Vedi NIPPUR dell'anno: 1963 - 1996
NIPPUR (v. vol. V, p. 526)
Dal 1948 a oggi lo scavo di questa città mesopotamica è stato condotto, talvolta in collaborazione con altre istituzioni, dall'Oriental Institute di Chicago.
La costante occupazione del sito per millenni e la ricostruzione continua delle strutture urbane hanno determinato l'attuale configurazione del tell, alto più di 18 m ed esteso, da NE a SO, per più di 1 km. L'area di scavo di N. si è fortemente ampliata nel corso degli ultimi trent'anni, estendendosi ad altri settori pubblici, privati e sacri del sito, oltre ai già noti complessi di culto del dio Enlil e della dea Inanna. Il Tempio di Inanna, riportato alla luce tra il 1955 e il 1961 e finora noto solo dai rapporti preliminari, comprende 23 livelli, dall'età protostorica all'età partica, con resti particolarmente significativi dell'edificio di culto per i livelli VII-VIII, appartenenti alla piena età protodinastica (2600-2500 a.C.). Il tempio, con un unico ingresso a N, è in questa fase costituito da due santuari appaiati, con le celle dotate di arredi fissi, quali altari, piattaforme per le statue delle divinità, alti podi in muratura per gli ex-voto dei fedeli. Notevoli sono alcune statuette votive in pietra e placchette a rilievo provviste di fori al centro - entrambe tipologicamente e cronologicamente analoghe a quelle provenienti dai templi delle città situate lungo il fiume Diyāla - e dei bacini a doppia vasca anch'essi votivi, rari arredi di culto della Mesopotamia del III millennio a.C.
In base a studi recenti è stata proposta per la fabbrica un'attività scribale parallela a quella religiosa, ma che testimonia il controllo economico da parte di una élite privata insediata all'interno del complesso stesso.
Il Tempio di Enlil, che sorge su un'area in precedenza occupata da strutture, forse anch'esse di carattere sacro, in parte databili all'età di Naram-Sin di Accad (2254-2218 a.C.), costituisce uno dei maggiori centri di culto del dio dall'età della III dinastia di Ur (fine del III millennio a.C.) fino all'età assira (metà del I millennio a.C.), per essere poi fortemente alterato in epoca partica, quando le imponenti strutture di una fortezza inglobarono l’Ekur, il santuario vero e proprio.
L'Ekur, cioè la corte interna del complesso di culto, contiene una piattaforma su cui s'innalza un tempio, che all'età della III dinastia di Ur si trasforma nella ziqqurat (torre scalare con il sacello sulla sommità), ricostruita nel II millennio e forse articolata in tre piani, raccordati da un sistema di scalinate che conducevano fino alla sommità del tempio. Accanto alla ziqqurat si ergeva il Tempio di Enlil, a mura esterne contraffortate, con entrata principale lungo la parete di SO, e due celle (vani 13 e 18), secondo la frequente planimetria mesopotamica a «bent-axis». Le installazioni di culto nelle due celle sono principalmente costituite da altrettanti altari che inglobavano luoghi per la combustione e dunque per offerte da ardere, come testimoniano le ampie tracce di fuoco e le ripetute ricostruzioni subite nel corso del tempo.
Prove evidenti che il tempio fosse dedicato al dio Enlil sono offerte dalla scoperta di un deposito di fondazione, ancora in situ, con lunga iscrizione dedicatoria, e dai numerosi mattoni iscritti al nome del re Ur-Nammu, fondatore della III dinastia di Ur (2112-2095 a.C.), che definiscono l'edificio «la casa di Enlil» (É-Enlil), accanto ad altri che citano l’Ekur, cioè l'area più sacra del complesso di culto.
La presenza almeno fino alla seconda metà del II millennio di due celle all'interno dello stesso contesto sacro e per la stessa divinità, non frequente nella documentazione archeologica finora nota, è stata motivata con la differente funzione dei due sacelli, l'uno destinato alla preparazione dei cibi per Enlil, l'altro per quelli offerti a divinità minori, e successivamente consumati nel «tempio alto», sulla ziqqurat.
