NOLA (A. T., 27-28-29)
Cittadina della provincia di Napoli, fino al 1927 appartenente alla provincia di Caserta, sede vescovile e uno dei centri più antichi e più importanti della fertile pianura campana, limitata a E. dalla prima giogaia degli Appennini. Il territorio comunale (39 kmq.) è fertilissimo e intensamente coltivato a ortaggi, alberi da frutto, granoturco, canapa, patate, legumi, costituenti i prodotti più importanti d'un attivo commercio, alimentato anche dai numerosi comuni che fanno intorno corona, collegati a Nola da buonissime strade rotabili. La popolazione del comune da 12.030 nel 1861 è discesa a 11.931 nel 1881 a causa dell'emigrazione notevolissima verso l'America Meridionale, risalendo a 14.622 nel 1901 e a 20.253 nel 1931, con una densità di 519 ab. per kmq., quadrupla di quella del regno. Essa vive accentrata per circa metà nel capoluogo e nelle più grosse frazioni, e sparsa nei campi per l'altra metà. La stazione ferroviaria, vicinissima all'abitato, si trova all'incrocio delle due linee Codola-Cancello e Napoli-Baiano, e dista 28 km. da Napoli e 22 da Caserta, con cui mantiene più diretti rapporti commerciali. Nel mese di giugno si celebra a Nola in onore del patrono S. Paolino la festa dei gigli: otto torri alte fino a 25 m. di leggiera costruzione con gigli e dipinti d'immagini sacre sono portate in giro per la città unitamente a una barca con il santo, a perpetuare la leggenda del suo ritorno dall'Africa dove si era recato per riscattare dalla schiavitù cittadini nolani.
Monumenti. - Dei monumenti della città antica restano ancora riconoscibili le tracce d'un anfiteatro laterizio d sud-ovest della città e miseri avanzi di sepolcri romani (le "Torricelle"). Il tempio che sarebbe stato edificato da Tiberio (26 d. C.) alla memoria di Augusto, è probabilmente da ricercare nella zona suburbana della città, là dove Ambrogio Leone nel sec. XVI segnalò un'iscrizione e avanzi d'un edificio. La necropoli di Nola è terza per importanza e ricchezza della Campania, dopo Cuma e Capua: notevoli, fra le tombe, alcune camere sepolcrali affrescate.
Della Nola medievale restano, oltre agli scarsi documenti raccolti in una sala del palazzo vescovile e nella cripta del duomo, avanzi d'architettura ogivale nella chiesa di S. Biagio e nel convento di S. Chiara, e il sepolcro a Roberto Orsini pure in S. Biagio. Agli Orsini si deve il bel palazzo costruito nel 1460, in cui l'architettura del Rinascimento si trova a contatto con quella corrente catalana che ebbe larga fortuna, a giudicare dai portali e dalle finestre qua e là ancora esistenti e dalla ricca colonna del cero pasquale nel duomo. Del nolano Giovanni Merliano - Giovanni da Nola - la città conserva la tomba Albertini in S. Biagio, un S. Girolamo nel palazzo vescovile e il coro ligneo di S. Angelo in Palco, ora ricoverato nel palazzo del comune.
A poca distanza da Nola si trova Cimitile, l'antico Coemeterium dove erano venerati i corpi dei martiri cristiani e soprattutto di San Felice. Cimitile fu celebre per le sue basiliche erette nel sec. IV e rifatte nel V - insieme con un complesso di costruzioni che servivano di ricovero ai pellegrini e a coloro che si votavano a vita cenobitica - da Paolino, patrizio di Bordeaux, ritiratosi nel 394 presso la tomba di Felice ed eletto vescovo nel 410. Restano avanzi cospicui della basilica di S. Felice (con importarti sculture del sec. IX, del X e del XII, insieme con tracce di affreschi e musaici del V) e della basilica nuova, la cui abside tricora divenne nel sec. XIV la chiesa di S. Giovanni. Abbastanza conservata, nonostante che le pitture interne siano andate quasi interamente distrutte, è la piccola basilica dei Ss. Martiri eretta al principio del sec. VIII dal vescovo Leone III. Vi si trova forse il più antico esempio di protiro esistente in Italia.
