non-vittoria
(non vittoria), s. f. Vittoria di misura, mancata vittoria.
• Il «padrone» non riesce più a comandare, il suo partito si sta sfaldando, e i vari cacicchi cercano un’area di autonomia personale e politica. [Silvio] Berlusconi teme una «sindrome francese» e una sostanziale non vittoria alle elezioni regionali. Paradossale situazione del padrone che non riesce a spadroneggiare fino in fondo, pur cercando di farlo in tutti i modi. (Edmondo Berselli, Repubblica, 17 marzo 2010, p. 1, Prima pagina) • Arrivata in Parlamento con la «non-vittoria bersaniana», grazie alla testa di lista del Pd in Toscana, conquistata per aver fatto la responsabile università del partito, [Maria Chiara] Carrozza s’era ritrovata a Viale Trastevere, sulla poltrona che fu di Luigi Berlinguer. (Bonifacio Borruso, Italia Oggi, 9 settembre 2014, p. 12, Primo Piano) • «[Pier Luigi] Bersani, dopo la non vittoria, che comunque ha consentito a [Matteo] Renzi di governare a lungo, si dimise e si insediò Guglielmo Epifani, come segretario di garanzia. Rimase lì sette mesi. Il che consentì un congresso vero» (Enrico Rossi intervistato da Alessandro Trocino, Corriere della sera, 13 febbraio 2017, p. 3, Primo piano).
- Derivato dal s. f. vittoria con l’aggiunta del prefisso non-.
- Già attestato nella Stampa Sera del 7 maggio 1973, p. 9, Sport (Carlo Moriondo).