STROZZI, Nofri
– Figlio di Palla di messer Jacopo Strozzi e di Margherita di Valorino Ciurianni, nacque nel 1345 a Firenze.
La sua attività politica assunse un discreto rilievo solo dopo la conclusione dell’esperienza di governo delle arti minori (1378-82), e quindi in concomitanza con la reazione oligarchica così detta albizzesca, di cui il cospicuo lignaggio degli Strozzi era largamente parte integrante. Per quanto riguarda l’accesso ai Tre maggiori (cioè ai rispettivi collegi componenti la Signoria), Nofri fu nel 1382 tra i Sedici gonfalonieri di compagnia (carica che ricoprì nuovamente trent’anni dopo); nel 1385 e nel 1396 ottenne il massimo onore politico, esercitando il gonfalonierato di Giustizia; nel 1411 e nel 1413 fu tra i Dodici buonomini. Partecipò anche ad alcune missioni diplomatiche per conto della Repubblica fiorentina nel primo decennio del XV secolo. Inoltre, tra il 1394 e il 1416 ebbe modo di ricoprire numerosi incarichi corporativi, svolgendo la funzione di console per l’arte di Calimala (cioè dei mercanti-banchieri internazionali) in ben otto occasioni, e infine fu per sette volte ufficiale del tribunale della Mercanzia.
Nofri, sposatosi con Giovanna di messer Scolaio Cavalcanti, è noto soprattutto per essere stato il padre di messer Palla (v. la voce in questo Dizionario), grande cultore degli studia humanitatis, accanito bibliofilo, nonché illustre committente di opere d’arte. Ma il mecenatismo del figlio sarebbe stato in buona misura impossibile se in precedenza non fosse stata accumulata una straordinaria fortuna in termine di ricchezza mobiliare e immobiliare. La documentazione contabile conservata nelle Carte strozziane dell’Archivio di Stato di Firenze e alcune lettere commerciali custodite nel fondo Datini dell’Archivio di Stato di Prato forniscono un quadro non esauriente ma assai significativo delle sue molteplici occupazioni.
Nel solco della tradizione affaristica fiorentina, Nofri non ebbe remore ad affrontare sfide e rischi d’impresa in ambito sia commerciale sia finanziario, senza trascurare il comparto assicurativo. Pur non avendo fondato una società dotata di autonoma personalità giuridica, e quindi agendo spesso a titolo individuale, egli era solito investire i suoi capitali in una svariata congerie di attività, utilizzando (con grande disinvoltura e flessibilità) temporanee associazioni in compartecipazione con soggetti imprenditoriali terzi e sfruttando abilmente lo strumento degli agenti commissionari. Tra i suoi più frequenti partner occasionali figurarono le aziende mercantili-bancarie dei Davanzati (di Firenze e di Venezia), dei Tornabuoni (di Firenze e di Londra), degli Ardinghelli (di Firenze e di Londra), degli Orlandini (di Londra e di Bruges), dei Medici, degli Alberti, dei Vettori, dei Mannini, degli Spinelli, di Francesco Datini (definito in una lettera «carissimo fratello») e di molti altri ancora. Non a caso, in una raccolta cinquecentesca di biografie ‘strozziane’ Nofri venne definito «uomo di governo e di non piccola esperienza, e spezialmente nelle cose marittime» (Le vite degli uomini illustri della casa Strozzi, 1892, pp. 15 s.).
In questo modo Strozzi si interessò massicciamente all’importazione di lana e di panni inglesi lungo la rotta che da Southampton conduceva a Porto Pisano, Genova e Piombino: tra il 1405 e il 1415 ricavò oltre 100.000 fiorini dalla vendita a Firenze di tali merci, ottenendo un utile netto del 25%. Investì anche nel connesso mercato delle polizze marittime, assicurando carichi di ogni tipo in viaggio su navi catalane, liguri, provenzali e veneziane, così come impiegò cospicue risorse nella negoziazione delle lettere di cambio, con una speciale predilezione per le contrattazioni tra Firenze e Venezia. Inoltre svolse con crescente intensità la funzione di banchiere, erogando credito a privati cittadini, a comitatini, a ecclesiastici, ad altri mercanti fiorentini (sia in patria sia fuori) e a veneziani. Non mancarono nemmeno i prestiti concessi alle città soggette, indebitate con Firenze per tasse arretrate nei confronti della Dominante, come nel caso del Comune di Pistoia da lui amministrato come podestà nel 1410: un esempio clamoroso di conflitto di interesse.
