NORICUM
Provincia romana. Situata tra le Alpi Orientali e la riva destra del Danubio, corrisponde alla maggior parte dell'Austria e ad un lembo di terra slovena.
Il N. entra nella sfera degli interessi commerciali romani dopo la metà del II sec. a. C., nel momento in cui la Gallia Cisalpina, completamente colonizzata, fruiva di un alto benessere, il Veneto - alcuni decenni dopo la fondazione di Aquileia - andava pacificamente adattandosi alla supremazia dei Romani, e l'alto Adriatico, dopo le ultime guerre con i pirati delle coste e le popolazioni rivierasche, offriva apprezzabili condizioni di sicurezza. Furono quindi i mercanti romani di Aquileia che lasciarono testimonianze archeologiche dei loro commerci - particolarmente nella capitale del regno, Noreia, che fu anche il centro religioso - sulla fine del I sec. a. C. e nella prima metà del seguente.
Il regno norico, popolato da genti celtoilliriche, viene militarmente sopraffatto e politicamente assoggettato da Roma nel 15 a. C., dopo un anno di guerre originate da scorrerie delle genti alpine in Istria e verso l'Adriatico. Tuttavia la dinastia norica conservò la sua dignità almeno sino a Claudio, mentre il potere politico passò nelle mani di un procurator di scelta dell'imperatore. A Claudio si deve anche la concessione dei diritti municipali alle principali città del N.: Teurnia (presso Spittal am Millstättersee), Iuvavum (Salisburgo), Aguntum (presso Lienz) e Celeia (Celje, Cilli). Vespasiano concesse l'autonomia civica a Solva (Leibnitz), Adriano a Cetium (St. Pölten) e Marco Aurelio a Ovilava (Wels), ove con questo imperatore fu collocata la capitale della provincia - in posizione cioè più comoda al limes danubiano e prossima al grande campo militare, allora istituito, di Lauriacum (Lörch) -, spostandola da Virunum, ove aveva avuto sede il procurator romano sin dai tempi di Augusto. Virunum (Zollfeld, presso Klagenfurt), ai piedi del centro civile e sacrale indigeno sulle pendici del Magdalensberg, aveva ottenuto i diritti municipali con Tiberio.
Con Marco Aurelio i poteri del governo della provincia passarono dal procurator di rango equestre a un legatus Augusti pro praetore, dell'ordine senatorio. Con la riforma tetrarchica il N. fu diviso in due province, il N. Ripense e il N. Mediterraneum, nell'ambito della diocesi pannonica. Il Norico mediterraneo riebbe come capitale Virunum, sino a quando, nel 511, Teodorico la portò a Teurnia, e nel 568 il dominio longobardo in Italia si estese all'ultimo lembo della dominazione gota nella valle dell'alta Drava.
La provincia norica era limitata a N dal corso del Danubio dalla confluenza dell'Aenus (Inn) presso i Batava castra (Passau) sino all'ansa prima di Vindobona, dove il fiume volge a mezzogiorno; a oriente il confine della provincia risaliva il mons Cetius (Wienerwald) e infine raggiungeva il corso della Sava (Savus), lasciando entro il proprio ambito le alte valli della Mur (Noarus) e della Drava (Dravus); raggiunte poi le Alpi Caravanche (Carvanca mons) il confine correva lungo il crinale di queste e delle Alpi Carniche verso occidente sino all'alto bacino dell'Isarco, donde raggiungeva pressoché in linea retta verso settentrione il medio corso dell'Inn (Aenus), che poi seguiva sino al Danubio, lasciando entro il confine della provincia gli interi bacini della Salzach (Ivarus) e dell'Enns (Anisus).
Circondata per due parti da province gravitanti entro lo stesso bacino danubiano, la Raetia et Vindelicia e la Pannonia Superior, e per altre due parti dall'Italia e dai barbari, la provincia norica subì un notevole processo di romanizzazione, fiorì per intensi commerci di transito e di esportazione - soprattutto dei minerali di ferro e di piombo delle proprie miniere -, e assolse a considerevoli compiti militari.
