TAMASSIA, Nino (Giovanni). – Nacque il 1° dicembre 1860 a Revere, un piccolo paese della campagna mantovana ora parte di Borgo Mantovano. Suoi genitori furono Elisa Malagola e Serafino, medico condotto, probabilmente nipote di Giovanni Tamassia, «patriota energico» e intellettuale economista tra fine Settecento e primo Ottocento (C. Carnino, Giovanni Tamassia, «patriota energico». Dal Triennio rivoluzionario alla caduta di Napoleone (1796-1814), Milano 2017, p. 7)
Ebbe una sorella di nome Pia e un fratello maggiore, Arrigo, anatomopatologo non ignoto, autore di svariate pubblicazioni scientifiche, poi senatore come il fratello minore.
Frequentò il liceo a Mantova e giurisprudenza a Pavia quale allievo ghisleriano, grazie a una borsa di studio vinta presso l’omonimo collegio. Si laureò il 9 luglio 1883 con una tesi in storia del diritto italiano sotto la guida, in qualità di relatore, di Pasquale del Giudice, uno dei suoi mentori rievocato con affetto. Poco dopo conseguì nello stesso Ateneo ticinese la libera docenza e iniziò la sua intensa attività scientifica e didattica, entrambe ricche di frutti e soddisfazioni. Nel percorso di perfezionamento e affinamento delle sue qualità professionali vinse subito un premio per un soggiorno all’estero che passò a Strasburgo: fu quella sede l’occasione per lui per addentrarsi nella metodologia e negli insegnamenti della scuola germanistica, negli apporti specifici dati da Edgar Loening e Rudolf Sohm, dapprima condivisi, poi, nel corso degli anni successivi, gradatamente superati in una prospettiva che troverà espressione in diversi suoi scritti, all’insegna di una mordente polemica.
Tornato dai suoi studi all’estero e avendo anche vissuto l’esperienza di un periodo di formazione presso la Biblioteca del Senato, con Francesco Schupfer, vinse un concorso per la cattedra di storia del diritto italiano presso la facoltà di giurisprudenza parmense, dove insegnò dal 28 novembre 1886 al 1888. Trasferito a Pisa dal 13 maggio 1888, proseguì lì l’attività didattica fino al 1895, anno della sua cooptazione nell’Ateneo di Padova in sostituzione di Antonio Pertile. Doveva essere questa la sua sede accademica, nella quale fu preside della facoltà giuridica, dal 1910 al 1919, e docente per trentasei anni fino alla sua scomparsa, partecipe assai reputato della vita universitaria patavina, coinvolto in prima persona in diversi momenti di spicco: un esempio significativo è l’orazione tenuta in occasione delle celebrazioni per il settimo centenario della fondazione dell’Ateneo (1922), ma sarebbe facile portarne altri. Per un lungo periodo insegnò anche diritto ecclesiastico: di questo impegno didattico rimangono numerose testimonianze (le Lezioni o Appunti di diritto ecclesiastico, secondo una denominazione variata nel tempo, in linotipia, conservati per gli anni dell’incarico).
Fu unito in felice matrimonio dal 15 giugno 1896 a Carmelita Centazzo, detta Carmela. La serena vita familiare fu allietata dalla nascita di un’unica figlia Mirelia, che ha lasciato di lui un ricordo fatto di tenere espressioni (L’attesa nell’ombra: pagine di un diario antifascista, Padova 1946).
Fu uno storico del diritto dai vastissimi interessi culturali, non circoscritti al suo ambito disciplinare: scrittore prolifico, autore di oltre centocinquanta saggi (raccolti in Scritti di storia giuridica, I-III, Padova 1964-1969) e di note monografie, nei quali – come sostenne Francesco Calasso – «sprizzano scintille di geniale originalità» (cit. in Checchini, 1962, p. 7), dimostra, anche al lettore di oggi, le ‘infinite’ curiosità stimolo alle ricerche, come pure la sua cultura enciclopedica, che lo spinsero a indagare su temi lontani dal suo sapere specializzato.
