NOTTURNO (ted. Nachtmusik)
Termine musicale che nel '700 designava un tipo di composizione per piccola orchestra o per complessi di soli strumenti a fiato, destinata a essere eseguita di notte nei parchi o nelle corti di principi e di ricchi mecenati, in occasione di feste mondane o durante i banchetti.
In un senso analogo, durante il '600, si chiamò Serenata o Accademia o anche Scena da camera una specie di cantata a una o più voci, derivazione dello stile melodrammatico, prodotta davanti a un uditorio, per il quale l'arte non era che il pretesto a riunioni mondane. Esempî magnifici ce ne lasciarono tuttavia i compositori della scuola romana e napoletana e altri, come A. Stradella, B. Marcello, G. B. Bassani.
Nel '700 le musiche strumentali che vanno sotto il titolo di notturno o degli analoghi serenata, cassazione, divertimento, sono costituite da una serie di piccoli pezzi, senza alcun legame tematico fra loro, che si apriva quasi sempre con un tempo di marcia, a cui seguivano minuetti, rondò, ecc., intercalati da qualche movimento lento (adagio, andante, andantino).
I primi a usare il titolo notturno per simili composizioni furono Gio. Batt. Sammartini, Joseph e Michael Haydn e W. A. Mozart. Probabilmente il termine fu tratto, per una comoda analogia, da quella parte dell'ufficio della Chiesa cattolica che s'intitola appunto "notturno". Di particolare interesse sono fra le opere del quarto di questi musicisti la Serenata notturna n. 6 (Cat. Köchel 239), ove alla massa è contrapposto, come nel Concerto grosso (v. concerto: Concerto grosso), un concertino; il Notturno n. 8 (K. 286) per quattro orchestre, basato esclusivamente sull'effetto di eco; la Serenata in sol magg. "Eine Kleine Nachtmusik" (K. 525) per archi soli, tipo perfetto di musica dello stile "galante".
Anche nell'opera di Beethoven si trova qualche composizione del genere, come la Serenata per violino, viola e violoncello op. 8, la Serenata per flauto, violino e viola op. 25 e il Notturno per flauto e viola op. 42; e così pure fra le opere dell'italiano G. B. Viotti si contano sei serenate per due violini. Ma il titolo non risponde già più alla destinazione da cui ebbe origine. In un senso anche più strettamente musicale di stile concertante, si continuerà a usare di quelle denominazioni nella musica strumentale: Brahms scrisse due Serenate, l'op. 10 in re maggiore per grande orchestra e l'op. 16 in la maggiore per piccola orchestra; ai nostri giorni, Alfredo Casella, fra gli altri, riportandosi con lo spirito alle forme classiche, conta fra le sue opere una Serenata per cinque strumenti (viola, violoncello, clarinetto, fagotto, trombone, poi trascritta per orchestra), formata di sei pezzi (Marcia, Minuetto, Notturno, Gavotta, Cavatina, Finale).
Altro significato assunse nell' '800 il termine Notturno, designando piccoli pezzi di musica per canto a due o tre voci, di carattere analogo a quello della romanza: tali i notturni di Felice Blangini e di Bonifazio Asioli. Lo stesso Verdi scrisse un Notturno a 3 voci (soprano, tenore, basso) con flauto obbligato.
Il Notturno indicò poi, più generalmente, una forma di composizione per lo più pianistica di carattere delicato e patetico, e però di movimento lento, in cui la sensibilità sognante dell'anima romantica trovò una delle sue espressioni più commosse. Come l'aria, la romanza, la barcarola, l'elegia, la novelletta, ecc., il Notturno non obbedisce a una forma precisa prestabilita, né per esso è prescritto un determinato giro tonale e nemmeno vi sono indicazioni speciali di misure e di tempo: forma di libera ispirazione, ove la espressione musicale può fiorire spontanea e senza incitamenti esteriori, il Notturno non esclude tuttavia l'idea dello sviluppo.
Il primo a intendere in tal senso il notturno fu il pianista irlandese John Field (1782-1837), la cui fama è legata appunto a tal genere di composizione di cui è considerato il creatore. E sul modello del Field F. Chopin (1810-1849) compose i suoi primi notturni, perfezionandone via via la forma, fino a raggiungere in essa un'alta manifestazione del suo genio. Il tipo del notturno chopiniano è quello pianamente elegiaco, sentimentale, ove talvolta la frase assume l'aspetto quasi di un declamato lirico. Solo negli ultimi notturni Chopin espresse un senso di drammaticità e di tormento, come, ad es., nel n. 1 dell'opera 48. I notturni di Chopin, diciannove in tutto, hanno di solito due temi contrastanti (A-B-A′), p. es. il n. 1 dell'opera 15, in cui la parte intermedia (B) "con fuoco" interrompe l'idillio che la precede:
il n. 2 dell'op. 37 conduce i due temi sullo schema A-B-A′-B′-A″; altra volta vi è un solo nucleo tematico, come nel n. 2 dell'op. 9:
Da questi modelli non si allontanarono i musicisti che, dopo Chopin, scrissero notturni: da R. Schumann a G. Martucci, da S. Thalberg a G. Sgambati, e via.
Al pathos romantico, insito nella musicalità divenuta propria di questa forma, non bastarono sempre i limiti timbrici del pianoforte e si cercarono nei colori più vividi e più sensitivi dell'orchestra i mezzi più atti a contenerlo e a esprimerlo. Esempio tipico il Notturno op. 61 n. 7 (dal Sogno di una notte d'estate) di F. Mendelssohn-Bartholdy, ove la bella melodia si annunzia nei corni con squisita efficacia. Il Martucci trascrisse per orchestra uno dei suoi notturni più belli, quello in sol bem. op. 70 n.1, e, fra i contemporanei, vanno citati il Notturno e Rondò fantastico di R. Pick-Mangiagalli; il secondo tempo del Concerto dell'estate di I. Pizzetti, dove il titolo notturno trova una personale significazione musicale. Cl. Debussy riunì sotto il titolo di Notturni i tre pezzi per orchestra Nuages, Fêtes, Sirènes.
È certo, inoltre, che la forma del notturno, attraverso elevazioni e anche degenerazioni, ha creato uno speciale colore di cui si ritrovano i segni pur in opere che non vanno sotto quel titolo. Il notturno, come atmosfera, come clima espressivo, come stato d'animo, lo si trova un po' dappertutto: nel secondo atto del Tristano e Isotta di R. Wagner, per es., quando il lirismo del duetto d'amore tocca il suo culmine, l'atmosfera è precisamente quella del notturno e le stesse parole, oltre che la musica, aiutano a fissarla (O sink'hernieder, Nacht der Liebe!).
Si può dire anzi che i colori caratteristici del notturno preesistessero al sorgere della forma, come si può vedere nell'arioso per basso Am Abend, da es kühle war della Matthaüs-Passion di J. S. Bach, ove il contrappunto dell'orchestra, sopra la melodia del canto, si snoda in un placido e sommesso ondulare di semicrome.
Bibl.: F. Liszt, Über J. Fields Nocturnen, Amburgo 1859; F. Raugel, Les sérénades, nel fasc. de La Revue Mus. dicembre 1933, dedicato a Mozart; H. Riemann, Handbuch der Kompositionslehre, Berlino 1922; I. Valetta, Chopin, Torino 1910; F. Vatielli, Materia e forme della musica, Bologna 1926.