NOFRI di ser Pierodelle Riformagioni
NOFRI di ser Pierodelle Riformagioni. – Nacque, in luogo incerto, presumibilmente tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del XIV secolo, poiché è noto che nel 1362 aveva già conseguito la qualifica di giudice e aveva già dato inizio alla la professione di notaio.
Dopo essersi formato culturalmente e aver ottenuto la qualifica di giudice in un’università che rimane ignota, svolse attività di notaio per più di un cinquantennio: un suo registro di imbreviature, l’unico conservato, infatti, va dal 1410 al 1413 (Arch. di Stato di Firenze, Notarile antecosimiano, 15313). A Firenze ebbe un considerevole rilievo sociale e politico. Tenne vari uffici del Comune, nella scia della carriera del padre, il quale, notaio delle Riformagioni dal 1348 al 1378, fu soprannominato «ser Piero delle Riformagioni», nomignolo poi trasformato in cognome. Nel 1378 fu notaio degli ambasciatori fiorentini incaricati di concludere con il pontefice un accordo di pace, di cui redasse il testo (I Ciompi..., 1888, p. 5; Il Tumulto dei Ciompi..., 1934, p. 56).
Prima degli anni Settanta, assieme al padre aveva effettuato cospicui investimenti fondiari nel Valdarno Superiore, tanto che il cronista Marchionne di Coppo Stefani osservava che: «avea in quello paese grande seguito; perocché quando era in Firenze ed in istato, era egli e ’l padre quasi un signorello di tutta quella provincia, perché lassù avieno tutte loro possessioni ed assai» (Cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, 1903, p. 350, rubrica 826).
Politicamente padre e figlio sostennero le posizioni dell’oligarchia cittadina raccolta attorno alla parte guelfa e le pratiche esclusorie basate sulle accuse di ghibellinismo da essa attuate per un trentennio, dal 1347 al 1378 (Mazzoni, 2010). Nel 1378, però, entrambi furono costretti all’esilio a seguito di due rivolte popolari: la prima scoppiata in giugno, la seconda – il celebre tumulto dei ciompi – in luglio. I ciompi incendiarono le case di ser Piero, le quali «erano molte piene, d’orevolissime masserizie e d’ariento», e lo sollevarono dalla carica di notaio delle Riformagioni, costringendolo a rifugiarsi a Siena (I Ciompi..., 1888, p. 9; Il Tumulto dei Ciompi..., 1934, p. 57). All’epoca messer Nofri era a Tivoli notaio degli ambasciatori inviati al pontefice. Tornato inizialmente a Firenze, raggiunse subito il padre a Siena, dove, nonostante alcuni tentativi di conciliazione del nuovo regime che guidava Firenze dopo aver cacciato i ciompi, riunì attorno a sé un circolo di esuli, aiutandoli materialmente e coordinandone le azioni, e organizzò scorrerie nel territorio fiorentino, per le quali fu condannato a morte dai tribunali cittadini.
Di notevole importanza si dimostrarono allora i suoi rapporti, certamente pregressi, con la famiglia romana degli Orsini – in particolare con Guido di Aldobrandino e Bertoldo di Niccolò conti di Soana, con Nicola conte di Nola, con Rinaldo conte di Tagliacozzo – e con quelle dei marchesi di Santa Maria – nella persona del marchese Piero – e dei conti Guidi, dalle quali ottenne sostegno politico e finanziario. Rientrò a Firenze certamente dopo la caduta del regime a lui avverso, nel gennaio 1382.
Ebbe in moglie una monna Antonia di cui non si conosce la famiglia, e, secondo le indicazioni anagrafiche del catasto del 1427, almeno tre figli: Iacopo nato nel 1384, ser Andrea nel 1387, e Filippo nel 1392 (L’Assedio di Pisa..., 1885, p. LXXIII).
A distanza di anni, dovette fare nuovamente appello all’antica amicizia con i conti di Soana, questa volta per favorire il governo cittadino: nel novembre 1405, infatti, dopo essere stato richiamato dal soggiorno «al luogo suo presso all’Ancisa, el quale si chiama “Prulli”» – ove sorgeva la «domo mea sive palatio» nella quale avrebbe rogato i suoi atti una decina di anni dopo – gli fu ordinato dai Dieci di Balìa di recarsi al campo dell’esercito impegnato nell’assedio di Pisa, con l’incarico di riconciliare messer Rinaldo Gianfigliazzi, membro dei Dieci, e il conte Bertoldo di Niccolò, allora capitano dell’esercito fiorentino (ibid., pp. 30-32).
Dopo la conquista di Pisa nel 1406, non si hanno più notizie biografiche su messer Nofri, la cui ultima attestazione in vita proviene dalle sue imbreviature e risale al 19 novembre 1413.