Il Danubio, l'Inn, la Drava e la Sava costituivano già allora comode vie d'acqua, seguite da strade. Le comunicazioni con l'Italia erano assicurate attraverso il valico di Fusine per la valle dell'Isonzo, il passo di Monte Croce Carnico, che collegava la via Iulia Augusta da Aquileia alla Drava, ove raggiungeva la via proveniente dall'Isarco per la sella di Dobbiaco e congiungente Aguntum, Teurnia e Virunum. In quest'ultima città giungeva da mezzogiorno l'asse longitudinale delle comunicazioni del Norico, la via che da Emona Iulia (Lubiana) raggiungeva, oltre Virunum, Noreia e Ovilava. Da Virunum e da Teurnia altre due strade raggiungevano Iuvavum, donde si proseguiva facilmente per Regina castra (Ratisbona) e Augusta Vindelicum (Augusta). La strada lungo l'Inn congiungeva il Norico alla Rezia per Veldidena (presso Innsbruck) e per il passo del Brennero.
(G. C. Susini)
L'arte del Noricum. - L'arte del N. romano è il prodotto della fusione di fattori formativi italici e del patrimonio di spirito e di forma della popolazione indigena celtico-illirica sicché generalmente, si riscontrano elementi di tradizione più forti e vivaci nei paesi di confine che non nel N. meridionale. Parallelamente a questo complicato processo sorto con l'occupazione romana, e rintracciabile fino nel III sec. d. C., si ritrovano testimonianze dell'attività di artisti immigrati e pezzi d'importazione di alto valore. La cosiddetta arte del limes presenta dalla Britannia al basso Danubio un'uniformità di soggetti dovuta all' identità di esigenze dei soldati. Con la cessazione di un'ispirazione sia ideale che materiale, dall'esterno, comincia a languire, nel IV sec., la fioritura dell'arte provinciale, che sarà poi definitivamente sostituita dall'arte del periodo della migrazione dei popoli, obbediente a tutt'altre leggi.
a) Architettura. - Per le costruzioni militari e per le colonie civili nel loro insieme, v. le singole voci sulle città. Per quanto riguarda l'edilizia sacra, ha naturalmente trovato accesso nel N. il tempio romano a podium, destinato al culto delle divinità ufficiali e degli imperatori. Un esempio importante è costituito dal tempio a doppia cella costruito già nella prima epoca augustea sul Magdalensberg (v.), in Carinzia; altri se ne trovano a Virunum, Brigantium e sul Pfaffenberg presso Carnuntum. Fondamentalmente diversi appaiono i templi montani delle divinità celtiche romanizzate. Così poté essere ricostruito, il sacrario di Marte Latobio presso S. Margareten nel Lavanttal (Carinzia), principio del I-fine del II sec. d. C., luogo di culto a forma di torre, circondato in basso da un colonnato con tetto spiovente connesso alla cella, la cui costruzione era più elevata (A. Schober, Die Römerzeit in Österreich, 2, p. 82, fig. 20). Il sacrario della divinità locale Noreia-Isis, sull'Ulrichsberg (Carinzia), consiste in cinque vani di differente grandezza e disposti in fila. L'edificio costruito sul Magdalensberg con intenti politico-religiosi, la cosiddetta casa di rappresentanza, è formato da un vasto agglomerato di vani e risale al I sec. a. C. in questo secondo gruppo di costruzioni sacre, l'uso di pietra e calce è romano, così come romana ne è la decorazione.
Per le chiese cristiane primitive del V e del VI sec., sono esempî essenziali del tipo a basilica ed a navata unica, quelle di Hemmaberg (Carinzia), del Gratzerkogel presso Klangenfurt, di Kirchbichl di Lavant presso Lienz, del Duel (Carinzia), dell'Ulrichsberg, Aguntum, Lauriacum e infine di Teurnia, la più significativa costruzione del genere. Fra i battisteri dell'epoca, sono noti quello di Hemmaberg e quello dell'anfiteatro civile di Carnuntum.
