NOVI Ligure (A. T., 24-25-26)
Centro nella provincia di Alessandria (Piemonte). Sorge a. m. 197 s. m., al piede dell'estremità settentrionale di una propaggine appenninica, tra la Valle dell'Orba a ovest e quella della Scrivia a est. Ha pianta ellittica ed è in gran parte di aspetto moderno, con vie larghe e rettilinee. È centro industriale di grande importanza: secondo il censimento del 1927 si avevano 389 esercizî con 5182 addetti, con prevalenza delle industrie siderurgiche, metallurgiche e meccaniche (1443 operai) e delle tessili (667 operai). Nei trasporti e nelle comunicazioni erano impiegate 1482 persone; nelle varie attività commerciali 1139. È nodo ferroviario e stradale di prim'ordine. trovandosi sull'arteria di grande comunicazione, a doppio binario e trazione elettrica, Genova-Torino (112 km. da Torino e 54 km. da Genova), dalla quale si stacca il collegamento per Tortona (km. 18) ove convergono le linee da Torino, via Alessandria, e da Genova, via Arquata Scrivia. È inoltre servita da una ferrovia secondaria che conduce a Bosco Marengo e a Frugarolo (km. 16), dalla tramvia per Ovada (km. 24) e da linee automobilistiche per Gavi, Paderna, Pozzolo Formigaro e Sardigliano-Malvino. Il comune (56,30 kmq.) contava nel 1931, 21.569 abitanti (19.724 nel 1921).
Storia. - Il nome s'incontra per la prima volta nella donazione fatta, nel 1006, dal vescovo di Genova al monastero di S. Siro e indica una delle "corti" del tempo, che poi deve aver preso il nome dalle "nuove" case aggiuntevi, secondo la tradizione, dopo la distruzione di Libarna e dell'abbazia di Precipiano. Nel 1135, già retta a comune, si alleò con i Genovesi e i Pavesi contro Tortona; ma, poco dopo, appare sotto l'alta protezione di questa e successivamente di Genova, dei marchesi di Monferrato, poi ancora di Tortona, dei Visconti. Gian Galeazzo nel 1392 la donò ad Antoniotto Adorno doge di Genova, che tre anni dopo la cedette al re di Francia. Ritornata sotto Genova, il doge Pietro Fregoso, vendendo questa al re (1458), si riserbò il dominio di Novi, che rimase sotto questa famiglia fino al 1528, per ritornar poi sotto Genova. Durante la rivoluzione francese, il periodo napoleonico e la restaurazione, Novi seguì le sorti della Liguria. Fu di Novi quel Paolo della famiglia Cavanna che, nel 1507, fu primo doge popolare di Genova.
Bibl.: G. F. Capurro, Memorie e documenti per servire alla storia della città e provincia di Novi, Novi 1855-56; A. Trucco, Antiche famiglie novesi, I, Novi 1927.
La battaglia di Novi. - Per la sua posizione geografica. lungo la via naturale di comunicazione fra la piana alessandrina e Genova, il territorio di Novi fu frequentemente teatro di azioni militari, e fu luogo fortificato dello stato piemontese. Fra le più notevoli operazioni di guerra, è la battaglia combattuta il 15 agosto 1799 fra gli alleati austro-russi sotto il comando supremo di A. V. Suvorov (comandava gli Austriaci il Melas) e l'armata repubblicana francese agli ordini di B.-C. Joubert e poi, dopo che questi cadde ucciso, di J.-V.-M. Moreau. L'esercito francese (circa 35.000 uomini) occupava a difesa lo sbocco in piano della Scrivia, con l'ala destra (orientale) appoggiata al fiume, il centro schierato lungo le alture a S. di Novi, e l'ala sinistra (occidentale) ai piedi del Castello di Pasturana. Gli Austro-Russi, superiori di forze (oltre 50.000 uomini), presero l'offensiva, col disegno di tenere a bada il centro francese e avvolgerne entrambe le ali. La sinistra alleata subisce un primo scacco, ma il Suvorov prontamente la rinforza riuscendo a far piegare la destra francese. Il Moreau, che in questo momento ha già sostituito nel comando il Joubert, si vede costretto a ripiegare su Gavi, cominciando dalla destra. Quando, però, deve iniziarsi anche il ripiegamento dalle posizioni di sinistra (Pasturana), il terreno difficile (strada incassata fra alture) sul quale il movimento retrogrado deve compiersi, mette a dura prova i Francesi, che subiscono gravissime perdite. La sconfitta di Novi trasse seco, per i Francesi, la perdita di una vasta zona dal Tortonese alla regione di Cuneo. Né fu più loro possibile rialzare le sorti della campagna, quantunque una loro divisione (L. Gouvion Saint-Cyr) s'impadronisse nuovamente, per breve tempo, di Novi, da cui fu scacciata definitivamente nel dicembre.