nocchiero (nocchiere)
Il senso proprio di " guida di un'imbarcazione " è documentato in If III 98 nocchier de la livida palude (Caronte), VIII 80 (con allusione a Flegiàs) e in Pg II 43 il celestial nocchiero, cioè l'angelo che guida il vasello snelletto e leggero su cui le anime vengono trasportate dalla foce del Tevere alla spiaggia del Purgatorio.
Ancora in senso proprio: in una nave, sì come ciascuno officiale ordina la propria operazione nel proprio fine, così è uno che tutti questi fini considera... e questo è lo nocchiero (Cv IV IV 5); analogamente, a perfezione de la universale religione de la umana spezie conviene essere uno, quasi nocchiero, che... abbia... officio di comandare. E questo officio per eccellenza imperio è chiamato (§ 6). Con il n. s'identifica dunque l'imperatore; il termine s'inserisce così in un contesto metaforico, che si ripete nel Purgatorio: l'Italia, divenuta serva e di dolore ostello, può ben essere definita nave santa nocchiere in gran tempesta (Pg VI 77), " idest, carens principe gubernatore ", Benvenuto (ma anche nocchiero, nochiero in codici sia toscani che settentrionali).
Ancora in uso metaforico, sempre in contesto proprio, in Pd XXIII 69 non è pareggio da picciola barca / quel che fendendo va l'ardita prora, / né da nocchier ch'a sé medesmo parca, dove, paragonata a un " lungo e difficile tratto di mare " l'ardua opera letteraria intrapresa (cfr. Petrocchi, Introduzione 241), il n. è D. stesso.