Gli edifici pubblici dell'epoca romana, come bagni, anfiteatri e teatri con palcoscenico, seguono non soltanto nell'alzato e nella decorazione, ma anche nella pianta, assai chiaramente i modelli romani. A Brigantium, Lauriacum e Teurnia, vi sono piccoli balnea del I-III sec.; a Virunum e Carnuntum è possibile riconoscere grandi costruzioni paragonabili alle terme imperiali di Roma. Due fra i tre anfiteatri finora conosciuti a Carnuntum, sono venuti alla luce, ambedue del II sec. d. C.; in quello appartenente al campo legionario, fu attestata una costruzione precedente in legno, del I sec. d. C. Anche l'anfiteatro di Flavia Solva era, in massima parte, di legno. L'unico teatro a palcoscenico di impronta greco-romana conosciuto nella regione delle Alpi orientali, si trova a Virunum e risale probabilmente al II sec. d. C. Fra i tre tipi classici di case di abitazione, quello ad atrio, quello a peristilio ed il terzo che si può definire una combinazione dei primi due, soltanto lo schema della casa con cortile a peristilio appare, sia nel campo della legione di Carnuntum, che a Brigantium, a Virunum ed a Flavia Solva. A Carnuntum si mantiene, anche se tradotto in costruzione in pietra, il tipo indigeno di casa con corridoio centrale, mentre a Lauriacum il sistema norico di costruire in legno, con piante più o meno irregolari, continua anche in periodo romano, nella elaborata carpenteria delle parti alte dei fabbricati. La casa padronale di campagna è ben rappresentata da un edificio con cortile a peristilio, la cosiddetta villa con portico, e da una combinazione di casa a corridoio centrale e di portico; il più bell'esempio di villa rustica riccamente arredata, con costruzione termale, si trova presso Parnsdorf in Burgenland (I sec. d. C., ampliamento dell'edificio nel volgere del III-IV sec.). La casa rurale del periodo romano non è stata finora oggetto di speciale indagine.
L'unica rovina romana del N. che non sia mai stata interrata è il cosiddetto Heidentor di Carnuntum, l'avanzo di un edificio a quattro pilastri, a due piani, che una volta raggiungeva un'altezza di circa 22 m; tanto la sua datazione, quanto l'uso cui esso era destinato sono ignorati. L'edificio può forse essere considerato congiuntamente al Giano Quadrifronte del Foro Boario a Roma, anch'esso per il momento insufficientemente esaminato (Schober, tav. iii, fig. 8).
b) Scultura. - L'esemplare più notevole della grande plastica importata nell'epoca della occupazione romana è il Giovinetto di Helenenberg, bronzo rappresentante una probabile copia romana della statua di un vincitore del V sec. a. C. di ricordo policleteo (R. Noll, Die Kunst der Römerzeit in Österreich, fig. 1). Alcuni attributi ritrovati insieme a questa statua attestano la trasformazione celtica di essa in una immagine di Marte Latobio, di cui esiteva un sacrario sulla cima del Magdalensberg. Inoltre sono da notare teste-ritratto in pietra, eccellenti lavori di artisti immigrati, del I sec. e della metà del II, a Carnuntum e nel territorio della città di Virunum. In evidente antitesi con l'arte del ritratto italica sta l'arte locale, primitiva, poco plastica nelle sue figure paragonabili a maschere; essa è efficacemente rappresentata dal pilastro del Popaius Senator presso Matrei (Tirolo orientale), della metà del I sec. a. C. (Noll, op. cit., fig. 26). Il più importante contributo alla conoscenza dell'azione degli artisti italici nel N. è dato dall'indicazione di una scuola di scultura a Virunum, le cui copie e riproduzioni si possono collocare dall'inizio del I fino alla prima metà del II sec. d. C. Appaiono così statue grandi 2/3 del vero, eseguite in marmo locale, ma riproducenti tipi del V e IV sec. a. C., di Ares, Apollo, Dioniso, Hermes, Afrodite, dei Dioscuri, di un Ermafrodito, di Noreia-Isis e, ottimo esemplare di classicismo eclettico, di una amazzone morente (Noll, op. cit., fig. 5). Un satiro ed una testa di centauro sono di derivazione rispettivamente prassitelica ed ellenistica. Carnuntum offre esempî tipici della cosiddetta arte del limes, con una statua di culto di Nemesi-Fortuna (II sec. d. C.), con il torso corazzato di Eliogabalo (?) e con una statua panneggiata di Giulia Mamea (?), ambedue della prima metà del III sec., come il Mithra del cosiddetto terzo mitreo dello stesso periodo.
