noneismo
s. m. – Termine tratto dall’inglese noneism, adottato nel dibattito logico-filosofico degli anni Ottanta del 20° sec. relativamente al problema dei modi di essere e dello status di particolari classi di oggetti di cui è possibile parlare, e rispetto ai quali è possibile intendersi, a prescindere dalla loro esistenza reale, come per es. oggetti finzionali (quali il cavallo Pegaso, il detective Sherlock Holmes, il cerchio quadrato), oggetti matematici o il nulla. Riprendendo la ‘teoria degli oggetti’ (1904) di Alexius von Meinong, che studia gli oggetti del pensiero nelle loro pure relazioni prescindendo dal loro carattere di realtà o d'irrealtà esterna, il dibattito attuale sul n. è stato ravvivato dai saggi di D.K. Lewis (Noneism or allism?, 1999), che aggiorna le classiche critiche realistiche di W.O. Quine alle teorie di Meinong, e dalla variante di meinongismo elaborata da G. Priest in Towards non-being: the logic and metaphysics of intentionality (2005), ove la riflessione logica sullo statuto dei correlati di oggetti non-esistenti è condotta studiando anche la semantica dell’intenzionalità utilizzata nella riflessione fenomenologica, per es. rispetto a verbi quali ‘credere’, ‘temere’, ‘sapere’.