Le forme con le quali operava i suoi corposi investimenti finanziari (decine di migliaia di fiorini ogni anno) andavano dal semplice prestito a interesse, al mutuo garantito da pegno fondiario, dal deposito vincolato presso aziende terze, al mutuo incastrato nel meccanismo dei cambi valutari con l’estero (il così detto cambio secco o senza lettera, spesso praticato tra Firenze e Rialto). A sua volta riceveva somme in deposito, con l’obiettivo di incrementare il suo giro d’affari, come quando nel 1416 ottenne oltre 3000 fiorini dal neosignore di Perugia, il condottiero di ventura Andrea Fortebracci, detto Braccio da Montone.
Uomo d’affari caratterizzato da grande spregiudicatezza e da una irrefrenabile bramosia di guadagno, Nofri risultò essere il settimo contribuente cittadino in occasione della prestanza generale (un prestito forzoso) imposta nell’anno 1403. Dopo questa data, tuttavia, il suo patrimonio non fece altro che crescere, in termini di ricchezza sia mobiliare sia immobiliare. Il credito concesso a piccoli proprietari terrieri e ad abitanti delle comunità rurali, spesso impossibilitati a onorare gli impegni contratti incautamente, permise infatti a Strozzi di entrare in possesso di vasti complessi fondiari e di fabbricati nelle campagne poste a occidente di Firenze, in particolare nei pressi di Campi, Poggio a Caiano, Carmignano, Prato, Monte Murlo, Empoli, tutti luoghi dove successivamente il figlio avrebbe eretto ville e case da signore. Con le stesse modalità acquisì alcune case, botteghe e persino un palazzo nelle stesse aree urbane dove già erano presenti immobili di famiglia (le parrocchie di S. Maria Ughi e di S. Trinita, situate nel quartiere di S. Maria Novella).
Quando, ormai ultrasettantenne ma per niente disposto ad abbandonare i suoi affari, Nofri morì a Firenze nel corso del 1418, lasciò all’unico figlio ed erede sopravvissuto, il neo cavaliere messer Palla, un patrimonio favoloso, tanto che nel 1427, all’epoca del primo catasto della Repubblica fiorentina, il suo successore risultò essere il maggiore contribuente dello Stato, persino più ricco del banchiere Giovanni di Bicci dei Medici.
Tuttavia, il passaggio ereditario segnò una forte discontinuità familiare, perché messer Palla si dimostrò poco propenso a continuare le attività imprenditoriali paterne, interessato com’era alle umane lettere, alla diplomazia e al mecenatismo.
Dalle carte di Nofri del resto, sia Palla sia suo fratello minore Niccolò (morto nel 1411) emergono molto raramente, al contrario di un terzo figlio naturale (Marco): segno indubitabile che la discendenza legittima, per un motivo o per un altro, si dimostrò sempre molto distaccata nei confronti degli affari paterni.