Gli esempi sono numerosissimi, espressione ora di uno spiccato gusto letterario, ora di una religiosità profonda, come Vita di popolo nei secoli XIII e XIV (1898), o Le nozze in Omero (1893), o Un episodio storico-giuridico nella favola apuleiana “Amore e Psiche” (1901), o La leggenda dei due amanti (1903), ancora S. Francesco d’Assisi e la sua leggenda (1906), poi tradotto in inglese, o Il canto XVI del Purgatorio (1911), o la serie delle spigolature sul capolavoro manzoniano, o Due papiri d’Oxirinco (1899-1900) e Oxyrhynch. Pap. I, 40 (1906), testimonianza evidente della sua valentia anche nell’addentrarsi in un campo estraneo al proprio ambito, da «barbaro ricercatore di antichità giuridiche», quale egli stesso si qualifica (Scritti di storia giuridica, cit., III, p. 89), o di amplissimi orizzonti storico-geografici, Sullo svolgimento storico della proprietà fondiaria in Svezia (1904), o L’allevamento dei figli nell’antico diritto irlandese (1899), sull’istituto dell’altrum (nutrimento, mantenimento, l’inglese fosterage: allevamento fuori dalla famiglia), o L’affratellamento (άδελφοποιησία) (1896), o Osculum interveniens. Contributo alla storia dei riti nuziali (1885).
Anche per l’Italia non si pose problemi di confini territoriali: la storia delle aree della penisola, caratterizzate da diverse consuetudini, leggi, tradizioni (si veda Il diritto di prelazione e l’espropriazione forzata negli statuti dei comuni italiani, in Archivio giuridico, XXXV (1885), pp. 3-39 e 251-294, scorribanda intelligente dal diritto germanico agli statuti dell’Italia longobarda centro-settentrionale, fino all’Italia meridionale con Puglia e Calabria e alle consuetudini sicule) mette alla prova le sue attitudini di ricercatore, sì che, settentrionale di cultura, non esita a interessarsi della storia giuridica ‘insulare’ (I Barbaricini: note per la storia della Sardegna, in Archivio storico italiano, s. 5, XXXI (1903), pp. 432-450), come di quella dell’Italia meridionale (Studi sulla storia giuridica del meridione, Bari 1957). Un capolavoro può essere reputato La famiglia italiana nei secoli decimoquinto e decimosesto (Milano-Palermo-Napoli 1910), molto apprezzato da Pier Silverio Leicht (1932-1933, p. 96), ‘originale’ nel momento in cui fu scritto (G. Galasso, Gli studi di storia della famiglia e il Mezzogiorno d’Italia, in Mélanges de l’École française de Rome, Moyen-Age, Temps modernes, XCV (1983), 1, pp. 149 s.). Nonostante l’autore si rendesse conto della difficoltà di tracciare un quadro complessivo della famiglia al di là del piano soltanto giuridico nei secoli XV e XVI, periodo non toccato in profondità fino ad allora riguardo alla tematica, e giudicasse il lavoro concluso solo «un tentativo», «un saggio che dovrebbe avere un carattere speciale; ma, in tutti i modi, qualcosa di molto modesto», pure perché si trattava di «tema [...] bellissimo, e anche nuovo» (La famiglia italiana..., cit., p. V), il risultato finale è ancora oggi «suggestivo e stimolante» (è del tutto condivisibile il giudizio che fu di Giuseppe Galasso, cit., p. 149).