Morì prima del 1415, poiché in quell’anno risultò deceduto all’atto dell’estrazione del suo nominativo per l’ufficio dei Dodici Buonuomini.
Messer Nofri fu l’autore di due brevi resoconti storici, parzialmente autobiografici: il primo va dal giugno 1378 al marzo 1380 (un accenno all’esilio di Michele di Lando tuttavia è riferibile al gennaio 1382), il secondo dall’ottobre 1392 al luglio 1406. Sebbene siano adespoti e anepigrafi, l’attribuzione a messer Nofri può dirsi certa grazie a un inciso del testo, altrimenti tutto condotto in terza persona, nel quale, articolando una subordinata, il narratore passa alla prima persona (Il Tumulto dei Ciompi..., 1934, p. 60). Vi si possono affiancare altresì i titoli aggiunti in età moderna – forse dal senatore Carlo di Tommaso Strozzi (1583-1671), celebre erudito e già possessore del testimone più antico – che recitano «Historia di ser Nofri delle Riformagioni» e «Historia di ser Nofri di ser Piero delle Riformagioni notaio». In verità, la distanza cronologica tra le due serie di eventi descritti lascia pensare che questi resoconti siano i frammenti superstiti di un’opera più complessa, la cui definizione di cronaca, avanzata dagli editori, lascia altresì perplessi: la presenza di numerosi riferimenti autobiografici e familiari, nonché l’andamento generale della narrazione, sembrano più consoni a un libro di ricordanze arricchito da ampi excursus di storia politica (I Ciompi..., 1888, pp. XXI e XXIII; Il Tumulto dei Ciompi..., 1934, p. 53).
Due ne sono i testimoni conosciuti. Il più antico – proveniente, come osservato, dalla collezione degli Strozzi, e oggi conservato presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze (Magliabechiano, II.IV.348, cc. 22v-26v) – è un codice miscellaneo, vergato con una scrittura trecentesca, quindi più o meno coevo alla stesura originale, ma non certo autografo, come rivela l’incompletezza di molte liste di nomi che risultano ecceterate. È inoltre lacunoso per la perdita di varie carte, di modo che manca il racconto di circa un anno: si interrompe infatti dopo l’incendio delle case di ser Piero il 20 luglio 1378, e riprende dopo il 29 luglio 1379 (I Ciompi..., 1888, p. 9; Il Tumulto dei Ciompi..., 1934, pp. XI, 53, 57-62). Il più recente – oggi conservato presso la Biblioteca Alessandrina di Roma (manoscritto 165, cc. 41-54) – è anch’esso miscellaneo, databile alla fine del secolo XVII, ma contenente il testo completo, cosicchè viene a supplire la lacuna del suo archetipo (ibid., p. 53).
La prima edizione a stampa – nonché sino a oggi unica, – del resoconto relativo alla conquista di Pisa si deve all’erudito Giuseppe Odoardo Corazzini, che dell’opera conobbe soltanto il testimone fiorentino (L’Assedio di Pisa.Scritti e documenti inediti, Firenze 1885, pp. LVI-LXXVIII, 3-57). Lo stesso Corazzini pubblicò anche l’altro resoconto (I Ciompi, cronache e documenti. Con notizie intorno alla vita di Michele di Lando, Firenze 1888, pp. XXI-XXIII e 3-18). Nel 1915, questo medesimo resoconto fu oggetto della ricerca di Gino Scaramella, che potè emendarne il testo grazie alla scoperta del testimone romano, e lo pubblicò, nella silloge intitolata Il Tumulto dei Ciompi. Cronache e memorie, in un volume della collana dei Rerum Italicarum Scriptores (XVIII, 3, Bologna 1934, pp. XI-XII, 9, 53 s., 55-66).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato Firenze, Catasto, 69, cc. 482r-482v, 524r-525r, 549r-550r; Diplomatico, Santa Maria del Bigallo, 14 marzo 1361; Esecutore degli Ordinamenti di Giustizia, 856, cc. 24r-25v; 857, cc. 8r-9v; 870, cc. 37r-38v, 41r-42r, 48r-49r; 871, cc. 13r-14r, 15r-16r, 18r-19r; Notarile Antecosimiano, 15313; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, II.IV.348, cc. 22v-37v; Cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, a cura di N. Rodolico, in Rer. Italic. Script., XXX, 1, Città di Castello 1903, p. 350 ; E. Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, IV, Firenze 1841, pp. 664-670; I Capitoli del Comune di Firenze. Inventario e Regesto, a cura di C. Guasti, I-II, Firenze, 1866-93; D. Marzi, La cancelleria della Repubblica Fiorentina, I-II, Firenze 1987 (1a ed., Milano, 19101); V. Mazzoni, Accusare e proscrivere il nemico politico. Legislazione antighibellina e persecuzione giudiziaria a Firenze (1347-1378), Pisa 2010.