La ‘frattura’ in casa Strozzi ricevette una sanzione particolare con le vicende legate al monumento funebre di Nofri fatto erigere nella sagrestia della basilica di S. Trinita. Il testamento, redatto nel 1417 dall’anziano mercante-banchiere, prevedeva lo stanziamento di una somma (nemmeno troppo elevata considerando la ricchezza del testatore) per una erigenda cappella Strozzi posta all’interno della chiesa vallombrosana. Una volta scomparso il padre, messer Palla in qualche misura piegò le disposizioni paterne ai suoi desideri, dando libero sfogo al suo raffinato gusto artistico. Così, non solo chiamò Lorenzo Ghiberti a lavorare per il sepolcro monumentale, ma commissionò a Gentile da Fabriano (maestro del gotico internazionale e fresco reduce da un periodo di intenso lavoro presso Pandolfo Malatesta signore di Brescia) la realizzazione della grande pala di altare nota come Adorazione dei magi (oggi esposta alla Galleria degli Uffizi): il trionfo dell’edonismo aristocratico raffigurato sopra la tomba di un insaziabile uomo d’affari dai gusti non particolarmente raffinati.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Carte strozziane, s. 3, n. 75 (Vite degli huomini illustri della famiglia degli Strozzi) parte seconda, cc. 84r-86v, n. 279 (Quaderno di debitori e creditori di Nofri di Palla Strozzi segnato I, 1394-1400), n. 280 (Libro giallo segnato ‘M’ di Nofri Strozzi, 1405-1415), n. 281 (Libro giallo segnato ‘A’ di Nofri Strozzi, 1405-1414); s. 4, n. 340 (Quaderno di spese a Pisa nell’anno 1411); Catasto, 76, cc. 169v-202v (dichiarazione fiscale al catasto di Palla di Nofri Strozzi, 1427); Archivio di Stato di Prato, Datini, 331.14/1700-1; 490.22/505965; 767.23/514245-50; 770.19/514259-66; 772.28/514251-8; 772.28/ 9292206 (lettere commerciali degli anni 1393-98). Per gli uffici pubblici cfr. tratte on line http://cds. library.brown.edu/projects/tratte/main.html (15 gennaio 2019).
Le vite degli uomini illustri della casa Strozzi. Commentario di Lorenzo di Filippo Strozzi, a cura di P. Stromboli, Firenze 1892, pp. 15 s.; G. Poggi, La cappella e la tomba di Onofrio Strozzi nella chiesa di Santa Trinita, Firenze 1903; L. Martines, The social world of the Florentine humanists 1390-1460, Princeton 1963, pp. 353-365; H.J. Gregory, A Florentine family in crisis: the Strozzi in the fifteenth century, tesi di dottorato, London 1981; R. Jones, Palla Strozzi e la sagrestia di Santa Trinita, in Rivista d’arte, s. 4, XXXVII (1984), pp. 9-106; P. Viti, Le vite degli Strozzi di Vespasiano da Bisticci. Introduzione e testo critico, in Atti e Memorie dell’Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria, n.s., XXXV (1984), pp. 75-177; H.J. Gregory, Chi erano gli Strozzi nel Quattrocento?, in Palazzo Strozzi. Metà millennio 1489-1989, Roma 1991, pp. 15-30; C.B. Strehlke, Palla di Nofri Strozzi, «kavaliere» e mecenate, in Gentile da Fabriano agli Uffizi, a cura di A. Cecchi, Cinisello Balsamo 2005, pp. 41-58; R.A. Goldthwaite, The economy of Renaissance Florence, Baltimore 2009, p. 437; S. Tognetti, Gli affari di messer Palla Strozzi (e di suo padre Nofri). Imprenditoria e mecenatismo nella Firenze del primo Rinascimento, in Annali di storia di Firenze, IV (2009), pp. 7-88; Id., Firenze, Pisa e il mare (metà XIV - fine XV sec.), in Firenze e Pisa dopo il 1406. La creazione di un nuovo spazio regionale, a cura di S. Tognetti, Firenze 2010, pp. 151-175 (in partic. pp. 160, 162); M. Bulgarelli, La sagrestia di Santa Trinita a Firenze. Architettura, memoria, rappresentazione, in Quaderno dell’Istituto di storia dell’architettura, 2011-2012, voll. 57-59, pp. 25-36; I. Chabot, Ricostruzione di una famiglia. I Ciurianni di Firenze tra XII e XV secolo. Con l’edizione critica del “Libro propio” di Lapo di Valore Ciurianni e successori (1326-1429), Firenze 2012, pp. 47, 69, 80, 114, 119, 125, 133, 145 s., 206, 208; S. Tognetti, Galeras estatales y veleros privados en la República florentina del Cuatrocientos: la praxis mercantil, in Navegación institucional y navegación privada en el Mediterráneo medieval, a cura di R. González Arévalo, Granada 2016, pp. 107-144 (in partic. pp. 112-114, 126 s., 133 s.).