Tamassia fu dapprima allineato su posizioni filogermanistiche (L’elemento germanico nella storia del diritto italiano, Bologna 1887, oggetto della prolusione parmense del 7 dicembre 1886) e chino in prevalenza, nelle sue ricerche, sulle fonti di diritto germanico, pure ‘predilette’ in altri e successivi periodi del suo percorso scientifico (da Le alienazioni degli immobili, Milano 1885 ai Ricordi longobardi nel territorio mantovano, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, LXXXI (1921-1922), pp. 561-567: nel mezzo numerosi sono i saggi a esse dedicati). Ma si dimostrò pure, nella prima fase della sua formazione, non alieno dal compiere approfondimenti sulle fonti bizantine (Una collezione italiana di leggi bizantine. Note, in Archivio giuridico, LV (1895), pp. 488-499) o di diritto romano, o ancora di diritto medievale: sono del 1888 Il diritto nella vita italiana, equilibrato affresco dell’intreccio di forze, Roma in primis, che contribuirono allo sviluppo del nostro diritto, e Bologna e le scuole imperiali di diritto, nonché Le origini dello studio bolognese e la critica del prof. F. Schupfer (tutti ibid., XL (1888), rispettivamente pp. 40-56, 241-284, 401-407), replica puntuta alla immediata censura schupferiana, definita «né seria, né misurata, e tutt’altro che scientifica»: p. 401); seguì Odofredo: studio storico-giuridico (in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, s. 3, XI (1892-1893), pp. 183-225, XII (1893-1894), pp. 1-83, 331-390). Particolarmente caro al suo Autore («il mio Odofredo» lo chiama in Lo schiavo di Bari, in Scritti..., cit., III, p. 137), diverrà imprescindibile per chi si accingerà a studiare la scuola dei glossatori, attestato di un momento di spiccato interesse della storiografia giuridica italiana e tedesca per i giuristi medievali e le loro scuole, protagonisti in Italia proprio Tamassia, Federico Patetta, Luigi Chiappelli, Schupfer, Augusto Gaudenzi, in Germania Gustavo Pescatore, Ernst Landsberg e Woldemar Engelmann.
Del 1896 è De ordine iudiciorum, opera inedita di Giovanni Bassiano; del 1897-1898 Per la storia dell’Autentico; del 1900 Baldo studiato nelle sue opere; del 1905 La falcidia nei più antichi documenti del Medioevo, scritto pure per sottolineare l’origine romana dell’istituto, ancora in polemica con Schupfer, non da «feroce iconoclasta, distruttore di miti longobardi, instauratore di nuovi sofismi a base di diritto bizantino (?), come qualcuno che il mio Maestro ha briosamente additato all’esecrazione degli storici dabbene e misurati» (Scritti..., cit., III, p. 613).
Risale all’anno successivo la prolusione L’elemento latino nella vita del diritto italiano, tesa a valorizzare la tradizione romana nel successivo svolgersi attraverso i secoli a onta delle invasioni barbariche. Va prendendo piede un «indirizzo nazionalistico» propenso appunto a dar risalto, nella ricostruzione storiografica, a quanto di ‘italiano’ si potesse ritrovare nelle radici della nostra civiltà giuridica, una «scuola italiana o nazionale» (Roberti, 1932, p. 9). Tuttavia non si può ridurre la figura di Tamassia a un inseguitore di mode legate alle necessità contingenti della politica: sentì senza dubbio fortemente un’italianità, espressa nelle aule universitarie e al di fuori, compreso l’agone politico, senza trascurare l’influenza e l’importanza di eventi ‘stranieri’ nella nostra storia, spesso all’origine di norme e istituti attecchiti nella realtà giuridica. Gli ultimi anni della sua alacre attività di studioso recano tracce di uno scavo raffinato nella storia del diritto penale: gli Appunti di storia del diritto italiano: la storia del diritto penale dall’impero ai comuni (Padova 1931), tratti dalle sue lezioni del 1930-31, sono l’estrema testimonianza di una continua tensione verso diversi orizzonti della materia. Si potrebbe addebitare a Tamassia una certa frammentarietà e una tendenziale incapacità organica a una trattazione sistematica (da ultimo, in questo senso, Valsecchi e Tira), che egli stesso considerava non congeniale al suo modo di fare storia del diritto (lo afferma nelle sue lezioni di Storia del diritto italiano del 1922-23, Padova 1923, pp. 3 s.): questi suoi presunti ‘difetti’ non gli impedirono di costruire, in una visione per così dire dall’‘alto’, gli affascinanti studi Odofredo e La famiglia italiana nei secoli decimoquinto e decimosesto, o Il testamento del marito. Studio di storia giuridica italiana (1905), o il più tardo “Testamentum militis” e diritto germanico (1926-1927), nei quali l’incastro sapiente tra le varie parti dimostra la capacità dell’autore di dar vita a un progetto organico e compatto. Aldo Checchini (1964) rievocherà alcune caratteristiche della metodologia didattica applicata dal maestro le cui lezioni dovevano essere state assai considerate nella cerchia degli studenti anche per il loro coinvolgimento frequente e quasi reclamato dall’impegnato cattedratico: «Egli non fu il perfetto docente che sa esporre con cristallina chiarezza i principi della sua disciplina, ma colui che rende i discepoli partecipi dei dubbi che agitano la sua mente di fronte ai più gravi problemi» (p. X).
