BOBBIO, Norberto
(App. III, I, p. 245)
Giurista e filosofo. Ha insegnato Filosofia del diritto e poi Filosofia della politica nell'università di Torino fino al 1984. Socio nazionale dei Lincei (1966); senatore a vita della Repubblica (1984); direttore della Rivista di filosofia.
Le esigenze metodologiche di rigore, chiarezza e concretezza, che sono state il motivo dell'accostamento di B. alla filosofia analitica, orientano sistematicamente, dalla seconda metà degli anni Cinquanta, la sua riflessione e, attraverso questa, diventano uno dei punti di riferimento più fecondi della filosofia giuridica e politica italiana. In questa prospettiva metodologica B. approfondisce, sul terreno della filosofia del diritto, sia la ricerca del concetto sia quella del valore del diritto stesso. In entrambe per B. svolge un ruolo essenziale la distinzione tra fatti e valori; distinzione che, in relazione al concetto di diritto, rappresenta uno dei principali legami col positivismo giuridico e in particolare con la dottrina pura di H. Kelsen. In vari scritti B. delinea una teoria normativistica del diritto, nella quale, al di là dello stesso modello kelseniano, ricevono approfondimento e sviluppo i problemi della natura proposizionale delle norme, della loro tipologia e della coerenza e completezza dell'ordinamento nel suo complesso.
Dalla fine degli anni Sessanta, vanno tuttavia segnalate due svolte importanti nei rapporti col positivismo kelseniano. Da un lato B. mostra che la tesi positivistica dell'avalutatività della scienza giuridica non corrisponde alla prassi effettiva ed esprime piuttosto una prescrizione di neutralità, giustificata dall'ideologia dello Stato di diritto. Da un altro lato egli propone l'integrazione della mera teoria strutturale di Kelsen con una teoria funzionale del fenomeno giuridico, e da questo punto di vista analizza specialmente la funzione promozionale svolta, per mezzo di sanzioni e di tecniche incentivanti, dallo Stato sociale contemporaneo. Per quanto riguarda il valore del diritto, l'analisi metodologica di B. si svolge con un richiamo alla tesi della separazione tra giudizi di fatto e giudizi di valore, e alla conseguente critica del giusnaturalismo in quanto tentativo di offrire un fondamento oggettivo e teoretico di un sistema di princìpi etico-giuridici. Nella filosofia politica, infine, al livello metodologico e descrittivo si collocano le sue analisi, sempre sostenute da ampi studi storici, sulle categorie fondamentali sia della scienza sia dell'esperienza politica, in particolare sui concetti di forma di governo, di liberalismo, di democrazia, di socialismo, di pace e di guerra. Al livello deontologico e valutativo, e alla luce di una cultura militante (non però come cultura di partito), si esprime invece l'impegno propriamente politico di B., rivolto all'elaborazione di un modello di società e di Stato capace di realizzare i valori del socialismo nel contesto delle regole istituzionali della tradizione liberaldemocratica.
Opere principali: Studi sulla teoria generale del diritto (1955); Teoria della norma giuridica (1958); Teoria dell'ordinamento giuridico (1965); Da Hobbes a Marx. Saggi di storia della filosofia (1967); Saggi sulla scienza politica in Italia (1969); Studi per una teoria generale del diritto (1970); Una filosofia militante. Studi su Carlo Cattaneo (1971); La teoria delle forme di governo nella storia del pensiero politico (1976); Quale socialismo? (1976); Dalla struttura alla funzione. Nuovi studi di teoria del diritto (1977); Il problema della guerra e le vie della pace (1979); Stato, governo e società (1985); Thomas Hobbes (1989).