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novella

di Vincenzo Valente - Enciclopedia Dantesca (1970)
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novella

Vincenzo Valente

Sempre in poesia, con una sola eccezione. Qualche differenza di significato, secondo i contesti.

Ha senso piuttosto generico di " cose da raccontare ", in Rime LXXXIII 123 sue novelle / sono leggiadre e belle. Il Contini intende " cose " in generale più che " discorsi ", ma è preferibile il senso di " cose da raccontare " (Barbi-Pernicone), anche perché il concetto significato integra quello immediatamente precedente (parole [altrui] / ... ricole che son bone). Il passo richiama con ricordo diretto, sia per l'idea (‛ ascoltare e ragionare il bene '), sia per il senso di n., Cv IV XXVII 16 (unica occorrenza in prosa): Conviensi... ragionare lo bene, e quello udire volontieri... E questa etade... più belle e buone novelle pare dover savere per la lunga esperienza de la vita. In Rime dubbie XIX 10 ritorno a voi... / che mi mandiate novelle d'Amore, vale " notizie " dichiarative, e il punto da chiarire è indicato al v. 14 che d'Amor dica s'ha bene o dolore. Anche per XXX 3 convenne / che ciascun comparisse a tal novella, il Contini propone per n. " cosa ", " fatto " (il consiglio degli uccelli), ma par preferibile " nuovo fatto, di cui si divulga notizia ".

Un senso alquanto diverso presenta in If XXV 38 per che nostra novella si ristette, dove n. è " discorso " (per la lezione favella, cfr. Petrocchi, ad l.). A confronto di quest'uso si citano esempi del Boccaccio (Dec. II 8 67, IV 8 28, X 8 53). A questo senso si lascia ricondurre anche Fiore LXV 14 ti crederanno ben cota' novelle, cioè " tali storie " (Petronio), " blandimenti ", come favolelle al v. 10.

Per altre occorrenze il valore del termine è per lo più " notizia ", " riferimento di fatti ", come in If XVVII 57 come che suoni la sconcia novella, cioè " diceria ", fama diffusa in differenti modi di un fatto realmente accaduto. E ancora come " fama ", in Fiore CXLVI 6, CXCIII 4.

La locuzione verbale più frequente è ‛ portare n. ': If XXVIII 92 se vuo' ch'i' porti sù di te novella, e 133 E perché tu di me novella porti; così ancora XXXII 111 e Pg V 50, esempi che si riferiscono tutti al rapportare nel mondo dei vivi notizie delle anime. A questa serie si può aggiungere anche Pd XXIV 150 Come 'l segnor ch'ascolta quel che i piace / ... abbraccia il servo, gratulando / per la novella. Inoltre Fiore CXCIX 2, Detto 430.

Altra locuzione che ricorre più volte è ‛ sapere ' (o ‛ udire ') n. ', per " apprendere notizie ", " avere conoscenza dei fatti ": Vn XXIII 24 55 Che fai? Non sai novella?; If V 52 La prima di color di cui novelle / tu vuo' saper; Pg VIII 115 e XXVII 93, Pd X 111; Pg II 71 tragge la gente per udir novelle; Fiore XX 1. Cfr. poi Pd X 75 chi non s'impenna sì che là sù voli, / dal muto aspetti quindi le novelle, di sapore proverbiale.

Vocabolario
novèlla
novella novèlla s. f. [lat. pop. *novella, neutro pl. sostantivato dell’agg. novellus «novello»; il sign. 3 dal lat. tardo Novellae, agg. femm. pl. (sottint. Constitutiones)]. – 1. a. ant. Novità, fatto nuovo o insolito, in quanto sia comunicato...
novellare
novellare v. intr. [der. di novella] (io novèllo, ecc.; aus. avere), letter. – 1. Raccontare novelle (o una novella): trascorrere la sera novellando accanto al fuoco; se la morte è una pestilenza, vogliamo scordarcene, novellando? (Bufalino);...
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