Neo-Caledoniani, chiamati anche Canachi dai colonizzatori, appartengono al tipo cosiddetto melanesiano, quello stesso che popola le Nuove Ebridi. Sono individui di media statura, dolicocefali, di carnagione molto scura, con capelli crespi e barba folta.
Dal tempo dell'occupazione europea, i Canachi sono diminuiti assai di numero a causa delle malattie, dell'alcoolismo, ecc.: da 50-60.000 erano ridotti nel 1885 a 26.000 e nel 1922 a 16.190. D'indole battagliera e insofferenti di dominio si ribellarono più volte ai conquistatori bianchi. Oggi quasi tutta la popolazione dell'isola può dirsi cristianizzata.
I Canachi sono riuniti in tribù governate da un capo ereditario in linea maschíle e da un consiglio di anziani. La famiglia è organizzata patriarcalmente. Le famiglie e le stirpi portano il nome di una pianta o di un animale e in ciò si riconoscono resti di totemismo. I matrimonî sono stabiliti tra parenti e i mariti non coabitano con le mogli, ma dormono in una capanna separata, più grande, insieme con i figli maggiori. È in uso la deformazione del cranio dei neonati, e la circoncisione.
I Canachi abitano in piccoli villaggi lungo la costa o sulle colline. Le abitazioni sono capanne circolari con tetto conico e poggiano su un piccolo rilievo artificiale ricoperto di pietre che non supera i 50 cm. di altezza. I villaggi sono talvolta circondati da una palizzata.
Nonostante i primitivi strumenti agricoli di cui dispongono, i Canachi sono buoni coltivatori. Le principali piante coltivate sono il taro e la igname, poi la canna da zucchero, la banana, e alcune leguminose. Per la coltivazione del taro, che richiede acqua in abbondanza, vengono costruiti terrapieni e canali, che a volte si sviluppano per varî chilometri.
I Canachi sono buoni pescatori. Per la pesca, e anche per la guerra, costruiscono piroghe a bilanciere di varie dimensioni, alcune assai grandi, doppie, e capaci persino di cento persone. La caccia non è molto esercitata nell'isola, e l'allevamento degli animali domestici quasi sconosciuto. L'antropofagia era piuttosto diffusa in passato. I Canachi si combattevano un tempo fra tribù e tribù e assaltavano i villaggi di sorpresa per saccheggiarli e farne prigionieri gli abitanti. Le armi originali usate dai Canachi sono tutte di legno o di pietra. La loro tipologia industriale poteva riferirsi al Neolitico. Le armi principali erano la zagaglia a punta liscia o dentata nel cui lancio erano abilissimi; la fionda, con la quale lanciavano pietre levigate e di forma affusolata, le mazze di varia forma tra le quali caratteristica quella a "becco d'uccello". Non esistono né scudi né corazze. L'arco è poco usato e serve soltanto per la caccia. L'accetta di pietra non è strumento di guerra, ma di lavoro. La tecnica della levigazione della pietra si rivela perfezionatissima. Oggi, però, l'arte litica dei Canachi può dirsi completamente decaduta.
All'industria della pietra si accompagna quella della ceramica, esercitata quasi esclusivamente dalle donne: recipienti di argilla cotta al fuoco, verniciati a caldo con una speciale resina e talvolta decorati con semplici motivi.
Le vesti sono assai semplici tanto per gli uomini quanto per le donne. Usano ornamenti svariati. Si tatuano e si deformano il lobo dell'orecchio perforandolo e allargandone il foro enormemente.
L'arte è a uno stadio alquanto primitivo e si manifesta sia in sculture in legno rappresentanti figure antropomorfe e motivi ornamentali, sia in incisioni su bambù nelle quali ricorrono spesso caratteristiche figurazioni di avvenimenti importanti, cerimonie, feste, ecc.
I Canachi hanno strumenti musicali a fiato assai semplici che suonano con la bocca e con il naso, e possiedono pure dei tam-tam. Al suono di questi strumenti eseguono danze collettive o isolate, spesso camuffati con caratteristiche maschere e rivestiti di mantelli fatti con vegetali intrecciati o con penne d'uccelli.
Le cerimonie funebri sono compiute solennemente con banchetti e danze. I metodi d'inumazione sono assai varî. I cadaveri vengono sepolti rannicchiati in una breve fossa e con la testa alla superficie del suolo, oppure depositati in caverne naturali o esposti su i rami di un albero o racchiusi, in piedi, nel tronco. Talvolta, specialmente i capi, sono mummificati o deposti in una piccola piroga. Trascorso qualche tempo il cranio dell'estinto viene tolto dal luogo di sepoltura e lo si trasporta in una specie di santuario ove viene collocato accanto ai cranî degli altri antenati.