Caratteristici prodotti d'importazione della piccola plastica sono alcuni bronzetti, come il grifo di Magdalensberg e l'Apollo di Ukichsberg, questo ultimo derivato da un tipo statuario del V sec. a. C., mentre il Domatore di serpenti di Lauriacum, ed il Negro Danzante di Carnuntum hanno la loro spirituale paternità nelle figure "di genere" dell'ellenismo. Una buona esecuzione provinciale del Il sec. d. C. attesta il Giove Dolichenus, da un deposito di scavi a Mauer sull'Url (Austria meridionale) (Schober, op. cit., tav. xxix, fig. 75); una Vittoria della stessa provenienza ed una Diana di Scheibbs (Austria meridionale), dimostrano chiaramente quanto, in confronto della italica, la plastica norica tendesse ad una astrazione immateriale mirante alla superficie ed alla linea, naturalmente senza tener conto, in questo giudizio, delle differenze cronologiche e di stile e della maggiore o minore abilità degli artisti. Rappresenta l'arte militare provinciale, per le opere della scultura in pietra, di piccole dimensioni, il gruppo di Minerva col genius immunum di Carnuntum (II sec. d. C.), mentre dubbio rimane il giudizio su una statuetta in marmo di menade danzante, di Carnuntum, poiché mentre la grandiosità della concezione farebbe supporre un oggetto d'importazione, le irregolarità della anatomia farebbero pensare ad un artista locale.
Le caratteristiche dell'artigianato artistico si colgono nei numerosi rilievi sepolcrali, di cui il numero maggiore ed i migliori esemplari derivano dal II sec. d. C. Frammenti di costruzioni sepolcrali più grandi - come quella ricomposta nel museo di Graz - sono lavorati secondo motivi classici; un fregio in cui sono raffigurati centauri in lotta coi leoni, a St. Johann presso Herbestein (Stiria), attesta la capacità di un maestro molto dotato ed esperto di modelli stranieri.
L'incapacità degli artisti locali a riunire le parti di una composizione in un tutto organico si manifesta, al contrario, in maniera palese nella rappresentazione di Achille che trascina dietro il suo carro il corpo di Ettore, a Virunum, e nella storia di Kyknos, a Vindobona (Vienna). Tra le varie forme di stele funerarie con l'effigie del defunto, secondo l'uso italico, va ricordata quella - che godeva nel N. meridionale di una particolare popolarità - del medaglione rotondo, derivato dalle immagini romane clipeate, e che riproduce in un busto, più o meno felicemente, i tratti dello scomparso (Schober, op. cit., tav. xix, fig. 58). Prevale, in generale, la stele a pinnacolo derivata dalla semplice pietra tombale militare primitiva, con iscrizione e busto; (la stele è ornata della mezza figura e della figura intera del defunto nel costume indigeno) e vi spiccan più fortemente le particolarità autoctone nelle regioni del limes, come già si è osservato nelle abitazioni e nella scultura a tutto tondo (Noll, op. cit., fig. 41). Creazione specificamente norico-pannonica è un rilievo sepolcrale spesso ricorrente, con una cornice ornamentale a curve di volute. Con l'abolizione della cremazione dal III sec. d. C. in poi sparisce la stele scolpita, ed al suo posto appare il sarcofago, composto spesso con singoli pezzi di monumenti sepolcrali più antichi. Esempî di rilievi paleocristiani sono un frammento di sarcofago col Buon Pastore, a Virunum, e, per il V e VI sec., le lastre della chiesa del cimitero di Teurnia. Accanto ai rilievi sepolcrali, pochi sono i rilievi votivi degni di menzione; frammenti di un'immagine di culto di un mitreo di epoca adrianea, da Virunum, sono presumibilmente di importazione dall'Italia settentrionale; un rilievo rappresentante Giove Dolichenus, di Carnuntum, rivela un buon stile provinciale del II secolo.
