NOSLO di Remerio (Noslo Remerii)
Fu architetto attivo in Basilicata alla metà del secolo XII.
Sotto la sua direzione fu eretto il campanile della cattedrale di Melfi, voluto e finanziato dal re Ruggero e dal figlio Guglielmo (coreggente dal 1151) e completato nel 1153 con il concorso del vescovo Ruggero e della città, come riferisce un’iscrizione su marmo posta nel pianterreno del campanile; in un’epigrafe vicina, posta quale pietra angolare, compare il nome dell’artista: «+ Re/gi Ro/gerio/ Noslo/ Remerii fec(it) hoc/ + A(nno) ab/ inc(arnatione) D(omini) N(ostri)/ I(hesu) X(risti) MCL/III» (Lenormant, 1883).
Il campanile, arricchito simbolicamente da leoni funerari e iscrizioni di reimpiego (Todisco, 1987), fu edificato dai sovrani nella città che era stata un tempo al centro degli interessi normanni e che si era ribellata da poco (negli anni 1133 e 1138; Houben, 1993), assumendo un significato politico per cittadini, clero e regnanti e sancendo il rinnovato patto di fedeltà nelle scritture esposte sul monumento.
L’imponente mole quadrangolare fu eretta con conci ben connessi di pietra calcarea secondo una tipologia diffusa al tempo tra il Sannio e la Puglia. Libero in origine su tutti i lati, il campanile si sviluppa su più livelli; il primo piano, con l'ingresso, mostra le epigrafi e le protomi leonine presso la cornice marcapiano, su cui poggia il secondo livello, il più alto, leggermente rastremato. Gli ultimi due livelli, con le bifore che ne alleggeriscono la massa, presentano un ricco apparato decorativo, con intarsi di pietra lavica (presenti anche in altri monumenti del Vulture: Bertaux, 1897) a disegnare triangoli, losanghe e inserti di opus reticulatum; sulla parete principale, ai lati dell'apertura del quarto piano, spicca una coppia di animali alati in opus sectile (molto rimaneggiati, in origine, forse, grifoni). La parte terminale, crollata e ricostruita dopo il sisma del 1851 (Araneo, 1866), fu il frutto di interventi più tardi: intorno al 1289 vi furono collocate le campane, mentre la cuspide fu rinnovata al tempo dei vescovi Mario e Alessandro Ruffino (1547-1574) con mattoni verdi e i merli, non più ricostruiti dopo il crollo (Guarini, 1900).
Fonti e Bibl.: G.B. Pacichelli, Il regno di Napoli in prospettiva, Napoli 1702, I, p. 271; L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, V, Napoli 1802, p. 426; C. Malpica, La Basilicata. Impressioni (1847), Venosa 1993, p. 203; H.W. Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters, Dresden 1860, I, pp. 328 s.; G. Araneo, Notizie storiche della città di Melfi, Firenze 1866, pp. 77 s.; D. Salazaro, Studi sui monumenti dell’Italia meridionale dal IV al XIII secolo, I-III, Napoli 1871-1881, II, p. 48; F. Bernabei, Melfi, in Notizie degli scavi, X (1882), pp. 548 s.; F. Lenormant, Premier Rapport à M. le ministre de l’Instruction publique sur une mission archéologique dans le Midi de l’Italie, in Gazètte archeologique, VIII (1883), pp. 21 s.; F. Lenormant, Tra le genti di Lucania. Appunti di viaggio (1883), Venosa 1999, p. 55; B. Croce, Sommario critico della storia dell’arte nel Napoletano, in Napoli nobilissima, II (1893), pp. 182 s.; É. Bertaux, I monumenti medievali della regione del Vulture (1897), Venosa 1991, pp. 36 s.; G.B. Guarini, Curiosità d’arte medievale nel Melfese, in Napoli nobilissima, X (1900), p. 136; G.B. Guarini, Un resto della cattedrale normanna di Melfi, Melfi 1900; É. Bertaux, L’art dans l’Italie méridionale, Paris 1904, pp. 514 s.; P. Toesca, Il Medioevo, Torino 1927, p. 603; E. Galli, Danni e restauri a monumenti della zona del Vulture, in Bollettino d’arte, XXVI (1932-1933), p. 326; P. Lojacono, Restauri in zone sismiche. Il campanile del duomo di Melfi, Palermo 1936; B. Cappelli, Aspetti e problemi dell’arte medioevale in Basilicata, in Archivio storico per la Calabria e la Lucania, XXXI (1962), pp. 291, 295; A. Venditti, Architettura bizantina nell’Italia meridionale. Campania, Calabria, Lucania, Napoli 1967, pp. 952-955; L.G. Kalby, Tarsie ed archi intrecciati nel romanico meridionale, Salerno 1971, pp. 85-88; M.S. Calò Mariani, in L’art dans l’Italie méridionale. Aggiornamento dell’opera di Émile Bertaux sotto la direzione di Adriano Prandi, Roma 1978, pp. 691-693; A. Grelle, Note introduttive: fra materiali e storia, in Arte in Basilicata. Rinvenimenti e restauri, catal. a cura di A. Grelle Iusco, Roma 1981, p. 15; L. Todisco, L’antico campanile normanno di Melfi, in Mélanges de l’École Française de Rome. Moyen-Age, IC (1987), pp. 123-158; C. Garzya Romano, La Basilicata. La Calabria, Milano 1988, pp. 34-37; F.L. Pietrafesa, Il campanile della cattedrale di Melfi in un disegno del 1779, in Radici. Rivista lucana di storia e cultura del Vulture, 1990, n. 4, pp. 143-147; G. Bertelli Buquicchio, Basilicata, in Enciclopedia dell’arte medievale, III, Roma 1992, p. 181 (con ulteriore bibl.); H. Houben, Melfi e Venosa: due città sotto il dominio normanno-svevo (1993), in Id., Mezzogiorno normanno-svevo. Monasteri e castelli, ebrei e musulmani, Napoli 1996, pp. 329-332; M. Amoroso, La basilica cattedrale e il campanile di Melfi, Melfi 1994; P.F. Pistilli, Melfi, in Enciclopedia dell’arte medievale, VIII, Roma 1997, p. 298 (con ulteriore bibl.); E. Navazio, La chiesa di Melfi, in La cattedrale di Melfi. Novecento anni di storia, Melfi 2002, pp. 21-84; A. Dietl, Die Sprache der Signatur, Berlin 2009, pp. 1034-1036 (con ulteriore bibl.).