Storia e ordinamento. - Relativamente, la Nuova Caledonia è una fra le ultime isole scoperte essendo stato J. Cook, il 4 settembre 1774, ad avvistarla e a chiamarla in tale maniera in ricordo della Scozia e a motivo della somiglianza ch'egli credette di scorgere tra la configurazione delle sue coste e quelle dell'antica Caledonia. Il capo di essa per primo avvistato venne dal Cook intitolato Capo Colnett, così chiamandosi il marinaio di guardia al momento dell'avvistamento. Per poco tempo si fermò il grande esploratore in questa terra e il 13 settembre egli fece vela dalla baia di Baiango volgendo all'est; successivamente, a breve distanza dalla Nuova Caledonia, egli scoprì, il 23 settembre, l'isola Kunie che chiamò isola dei Pini. Per diversi anni queste terre rimasero in balia di sé stesse, finché nel 1792 un nuovo navigatore, il francese J.-A. d'Entrecasteaux, le riconobbe.
Fino al 1843 nessuna nave approdò alla Nuova Caledonia tranne il Bufalo, comandato dal capitano Kent, il quale ebbe la ventura di scoprire l'ingresso del porto di Saint-Vincent. I primi coloni europei che giunsero alla Nuova Caledonia furono missionarî, ivi sbarcati il 19 dicembre 1843, provenienti da Tahiti. Dopo pochi altri approdi di navi europee, al principio del 1851 l'Alcmène comandata dal conte di Harcourt, francese, visitò l'isola. Lo scalo dell'Alcmène nella Nuova Caledonia si può dire costituisca il motivo dell'occupazione francese di tale isola perché, essendo da tale nave sbarcati due aspiranti (Devarenne e Saint-Phalle) con quindici uomini per compiere delle rilevazioni idrografiche, caddero in un'imboscata tesa loro dai Canachi e soltanto tre marinai riuscirono a salvarsi, riparando nella scialuppa e, quindi, a bordo. Per compiere un'azione di rappresaglia, comprendendo l'utilità di possedere un'isola in tale località sia per farla servire da scalo alle proprie navi sia per farla divenire una colonia penitenziaria, e per impedire, infine, il rapido accrescimento della potenza coloniale britannica in quei paraggi, dato che l'Inghilterra aveva già occupato, da non molto tempo, la Nuova Zelanda, la Francia fece occupare l'isola dei Pini nel 1853 e, nel 1854, Numea dal contrammiraglio Febvrier-Despointes, imbarcato sulla corvetta Le Phoque. Avendo gl'indigeni opposto debole resistenza, l'occupazione poté compiersi senza eccessivo dispendio di vite e di denaro e fu completata con quella delle isole dipendenti dalla Nuova Caledonia.
Nel 1864, realizzando un'idea assai diffusa in quel tempo negli stati europei aventi colonie, venne costituito nell'isola quel grande penitenziario che fu la rovina della Nuova Caledonia; ma dopo un trentennio, constatato come l'isola per questo affluire di ergastolani decadesse sempre più, ne venne sospeso l'invio. Da quell'epoca si è iniziato lo sfruttamento delle ricchezze dell'isola, assai promettenti.
L'attuale organizzazione amministrativa dell'isola fa capo a un governatore generale assistito da un consiglio privato di funzionarî e di due notabili; inoltre, si ha un consiglio generale elettivo. Numea è la residenza del governatore. Dipendono dalla Nuova Caledonia l'isola dei Pini, l'arcipelago Wallis, che è un protettorato, il gruppo delle Isole della Lealtà, e altri isolotti minori.
Bibl.: M. Glaumont, Usages, moeurs et coutumes des Néo-Calédoniens, in Revue d'Ethnographie, Parigi 1889; A. Bernard, L'Archipel de la Nouvelle-Calédonie, Parigi 1895, con una carta a 1 : 800.000; Th. Mialaret e A. Fraysse, Contribution à l'étude du climat de la Nouvelle-Calédonie, Numea 1909; M. Piroutet, Étude stratigraphique de la Nouvelle-Calédonie, Parigi 1917; con carta geologica a 1 : 1.000.000; D. Vallet, La colonisation française en Nouvelle-Calédonie, Parigi 1920; G. H. Liquet, L'Art Néo-Calédonien, in Travaux et Mém. de l'Instit. d'Ethnologie, Parigi 1926; F. Sarian, Ethnologie der Neu-Caledonien und Loyalty Insulaner, Monaco di Baviera 1929; M. Leenhardt, Notes d'ethnologie Néo-Calédonienne, in Travaux et Mém. de l'Instit. d'Ethnologie, Parigi 1930; La géologie et les mines de la France d'outre-mer, Parigi 1932; Atlas des Colonies françaises (con notizie), Parigi 1932.