nullista
s. m. e f. e agg. Chi o che non riesce a realizzare niente, è inconcludente.
• In Italia abbiamo una gigantesca classe digerente, zero classe dirigente. Con tutti questi fior di nullafacenti e nullisti dediti alla «comunicazione», non sapendo, però, quale sia l’oggetto della medesima. Comunico, sì, ma cosa? Ci vorrebbe un’ontologia degna di questo nome, almeno un Marx da revisionare, un po’ di Wahrol da passare al setaccio, almeno questo. (Raffaele Iannuzzi, Tempo, 23 dicembre 2010, p. 15, Lettere & Commenti) • Forse che si può votare con questa legge, col rischio serissimo di trovarsi esattamente nella situazione precedente? O qualcuno pensa davvero che si possa costituire una maggioranza alternativa con quel partito autoritario e nullista che è 5 Stelle? Non lo ritiene, credo, alcuno. E tuttavia, un certo numero di parlamentari sembra arrovellarsi tormentosamente intorno al seguente dilemma: all’interno del sistema dei media porta più consensi urlare per due settimane la propria ferma intenzione di sfiduciare il governo Renzi o, invece, arreca più disdoro il fatto di non farlo dopo averlo fieramente annunciato? Personalmente preferisco un altro approccio e un’altra scelta. (Luigi Manconi, Unità, 27 febbraio 2014, p. 15, Forum) • Stavolta la scusa per non fare niente, per non avere infrastrutture, per rifiutarsi di avere minore dipendenza energetica, per non favorire la crescita, stavolta tutto questo è la difesa di un ulivo che potrà essere reimpiantato. E se fosse passata questa logica nullista del no generalizzato non avremmo ferrovie, non avremmo l’elettricità, non avremmo cose comode, che non sporcano, il cui impatto ambientale è stato studiato. (Pierluigi Battista, Corriere della sera, 29 marzo 2017, p. 8, Primo piano).
- Derivato dal s. m. inv. nulla con l’aggiunta del suffisso -ista.
- Già attestato nella Stampa del 13 maggio 1930, p. 5, L’India di Gandhi (Arnaldo Cipolla), usato come agg.