NUMANZIA (Numantia)
Città celtiberica le cui rovine si trovano presso l'attuale Soria, su un altopiano alla confluenza del fiume Tera col Duero. Venne conquistata dalle truppe di Scipione Emiliano nel 133 a. C. dopo nove mesi di assedio, al termine di una eroica lotta iniziata vent'anni prima con il vano assalto di M. Fulvio Nobiliore, e ripresa nel 143 con l'inizio della cosiddetta guerra Numantina.
Della città celtiberica vera e propria si conosce relativamente poco. Di quella romana, che venne costruita sopra le rovine del 133 a. C., si conosce qualcosa di più. Quest'ultima è quella visibile oggi. Ben esplorati gli accampamenti romani che circondarono la piazzaforte.
La città celtiberica abitata già dai Preiberi, poi dai celtici Peleudoni e Almeriani, giace al di sotto e non è stata ancora esplorata completamente. Tuttavia, la seconda città ha permesso il riconoscimento dell'area urbana della prima, con la quale in genere essa coincide, benché le strade romane siano state iniziate già più larghe. Era situata su un poggio (la Muela de Garray), a 1.087 m di altezza sul livello del mare. Il nucleo principale della città misurava circa 3.100 m di perimetro. Entro questo era racchiusa un'area urbana di 24 ettari, con gli assi di m 720 e m 310. Era attraversata da due strade principali, tagliate da altre dieci minori, ma in genere piuttosto regolari, che costituivano 19 isolati. Ebbe inoltre una strada anulare che percorreva il perimetro interno dell'abitato a guisa di intervallum. La casa numantina era di pianta rettangolare e di povera costruzione (muratura e fango per le pareti; terra e rami per le coperture), e segnò la transizione tra la capanna di pastori e l'abitazione cittadina. Aveva di solito una cantina, coperta in legno, in cui venivano conservate le provviste. Una cinta fortificata, di larghezza variabile tra m 1,50 e m 6,00 (a seconda della vulnerabilità del luogo), difendeva la città. Le mura erano costituite da due pareti parallele di muratura; l'intercapedine venne riempita da pietre e fango. La parte alta era di terra. Alcune torri quadrate e un fossato, rinforzato da un antemurale, che doveva essere irto di spunzoni, dovevano contribuire, nei settori più accessibili al nemico, ad aumentare la sicurezza della difesa. Fuori dalle mura la città ebbe propaggini, che vennero difese soltanto con fossati e steccati. Sinora è stata messa in luce dagli scavi soltanto una metà dell'area totale della città ricostruita da Augusto. I rinvenimenti minori sono stati fecondi, soprattutto in ceramica celtiberica (specie numantina) e romana (terra sigillata).
Bibl.: A. Schulten, Numantia, Berlino 1905; J. R. Mélida, Excavaciones de N., Madrid 1912; A. Schulten, Numantia, Die Ergebnisse der Ausgrabungen 1905-12, Monaco 1914-31; B. Taracena, Guia del Museo Numantino, Madrid 1923; id., La Ceramica Iberica de N., Madrid 1924; id., Numancia, Barcellona 1929; F. Behn, Numantia und seine Funde, Magonza 1931; A. Schulten, Geschichte von N., Monaco 1931; id., Numantia, in Pauly-Wissowa, XVII, i, 1936, col. 1254 ss. e s. v.; R. d. Apráiz Buesa, Museo Celtibérico y Museo Numantino, Mem. Mus. Arq. Prov., XIII, 1952, p. 124 s.; XVI, 1953, p. 70 ss.; XV, 1954, p. 198 ss.; M. Almagro, El estado actual de la clasificacion de la cerámica ibérica, VI Congr. Arqueol., Cartagena 1951, pp. 128-143; R. d. Apráiz, Numancia immortal, in Celtiberia, V, 9, 1955, pp. 119-131; R. Menéndez-Pidal, Historia de España, Madrid 1955, vol. II, passim e pp. 146-185; 268-271; A. Schulten, Iberische Landeskunde, Strasburgo 1955, p. 95; A. García y Bellido, Origines de la Ciudad y su Evolucion, Madrid 1958, p. 32, fig. 13.