NORICO (Norĭcum)
Regno celtico, poi provincia romana, a nord-est dell'Italia, fra questa e il Danubio. I suoi confini sono segnati con precisione a sud dalle Alpi Carniche, a ovest dal fiume Aenus (Inn), a settentrione dal Danubio; meno decisi sono a est: subito sotto il Danubio essi corrono in età imperiale al monte Cetius, poi lungo una linea che taglia il corso della Drava e della Sava a oriente di Solva e Celeia. Al tempo della sua indipendenza invece il regno giungeva a nord-est, sul Danubio, fino a Carnunto: quando qui fu stabilita una legione, per ragioni politico-amministrative, Carnunto, con il territorio adiacente fino a occidente di Vindobona (Vienna), fu invece unito alla Pannonia.
La regione, eminentemente montuosa, salvo che nel suo tratto più settentrionale, presso al Danubio, era abitata da popolazioni di stirpe celto-illirica: Alauni, Ambisonzî, e principalmente Taurisci, nel cui territorio era la capitale Noreia (v.). Lo stesso nome di Noreia aveva la divinità, che questi popoli adoravano, e il cui culto continuò anche sotto i Romani, che l'assimilarono a quello di Iside.
Il Norico era ordinato a regno, i cui sovrani, nell'ultimo periodo repubblicano, erano in relazioni di amicizia con Roma: a tale atteggiamento contribuivano, da un lato, gli stretti rapporti commerciali che la regione, in virtù della sua posizione fra l'Italia e il Danubio, aveva con Aquileia e con le altre città del Veneto, d'altro lato, la necessità per i principi norici di trovare nei Romani un appoggio contro le invasioni e gli assalti dei Boi e soprattutto di Burebista, re dei Geti e dei Daci. Sappiamo così che un re norico prestò aiuto a Cesare nella guerra contro Pompeo.
Nel 16 a. C. i Norici, uniti ai Pannonî, invasero l'Istria: ma furono respinti da P. Silio, proconsole dell'Illirico, che conquistò la stessa loro capitale. L'anno dopo, in occasione della campagna di Tiberio e di Druso per la pacificazione della Rezia, essi dovettero fare atto di sottomissione a Roma: ché il loro nome non è ricordato fra quelli dei popoli vinti, e tale sottomissione dovette portare senz'altro all'incorporazione del Norico nell'impero. Non che il regno venisse soppresso, e trasformato senz'altro in provincia: ma ogni potere del re, che non sappiamo fino a quando fosse anche nominalmente mantenuto, venne di fatto esercitato dal procuratore imperiale (procurator regni Norici). Per questa sua speciale posizione dal punto di vista politico-amministrativo, nel territorio non furono stanziate truppe legionarie, il cui comando sarebbe spettato a magistrati dell'ordine senatorio, ma soltanto piccole guarnigioni di ausiliarî. Fu soltanto Marco Aurelio che pose a Lauriaco, sul Danubio, la legione II Italica: onde da allora si sostituì al procuratore un legato, che aveva insieme il comando della legione e il governo della provincia.
La principale risorsa del Norico erano le miniere, di ferro e di piombo, onde si rifornivano, fra l'altro, le grandi fabbriche d'armi della Pannonia e del Veneto, le foreste, i pascoli, e, nella parte pianeggiante presso il Danubio e nelle vallate, anche l'agricoltura. D'altro canto la vicinanza all'Italia e gli stretti rapporti sempre tenuti con questa, l'immigrazione nella regione di elementi italici e la poca resistenza offerta all'azione di questi da parte dell'elemento indigeno, l'ordinamento municipale dato da Claudio ai centri cittadini: Virunum, la capitale (Zollfeld), Teurnia, Celeia, Aguntum (presso Lienz) di recente fatta oggetto di scavi, Iuvavum (Salisburgo), ecc.: tutto favorì grandemente la romanizzazione della provincia, che fu considerata quasi come una continuazione della penisola: ce ne fanno testimonianza la diffusa conoscenza del latino, provata dalle epigrafi, e la preferenza data agli abitanti del Norico nell'arruolamento della guardia imperiale.
Dopo Diocleziano la provincia fu divisa in due parti: Norico ripense, sul Danubio, e Norico mediterraneum, quello più meridionale, ambedue sotto un praeses.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., III, p. 588 segg.; Th. Mommsen, Le provincie romane, trad. ital. di E. De Ruggiero, Roma 1887-90; M. Rostovtzeff, Storia sociale ed economica dell'impero romano, trad. it., Firenze 1932; v. anche M. Fluss, s. v. Taurisci, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, Stoccarda 1934, col. I segg. Per l'arte: A. Schober, Die röm. Grabsteine von Noricum und Pannonien, Vienna 1923.