Vedi NOVAE dell'anno: 1973 - 1996
ΝOVAE (v. S 1970, p. 551)
Nelle quattro epigrafi aquileiesi (CIL, V, 7899, 7990; AE, 1979, 256, 257) la città di Ν., col nome Nova Italica, è menzionata come patria di Massimino il Trace.
I risultati dei nuovi scavi bulgaro-polacchi permettono di riconoscere nella pianta della città tardo-antica una certa continuità con la struttura dell'accampamento della prima età imperiale: del campo claudio-neroniano, fondato dalla Legio VIII Augusta, si sono ritrovati alcuni tratti di un doppio fossato e due torri di legno. Esso fu distrutto in parte durante le invasioni dei Daci e dei Sarmati (68-70 d.C.) e poi ricostruito nell'epoca flavia, sulla stessa area, dalla Legio I Italica. La costruzione della cinta di pietra si data al periodo traianeo. Il campo di età antonino-severiana, sempre con la Legio I Italica, era un rettangolo di m 365 x 485 ad angoli smussati, circondato da un muro munito di torri all'interno. Le porte del campo, fiancheggiate da torri quadrangolari sporgenti verso l'estremo della cortina, furono collegate fra loro mediante strade munite di colonnati. La disposizione interna ripete quella degli altri accampamenti legionari stabili. Al centro del campo si estendeva il complesso dei principia eretto sotto i Flavi e ivi ricostruito da Settimio Severo. In questo edificio sono state trovate nel sacrario della legione e nei due aeraria molti frammenti di statue di bronzo e una testa marmorea di Caracalla; a O dei principia si trova un impianto termale. Nella parte anteriore del campo sono stati messi in luce le botteghe lungo la via principalis, l'abitazione di un tribuno e in parte anche il lazzaretto, databile, in base ai bolli laterizi, ai primi anni del II secolo. Tra gli edifici dell'abitato civile (canabae), situato fuori dell'accampamento, meritano di essere ricordati un mitreo e una villa con peristilio, nella quale furono trovate due statue di bronzo rappresentanti probabilmente alcuni legati della legione del secondo quarto del III secolo.
Nel 250 d.C., in seguito a un attacco dei Goti, l'abitato civile subì gravi danni. Tra la fine del III e l'inizio del IV sec. fu costruita la cinta orientale: all'interno si trovavano forse alcune installazioni militari tardive della legione. Nel corso del IV sec. l'abitato civile si sovrappose man mano all'accampamento abbandonato di età imperiale, mantenendone però nell'insieme, come si è visto, la pianta. Sui resti delle terme militari si elevava nel V sec. la chiesa episcopale, e, accanto a essa, la domus episcopalis. La parte occidentale del lazzaretto fu occupata già all'inizio del IV sec. da due case con portici. Sotto Giustiniano si può osservare nella città un'aumentata attività edilizia. A questo periodo si data la ricostruzione della porta occidentale e della chiesa episcopale. Con le invasioni devastatrici degli Avarî e degli Slavi alla fine del VI sec. Ν. cessa di esistere.
I rari esempî di scultura e di prodotti dell'artigianato provenienti da N. si datano per lo più al periodo antonino-severiano e rientrano nei tipi comunemente diffusi nell'area basso-danubiana. Fra i rinvenimenti pubblicati negli ultimi anni sono da ricordare due ritratti, stele e rilievi funebri, basi di statue, altari, lastre votive, statuette di bronzo, ceramica tipo terra sigillata, gemme.
Bibl.: T. Sarnowski, Une tête de Caracolla découverte à Novae, in Archeologia-Warszawa, XXX, 1979, pp. 149-163; M. Čičikova, Forschungen in Novae (Moesia Inferior), in Klio, LXII, 1980, pp. 55-66; S. Parnicki-Pudetko, The Early Christian Episcopal Basilica in Novae, in Archaeologia Polona, XXI-XXIII, 1983, pp. 241-270; L. Press, The Valetudinarium at Novae after Four Seasons of Archaeological Excavations, in Ratiariensia, III-IV, 1987, pp. 177-183; A. Dimitrova-Milčeva, Gemme e cammei del Museo storico comunale di Svištov, ibid., pp. 193-207.
(T. Sarnowski - M. Čičikova)