Storia. - L'antica Nola fu, dopo Capua, la città più importante e più ricca del retroterra della Campania. Ricordata da Ecateo (500 a. C.) come città degli Ausonî, fu intorno all'anno 600 e insieme con Capua una delle principali piazzeforti dell'espansione etrusca verso il mezzogiorno della penisola; venuta, alla fine del sec. V, in possesso dei Sanniti, prese il nome osco di Novla e cioè di "città nuova" che appieno corrisponde alla denominazione già data da Ecateo. Ma la città italica, etrusca e sannitica, posta com'era sulla grande via di sbocco fra i monti e il mare, e lungo la grande arteria commerciale del retroterra campano, subì ben presto le influenze delle città della costa, e soprattutto di Neapolis. Durante la guerra sannitica, dopo aver invano cercato di recare efficace aiuto a Napoli con l'invio d'un corpo di 2000 uomini, sorpresa dal patto del foedus aequum stretto fra Roma e Napoli, assalita e devastata nel suo territorio fino sotto le mura della città dal dittatore Quinto Fabio, capitolò nel 311 a Roma e divenne città alleata. Durante la guerra annibalica, dopo la disfatta di Canne e la defezione di Capua, il partito popolare aveva tentato d'insorgere contro Roma e di preparare la resa ad Annibale; ma la resistenza del senato e del partito aristocratico e il pronto accorrere del pretore Claudio Marcello da Casilinum (odierna Capua) assicurò il possesso della città ai Romani e Nola diventò, nonostante i ripetuti assalti d'Annibale, la principale base d'operazione dell'esercito romano contro l'invasione cartaginese. Ma l'ultima rivolta degl'Italici contro Roma ebbe in Nola uno dei suoi più sanguinosi eventi. Gaio Papio Mutilo, a capo dell'esercito sannita, presa a tradimento la città, fece prigioniero il presidio romano (90 a. C.); nell'anno seguente Silla, sconfitti i Sanniti presso Pompei, li inseguì fino presso le mura di Nola e pose l'assedio alla città. Interrotte le ostilità dalla spedizione contro Mitridate, l'assedio venne riprese nell'80 e la città espugnata; sette anni dopo le orde dell'esercito di Spartaco portavano nuove rovine. Ebbe colonie di veterani di Silla, di Augusto, di Vespasiano al quale ultimo si deve soprattutto un nuovo vitale rinsanguamento della città. Vi morì Augusto nel 14 d. C.
Il cristianesimo ebbe in Nola uno dei più antichi e più importanti centri di vita religiosa: il cimitero cristiano di S. Felice a Cimitile, l'opera di S. Paolino, suo vescovo, sembrano ridare a Nola, prima della fine dell'evo antico, un ultimo bagliore d'arte e di civiltà.
Del perimetro della città antica, corrispondente a un dipresso all'odierno abitato, munita di mura e di torri, non è più chiaramente riconoscibile l'andamento e lo sviluppo, e non si sa ancora se determinarlo nella misura massima di 3 miglia, indicata da Ambrogio Leone, o se, in base alla scoperta di sepolcri all'ingiro, si debba restringere a una cittadella di non più d'un miglio di sviluppo. Probabilmente, mentre la città s'appoggiò in origine alle vicine alture sovrastanti, piu tardi, ma già fino dall'età sannitica, estese a somiglianza di Capua il suo abitato in numerosi pagi distribuiti nel suo territorio, fra il versante settentrionale del Vesuvio e i Monti di Sarno (Pagus Agrifanus, Capriculanus, Lauritanus).
Fra le grandi scoperte nolane è quella (1750) del Cippo Abellano che contiene, in lingua osca, il trattato con eui si regolavano l'amministrazione e il diritto di proprietà dell'area della zona del santuario di Ercole, posto nella zona di confine fra le due città vicine di Abella e di Nola (prima metà del sec. II a. C.).
Lungamente dibattuta fra storici e numismatici è il problema dell'ubicazione della città di Hyria attestataci da monete della fine del sec. V e di tutto il sec. IV che si trovano associate a monete di Nola e che, all'infuori della leggenda, presentano lo stesso tipo delle monete nolane, le une e le altre derivate dalla monetazione neapolitana. Contro la teoria che fa di Hyria il nucleo più antico ed etrusco di Nola, si va sempre più affermando il convincimento che si tratti di due città distinte, per quanto vicine e strettamente legate da vincoli commerciali.
Dopo che nel 455 la città fu distrutta dai Vandali di Genserico non riacquistò più l'antica importanza; nei secoli successivi, ebbe a soffrire nuovi saccheggi da parte dei Saraceni (860) e degli Ungheri (934). Unita nel 647 al ducato di Benevento, fece parte più tardi del principato di Salerno. Nel 1269 Carlo I la concesse in feudo a Guido di Montfort; nel secolo seguente, per il matrimonio d'una Montfort con un Orsini, venne a fare parte dei feudi della celebre famiglia; nel'400 furono così conti di Nola due dei maggiori condottieri dell'epoca: Orso degli Orsini e Nicola Orsini, conte di Pitigliano. Nel 1496 i Nolani sgominarono un presidio francese, lasciato nella città da Carlo VIII, e meritarono, per la loro azione, solenni diplomi di benemerenza da parte dei re aragonesi. Nel 1528, dichiarato ribelle Enrico Orsini, N. ritornò al demanio. Da ricordare, infine, per l'epoca del Risorgimento, che la rivoluzione napoletana del luglio 1820 scoppiò per la decisa azione d'un nolano, l'abate L. Minichini (v.) e la cooperazione del Morelli e del Silvati, tenenti nel reggimento di cavalleria "Borbone", di stanza a Nola.
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