NOVARA (Novaria)
Il luogo dove sorse la città romana fu abitato già in età neolitica come testimoniano le lame di selce a base semilunare e a forma foliata, qui rinvenute. È il primo nucleo neolitico che persistette e si organizzò nel territorio durante l'Età del Bronzo e l'Età del Ferro testimoniate dal rinvenimento di numerosi oggetti. Quando N. divenne municipio romano aveva come tutte le città romane pianta quadrata determinata dall'incontro delle due strade principali il cardo e il decumanus intersecate da altre strade minori, parallele e incrociantisi ad angolo retto.
L'intera area della città occupava circa un chilometro quadrato. Gli avanzi riemersi delle mura delineano parte dei lati dell'antico perimetro ad O sotto i due palazzi Venezia e le case Marzoni e Bossi Gray ad E sotto l'istituto Salesiano e casa Quaglia. Altri tratti di mura vennero in luce occasionalmente scavando fondamenta di nuovi edifici (Asilo S. Lorenzo) o procedendo a lavori di restauro (casa Manassa-Caserma dei Pompieri) ma molta parte del sottosuolo della città rimane inesplorato e quindi anche il tracciato delle mura e delle strade non è interamente delineabile. Molti tratti di antica pavimentazione riemersi permettono tuttavia di indicare l'incrocio del cardine e del decumano e di alcune vie minori.
Lungo questo tracciato emersero in varî tempi, quasi sempre per fortuita coincidenza, relitti dell'antico municipio - stele, fittili, epigrafi, mosaici, pavimenti di marmo, tratti di muro nei quali talvolta era identificabile la pianta di un edificio. Da questi relitti appare come la vita del municipio fosse fiorente e organizzata in strettissima rispondenza con le leggi e le consuetudini romane.
La presenza di ricchi e grandiosi edifici è anche testimoniata dal grandioso complesso di muri riemersi nel 1922 quando si scavarono le fondamenta della Banca d'Italia, ed estendentisi fin sotto la chiesa di S. Marco con tre grandi pavimentazioni di mosaico, dei quali purtroppo, distrutti nell'atto dei lavori, ci rimane soltanto la notizia e un rilievo a colori.
La presenza di grandiosi bagni pubblici è infine testimoniata da una lapide dedicata a Terenzia Postumia, che li restaurò e li ingrandì e dagli avanzi di un condotto di acqua che sfociava nell'area occupata evidentemente dalle terme poiché ancora oggi si chiama "canton balineo".
Infine l'organizzazione sindacale e l'esistenza delle corporazioni operaie è testimoniata da una lapide dedicata a G. Torullio Fusco.
Bibl.: H. Philipp, in Pauly-Wissowa, XVII, 1936, n. 1135-1136; G. L. Stella, in Boll. St. Prov. Novara, XLI, 1950, pp. 27-44; Fasti Arch., III, 1950, n. 153; Novara e il suo territorio, Novara 1952; D. L. Cassani, in Boll. St. Prov. Novara, XLIV, 1953, pp. 54-57; R. Fumagalli, in Boll. St. Prov., XLV, 1955, pp. 232-263.