Nóż w wodzie
(Polonia 1962, Il coltello nell'acqua, bianco e nero, 94m); regia: Roman Polański; produzione: Stanisław Zylewicz per ZRF Kamera; sceneggiatura: Roman Polański, Jerzy Skolimowski, Jakub Goldberg; fotografia: Jerzy Lipman; montaggio: Jerzy Szawlowski; scenografia: Bolesław Kamykowski; musica: Krzysztof Komeda.
Andrzej, un giornalista sportivo di successo, e sua moglie Krystyna, in viaggio per un fine settimana ai Laghi Masuri, ospitano in auto un giovane autostoppista. Il ragazzo finisce per seguirli anche a bordo della loro barca, dove impara i rudimenti della navigazione a vela. Fra i due uomini, così diversi per carattere e appartenenza generazionale, si stabilisce una rivalità dapprima faticosamente dissimulata, poi sempre più tesa, della quale la donna appare insieme testimone muto e causa scatenante. Andrzej cerca di umiliare il nuovo venuto, che ribatte colpo su colpo. Durante la navigazione, l'ospite, che ha detto di non saper nuotare, cade in acqua e sparisce. In realtà, si è nascosto dietro una boa e, mentre Andrzej lo cerca, torna sullo yacht. In preda a contrastanti emozioni, Krystyna gli si concede. Andrzej vorrebbe denunciare la scomparsa del ragazzo, ma Krystyna lo dissuade: in automobile, sulla strada del ritorno per Varsavia, confessa al marito di averlo tradito con il giovane sconosciuto. L'uomo finge di non crederle.
Folgorante esordio del capofila riconosciuto del cosiddetto 'nuovo cinema polacco', con la fondamentale collaborazione alla sceneggiatura dell'altra individualità di spicco della medesima 'scuola', Jerzy Skolimowski. Diplomato a Łódź, assistente di Andrzej Munk, Roman Polański aveva in precedenza firmato un congruo numero di cortometraggi caratterizzati da tonalità surreali e da uno stile personalissimo, l'ultimo dei quali, Ssaki (I mammiferi, 1962), definito dall'autore un "burlesco filosofico", pur nel suo andamento beckettiano anticipa alcuni motivi di Nóż w wodzie. Il film gioca la carta rischiosa del jeu de massacre a tre, con una carica di astrazione che tuttavia pullula di rimandi al sociale. Andrzej, lo sgradevole e arrogante giornalista sportivo di mezza età, ha forse partecipato ai moti democratici del 1956, ma ora si è ingrigito nel privilegio di casta. Il giovane aggredisce la vita con l'approssimazione di chi non ha né passato né punti di riferimento ideali. Il primo schiaccia il secondo sotto il peso dell'agiatezza e dell'esperienza (la barca a vela, ovvio status symbol di cui egli tiene quasi costantemente la barra del timone), il secondo controbatte con le risorse dell'età, dalla fantasia alla superiorità sul piano fisico (il gioco che consiste nel far passare velocemente la lama del coltello tra le dita, l'esibizione del corpo). Sono in tutta evidenza figure speculari, ciascuno vedendo nell'altro rispettivamente quello che è stato e quello che sarà ("Tu sei simile a lui con vent'anni di più. E siete tutti e due delle bestie", dice a un certo punto la moglie al marito). In questa dimensione in qualche modo antropologica, la donna assume un ruolo terzo che è insieme passivo e attivo: da un lato oggetto del desiderio, dall'altro arbitro, silenzioso ma partecipe, dello scontro in atto. Ammirevole, sotto questo aspetto, la gradualità con cui esplicita le attrattive del proprio sesso (si scioglie i capelli, si toglie gli occhiali, indossa il bikini, prima di offrirsi in una prorompente nudità), dopo avere incarnato il paradigma della moglie nevrotica e frustrata nell'incipit, ruolo in cui rientrerà con la stessa, placida determinazione, una volta confessata al marito l''orribile verità', che questi rifiuta per ipocrisia, disonestà intellettuale e quieto vivere.
Parabola disincantata e crudele, in cui, come accennato, si avvertono retrogusti dello Skolimowski cosceneggiatore di Niewinni czarodzieje (Ingenui perversi, 1960) di Andrzej Wajda, Nóż w wodzie è certo leggibile come "falsa rappresentazione sentimentale di un dramma che è essenzialmente politico" (S. Rulli), che aggira i trabocchetti dello schematismo puntando sull'ellissi, la stilizzazione e il grottesco. Ma il sovraccarico chiaroscuro della fotografia di Jerzy Lipman, le sospensioni temporali di un montaggio a orologeria, la stessa dinamica dei punti di vista sembrano consegnare i personaggi ‒ e lo spettatore ‒ alle paure che sedimentano nell'animo di ciascuno e che costituiranno uno dei temi forti del Polański a venire, almeno nei suoi esiti migliori. Visto da questa angolazione, il paesaggio lacustre, grigio o notturno, con i suoi canneti, i tronchi galleggianti, i fondali bassi, le acque agitate dal vento e dalla pioggia, travalica la funzione romantica di controcanto partecipe o indifferente, caratterizzandosi come magma insondabile: dalle pretese sicurezze di Andrzej, dalla consapevole femminilità di Krystyna quanto dalla esibita 'fantasia' del giovane. Elemento primigenio, torvo e ostile, sostrato agghiacciante alle scomposte traiettorie esistenziali di ciascuno, delle quali sottolinea la dimensione insieme effimera e patetica, si presta piuttosto a una lettura di tipo psicoanalitico, come riconoscibile costante ossessiva d'autore. Lasciando la Polonia per l'Occidente l'anno successivo, Polański porterà con sé l'autore dell'algida, funzionale, bellissima colonna sonora, il jazzista Krzysztof Komeda, destinato purtroppo a una fine tragica e prematura.
Interpreti e personaggi: Leon Niemczyk (Andrzej), Jolanta Umecka (Krystyna), Zygmunt Malanowicz (il giovane).
P.J. Dyer, Life's a Pain, Anyway, in "Sight & Sound", n. 1, Winter 1962/63.
R. Gilson, Le couteau dans l'eau, in "Cinéma 63", n. 77, juin 1963.
F. Weyergans, Les certitudes sensibles, in "Cahiers du cinéma", n. 144, juin 1963.
S. D'Arbela, Relativismo di Roman Polanski, in "Filmcritica", n. 171, ottobre 1966, poi in Roman Polanski, a cura di E. Bruno, Roma 1993.
H. Guibert, Le cou-teau dans l'eau, in "Cinématographe", n. 40, 1978.
A.M. Lawton, The double… A dostoevskian theme in Polanski, in "Literature/Film Quarterly", n. 2, April 1981.
D. Thomson, Noz w wodzie, in "Sight & Sound", n. 3, March 1993.
Krzysztof Komeda, a cura di M. Furdal, M. Borroni, Milano 1999.
Sceneggiatura: in R. Polanski, 'Knife in the water', 'Repulsion' and 'Cul-de-sac': three films, London 1975.