NIRU (Non Inflationary Rate of Unemployment)
NIRU (Non Inflationary Rate of Unemployment) Tasso di disoccupazione che mantiene costante l’inflazione; in corrispondenza di esso, quindi, le pressioni inflazionistiche sono ridotte.
Per comprendere il NIRU si deve assumere l’ipotesi in base alla quale imprese e lavoratori hanno la capacità di determinare prezzi e salari. Il concetto è stato introdotto nei modelli che analizzano il funzionamento del mercato del lavoro in condizioni di concorrenza imperfetta (➔), dove si ipotizza che le aziende siano in grado di creare e sfruttare il proprio potere di mercato, quindi di fissare il prezzo a un livello superiore rispetto al costo marginale applicando un ricarico sul costo di produzione (politica di mark up pricing), e i lavoratori, dotati di potere contrattuale perché organizzati in sindacati o grazie ai costi di turn over (➔ insider-outsider), contrattino il salario monetario, tenendo conto dell’inflazione attesa. In tale contesto, i lavoratori e le imprese competono fra loro per la suddivisione del prodotto (cioè del reddito reale), usando il loro potere di mercato: i primi, cercando di ottenere il più alto salario possibile, e le seconde, innalzando i prezzi. Se gli obiettivi di reddito reale delle due parti sono incompatibili, cioè se la somma delle quote di reddito reale desiderate da lavoratori e imprese è maggiore di quanto disponibile, si mette in moto un processo inflazionistico, conseguente al fatto che ognuna delle parti cercherà di realizzare il proprio obiettivo aumentando il salario o il prezzo.
Il NIRU è l’unico tasso di disoccupazione al quale l’inflazione è costante. Infatti a questo tasso di disoccupazione di equilibrio gli obiettivi delle due parti (il salario reale rivendicato dai lavoratori e il margine sul salario perseguito dalle aziende) sono compatibili fra loro. L’esistenza del NIRU non esclude la possibilità di avere disoccupazione involontaria, vale a dire l’esistenza di individui disposti a lavorare al salario corrente, ma che non trovano un’occupazione (R. Layard, S. Nickell, R. Jackman e D. Soskice sono tra gli economisti che hanno dedicato particolare attenzione a queste tematiche). Il saggio di salario reale associato al NIRU può essere superiore a quello che, in condizioni di concorrenza perfetta (➔), garantirebbe il pieno impiego di tutti i lavoratori. La ricerca economica si è sviluppata elaborando teorie in grado di spiegare i meccanismi attraverso i quali si forma un saggio salariale associato a disoccupazione involontaria. Alcune teorie considerano mercati del lavoro caratterizzati dalla presenza significativa di sindacati, che accrescono il loro potere contrattuale se aumenta il sussidio di disoccupazione o la capacità di organizzare scioperi e sopportarne gli effetti nel tempo. Secondo altre teorie, anche in assenza di sindacato, gli imprenditori sono incentivati ad accordare un salario più alto di quello che assicurerebbe la piena occupazione, poiché percepiscono una relazione diretta fra produttività del lavoro e livello del salario (teoria dei salari di efficienza, ➔ disoccupazione ). Non esiste un unico valore del NIRU, poiché i fattori sociali e istituzionali che determinano il modo in cui imprese e sindacati fissano prezzi e salari (per es., la composizione della forza lavoro, la struttura della contrattazione o il sistema dei sussidi di disoccupazione) cambiano nel tempo e da un Paese all’altro, facendo così variare anche il NIRU. Per es., l’evidenza empirica mostra che negli Stati Uniti il NIRU era, alla fine del 20° sec., inferiore a quello medio europeo.