c) Pittura. - Scarsi sono i resti di pitture murali dal I al IV sec. d. C. Nei primi due secoli esiste una generale dipendenza dai modelli italici, come rivelano le pitture di Magdalensberg, Flavia Solva, Vindobona. Col III sec. ha inizio la decadenza della pittura murale, che termina infine in decorazioni che sono un conglomerato barbarico di forma e di colore. La situazione è migliore per quel che riguarda i mosaici pavimentali, fra cui i più importanti sono il mosaico di Teseo, da una villa romana presso Iuvavum (II-III sec. d. C.), il mosaico di Bacco a Virunum (III sec.) ed il più grande pavimento a mosaico dell'Austria, eseguito da un artista locale (verso il 300), e scoperto nella villa rustica di Parndorfer, già citata. Nell'epoca tarda sembra che predomini soltanto l'ornato, come mostra un mosaico del IV sec. a Virunum. Tutt'altro spirito esprime il mosaico del camposanto di Teurnia, all'incirca del 500 d. C., che vuole raffigurare con una colorazione modesta ed entro un'inorganica composizione di piante e di animali, il cui significato simbolico non ci è del tutto chiaro, spartita in dodici campi, i principî del nascente cristianesimo (Noll, op. cit., fig. 55).
d) Arti minori. - Dai pochi centri di produzione del S e dell'O, che provvedono al rifornimento dell'intero Impero, vennero importati pregevoli prodotti dell'artigianato artistico, utensili, stoviglie ed ornamenti. Un solo tipo di gioiello, la "fibula ad ali norico-pannonica" rappresenta in un certo senso una produzione autonoma, del I sec. d. C. (Noll, op. cit., fig. 79, sinistra). Nelle fabbriche locali - per esempio, ad Ovilava vengono imitati semplici utensili in bronzo e determinate specie di fibule; a Lauriacum esiste nell'epoca tardo-antica, una fabbrica statale di scudi, che avrà, forse, prodotto anche oggetti in bronzo di altro genere. Sono conosciute, parimenti, riproduzioni di lampade in terracotta d'importazione; merce locale in terre sigillate, mentre non si può parlare con sicurezza di vetri della stessa provenienza. La ceramica provinciale di uso comune, grigio-nera e giallo-rossa, si limita a poche forme fondamentali di antica tradizione, con semplici disegni a graffito; sono tipiche le tazze a tripode e il vasellame antropomorfo, la cosiddetta "urna figurata". Gioielli ed oggetti d'arte decorativa sono influenzati dall'arte popolare, così gl'incastri di smalto colorato originarî dell'Occidente, sulle spille di bronzo ed i fermagli del I sec. e del principio del III d. C. L'ornamentazione celtica "a traforo" col disegno "a trombe", trapiantato dalla Britannia sul continente dal II sec. d. C. doveva dimostrare la sua forza vitale fino negli oggetti d'uso comune di età gotica (Schober, op. cit., tav. lxiii, fig. i, 138). Come ultima grande prestazione dell'industria artistica romana occidentale del IV sec. valgono le guarnizioni in bronzo delle cinture, eseguite con la tecnica dell'intaglio "a cuneo" derivate da lavori locali in legno, e ricorrenti anche nel territorio del limes austriaco (Noll, op. cit., fig. 83). Poche decine di anni dopo, gli splendidi gioielli in oro, tempestati di pietre dure, dei conquistatori germanici annunziano una nuova èra (Noll, op. cit., fig. 84).
