Non siegue umanità, ma plu che drago
. Sonetto (Rime dubbie IX) attribuito a Giovanni Quirini, in risposta a quello parimenti assegnato a D. (Nulla mi parve mai più crudel cosa, Rime dubbie VIII), del quale riprende lo schema (abba abba; cdd dcc) ma non la disposizione delle rime.
L'autore proclama la propria indignazione contro la donna " salvagia e orgogliosa " che suscita tanta sofferenza nel cuore del poeta; e lo esorta però a fuggire " Si come oscura e tenebrosa " la " bella imago " e a rinsavire. Se poi non riuscirà a scuotere il giogo, sia certo comunque della sua pietosa amicizia, pari per intensità a quella che legò Pilade e Oreste.