A S della zona dei templi si sviluppa un vasto quartiere, definito «degli scribi» per la ricca documentazione epigrafica che ne proviene, costituito da due aree di case private, con attestazione d'uso dall'età accadica (2335-2193 a.C.) al periodo achemenide (550-330 a.C.), e occupate assai più tardi, in età islamica, come cimitero comune. I testi, per lo più lessicali, sono esercitazioni scolastiche che, secondo un'ipotesi, facevano originariamente parte della collezione di piccole scuole gestite privatamente dagli scribi. Le abitazioni sono talvolta provviste di un piccolo santuario ricavato nella stanza centrale e dedicato al culto di divinità personali o familiari, fin dal periodo della III dinastia di Ur (fine del III millennio a.C.). I reperti artistici di maggior rilievo consistono in numerosi sigilli cilindrici e nelle loro impronte, spesso connesse con le tavolette scritte e provviste di datazione certa, appartenenti a tutte le fasi principali dell'insediamento, dal III al I millennio a.C., e anche più antiche, per una persistenza d'uso nel tempo, con spiccata frequenza delle scene rituali e delle lotte fra le fiere e gli esseri antropomorfi. La statuaria è rappresentata da un piccolo lotto di cinque figure, di varia provenienza e attribuzione cronologica, purtroppo tutte frammentarie, assise o stanti, con caratteri fortemente eterogenei, di cui la più integra è stata interpretata come la raffigurazione di un dio, onorato in una piccola cappella pubblica dell'area TB.
Analogamente al Tempio di Enlil anche un altro complesso sacro, il c.d. Tempio Nord, all'estremità settentrionale del sito, conserva resti di strutture protostoriche, e si sviluppa, nel corso del III millennio a.C., per 10 livelli, dall'età protodinastica (livelli X-III) all'età accadica (livelli II-I). L'ampio edificio si erge su una piattaforma artificiale, frutto dell'accumulo di detriti fin dall'età protostorica, isolato dal resto dell'area Sacra di N. e collocato in una zona di evidente impiego residenziale. La planimetria dei livelli protodinastici ripropone quella di altri templi mesopotamici coevi, riconducibile a un cortile principale, preceduto da un vestibolo, ove è situata a Ν l'entrata al tempio, e a due antecelle, in asse con la cella vera e propria. Dei numerosi testi cuneiformi provenienti dall'area del Tempio Nord nessuno reca una convincente prova per l'identificazione della divinità cui era dedicato, sebbene venga citato spesso un «Tempio di Ninurta», l’Ešumeša, da collocare topograficamente piuttosto vicino all’Ekur. Dopo la fioritura del III millennio la funzione cultuale del tempio sembra estendersi all'intera area circostante, trasformata in una piattaforma con la fronte ornata da nicchie, costruita almeno già al periodo della III dinastia di Ur, in base all'evidenza ceramica. Sebbene nulla resti dell'imponente tempio che tale struttura doveva sostenere, sparsi dati archeologici consentono tuttavia di rilevare una continuità d'uso dell'area fino al periodo cassita, quando una nuova facciata in mattoni rivestì la precedente, in concomitanza con il rifiorire del sito nel XIV sec. a.C.
Dal 1972-73 il programma di scavi a N. prevede, secondo un progetto mirato, di mettere in luce altre zone della città, in particolare complessi amministrativi e di abitazione, e strutture propriamente urbane (mura di cinta, canalizzazioni, ecc.), per la ricostruzione topografica e urbanistica del sito e per l'identificazione delle funzioni degli edifici maggiori. I lavori si concentrano sul tell occidentale, già oggetto di scavi da parte della Pennsylvania University nel secolo scorso, dove, sotto estese tracce di un insediamento islamico, giacevano strutture di età partica. In quest'area si innalzava un imponente edificio a pilastri, di età seleucide (312-141 a.C.), accanto al quale fu rinvenuta la collezione di tavolette della famiglia del mercante Murašu, databile intorno al V sec. a.C. I settori occidentali del tell sistematicamente scavati e tuttora in corso d'indagine si riconducono a tre aree principali, denominate WA, WB, WC. Nel settore WA i resti di un
piccolo tempio databile all'età achemenide testimoniano contatti con l'Egitto, per la presenza di una placca alabastrina incisa con iscrizioni geroglifiche e un Horus che regge ofidi e scorpioni. Lungo il lato O del tempio sono emersi inoltre i resti di un altro edificio di culto, in vita dall'età di Isin e Larsa (prima metà del II millennio a.C.) fino a quella neo-babilonese (prima metà del I millennio a.C.); la natura sacra dell'edificio è assicurata dalla documentazione epigrafica pertinente al periodo più antico della fabbrica, sebbene la divinità resti ancora ignota: certo di grande prestigio, per la grandezza e la persistenza di impiego di tale tempio.