Bibl.: Monografie e opere di raccolta: V. Hoffiller-B. Saria, Noricum in Pannonia superior, Zagabria-Belgrado 1938; R. Egger, Kärnten in Altertum, Vienna 1941; R. Noll, Eugippius das Leben des heiligen Severin, Linz 1947; C. Praschniker-H. Kenner, Der Bäderbezirk von Virunum, Vienna 1947; F. Miltner, Römerzeit in Österreichischen Landen, Brixlegg-Innsbruck 1948; R. Noll, Kunst der Römerzeit in Österreich, Salisburgo 1949; A. A. Barb, Noreia und Rehtia, in Festschrift für R. Egger, Klagenfurt 1952, p. 159 ss.; E. Birley, Noricum Britain a. the Roman Army, ibid., p. 175; E. Swoboda, Carnuntum, 2, Römische Forschungen in Niederösterreich, vol. I, Vienna 1953 (vedi anche volumi seguenti); R. Noll, Frühes Christentum in Österreich, Vienna 1954; A. Schober, Die Römerzeit in Österreich, Vienna 1955. Guide: R. Egger, Virunum, Vienna 1921; E. Diez, Flavia Solva, Vienna 1949; W. Kubitschek-S. Frankfurter, Führer durch Carnuntum, Vienna 1923; A. Neumann, Vindobona, Vienna 1950; A. Gaheis, Lauriacum, Linz 1937; O. Klose-M. Silber, Iuvavum, Vienna 1929; E. Swoboda, Führer durch Aguntum, Baden 1935; R. Egger, Teurnia, 3, Klagenfurt 1953; Der Magdalensberg, Klagenfurt 1949; R. Noll, Der grosse Dolichenus-Fund von Mauer a. d. Url., Vienna 1938. Periodici: Der römische Limes in Österreich, Vienna, I, 1900 ss.; Archäologische epigraphische Mitteilungen aus Österreich-Ungarn, Vienna I, 1877 ss.; Jahreshefte des österreichischen archäologischen Institutes mit Beiblatt, Vienna, I, 898 ss.; Sonderschriften des österreichischen archäologischen Institutes, V, 1905; IX, 1916; X, 1923; XI, 1926; XIII, 1942; Mitteilungen der Central-Commission, Vienna I, 1856 ss., continuate dal 1903 nello Jahrbuch der K. K. Central-Commission, continuato dal 1907 nello Jahrbuch für Altertumskunde; Archaeologia Austriaca, Vienna, I, 1948 ss.; Forschungen in Lauriacum, Linz, I, 1953; Bericht des Vereines Carnuntum, Vienna, I, 1890 ss.; Mitteilungen des Vereins der Freunde Carnuntums, Vienna, I, 1948; Pro Austria Romana, Vienna, I, 1951 ss.; Anzeiger f. d. Altertumswissenschaft, Vienna, I, 1948 ss.; Fundberichte aus Österreich, Vienna, I, 1930 ss.; Mitteilungen der anthropologischen Gesellschaft, Vienna, 1948, ss. E. Polaschek, in Pauly-Wissowa, XVII, i, 1936, c. 971 ss., s. v. Noricum; Haug, ibid., I A i, 1920, c. 46 ss., s. v. Raetia; v. anche sotto i nomi di città.
Periodici di antichità regionali, con importanti relazioni di scavi e ritrovamenti. Vienna: Wiener Geschichtsblätter. Bassa Austria: Jahrb. für Landeskunde; Unsere Heimat. Burgeland: Burgenländische Heimatblätter; Burgenländische Forschungen. Austria Superiore: Oberâsterreichische Heimatblätter; Jahrb. der Stadt Linz; Jahrb. des oberösterreichischen Musealvereins. Tirolo: Tiroler Heimatblätter; Osttiroler Heimatblätter; Schlernschriften. Vorarlberg: Jahrb. des Vorarlberger Landesmuseumsvereins Bregens. Carinzia: Carinthia. Stiria: Zeitschrift des hist. Ver. f. Steiermark; Blätter für Heimatkunde.
(L. Eckhart)