Nel settore WB, accanto all'area dove la missione della Pennsylvania University scoprì circa un migliaio di tavolette fuori contesto, si estende un ampio quartiere residenziale privato di età paleo-babilonese, con resti di tavolette cuneiformi datate ai regni di Hammurapi di Babilonia e di Samsu-Iluna, nel pieno XVIII sec. a.C. Nella stessa zona è stato scoperto anche un edificio cassita, forse adibito a magazzino e a centro di registrazione amministrativa dei beni, per il tipo di testi sulle numerose tavolette in esso rinvenute, più di 200 frammenti, che riguardano partite di granaglie e olio,^ e altri beni di consumo, datati ai regni di Kudur-Enlil e Šagarakti-Šuriaš (XIII sec. a.C.). La planimetria dell'edificio sembra riprodurre, seppure in scala assai minore, il complesso palatino della capitale cassita, Dūr-Kurigalzu, con il modulo del cortile centrale intorno al quale si sviluppano più serie parallele e spesso non comunicanti di vani. Nel 1975 gli scavi si estendono a una nuova area del tell occidentale, nella parte più bassa, costituita da una serie di monticoli ove vengono in luce settori delle mura urbiche e del loro angolo meridionale, con uno spessore di più di io m, erette in mattoni cotti sia per le fondazioni sia per l'alzato: tutte e tre le fasi di costruzione e di riedificazione individuate appartengono al periodo della III dinastia di Ur (una tavoletta è datata con certezza al regno di Šulgi, 2094-2047 a.C.).
La tecnica costruttiva prevedeva all'interno della struttura una serie di vani rettangolari preservati solo in fondazioni, e di forni da pane e focolari per la cottura di alimenti e vasellame. All'interno delle mura urbiche si estende un ampio edificio di età cassita, che nella sua fase più tarda è coevo ai regni dei sovrani del XIII sec. a.C., Šagarakti-Suriaš, Kudur-Enlil e Nazi-Marutaš, e, lungo il margine SE, una serie di unità abitative risalenti all'età di dominio assiro, nel VII sec. a.C. I riscontri epigrafici permettono di datare le strutture precisamente all'età di Šamaš-šum-ukin, principe assiro e re di Babilonia alla metà del secolo, fratello di Assurbanipal, re di Assiria. Recenti sondaggi adiacenti al perimetro delle mura hanno già indicato la presenza di abitazioni più antiche, di età accadica, e i resti di una seconda cinta muraria a esse coeva, più estesa a O e a S della precedente, quando forse la città occupava un'area assai maggiore di quanto finora supposto.
Dal settore WC proviene infine un frammento di tavoletta con l'incisione di una pianta «topografica» della città, forse riferita alla zona orientale, più sacra, con l'indicazione del perimetro delle mura e delle porte urbiche, del corso dell'Eufrate e dell'area della ziqqurat di Enlil. La redazione della pianta può essere stata effettuata durante il periodo cassita, quando nel corso del XIII sec. a.C. N. rifiorì dopo una lunga fase di abbandono e di drastica riduzione dell'estensione urbana a seguito di eventi traumatici, ancorché ignoti, per la vita della città, collocabili al 1720 a.C., terminus ante quem della documentazione testuale amministrativa ed economica del sito, fino alla ripresa sotto il re cassita Kadašman-Kharbe I.
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