Si sono conservate dispense e appunti dai quali possiamo cogliere il suo ‘stile’ didattico, a noi trasmesso tanto nelle lezioni di storia del diritto italiano (Lezioni di storia del diritto italiano 1913-14 [...] raccolte dallo studente L. B., Padova [1914]; Storia del diritto italiano. Storia delle fonti dall’età romana ai tempi nostri [...] 1922-23, Padova 1923; Lezioni di storia del diritto italiano: la proprietà. 1926-27, Padova 1927; inoltre gli Appunti di storia del diritto italiano: la storia del diritto penale dall’impero ai comuni [...] 1930-31 a cura degli studenti Leonello D’Aloja e Mario Ferraboschi, Padova 1931), quanto nelle lezioni di diritto ecclesiastico (Diritto ecclesiastico 1901-2. Lezioni, Padova [1902]; Lezioni di diritto ecclesiastico 1908-9, Padova [1909]; Lezioni di diritto ecclesiastico 1909-10 [...] [raccolte da] E. Massarani, Padova 1910; Lezioni di diritto ecclesiastico 1913-14 [...] raccolte dallo studente L. Buffatti, Padova [1914]; Appunti dalle Lezioni di diritto ecclesiastico, Padova 1918; Appunti di diritto ecclesiastico, Padova 1920; Appunti di diritto ecclesiastico, Padova 1925; Appunti di diritto ecclesiastico con speciale riguardo ai Patti Lateranensi 1929-1930, Padova 1930). Pur deprivate della gestualità, vivida nel ricordo di Checchini, della sonorità della lezione dal vivo, esse trasmettono tuttavia l’impressione di una grande fluidità oratoria, di un felice periodare e di una sicura efficacia argomentativa e rivelano, in particolare, l’appassionata partecipazione agli eventi del tempo, l’impegno civile, la ‘trasparenza’ delle posizioni manifestate senza alcuna remora opportunistica: un esempio ne sono le pagine in materia di legge delle guarentigie o di Patti lateranensi.
Tamassia prese parte attivamente alla vita culturale italiana, anche quale membro di prestigiose istituzioni scientifiche e accademiche; fu inoltre insignito di numerose onorificenze. Svolse un’intensa attività politica: prima di essere nominato senatore il 6 ottobre 1919, si era impegnato con trasporto nella campagna interventista in occasione del primo conflitto mondiale facendosi testimone di una tradizione patriottica che lo stesso Ateneo patavino condivideva. In tale veste non mancò di far sentire la sua voce attraverso una serie di discorsi di impronta nazionalista, volti anche alla protezione delle popolazioni al di là dei nostri confini private dell’appartenenza identitaria all’Italia, aperti alla politica internazionale, in una concezione della giustizia espressione di uguaglianza tra le genti (Per la Patria: 13 luglio 1920; Per la Dalmazia: 16 dicembre 1920; Per l’Alto Adige: 9 dicembre 1921; Sulla politica estera dell’Italia: 16 giugno 1922; I partiti e la patria: 13 agosto 1922), o piuttosto a tutela della cultura, della scuola e della sua libertà, oltre che dell’università in particolare, trascurata, a suo dire, dai governanti (A proposito di riforme negli studi: 7 giugno 1923; Politica ecclesiastica e istruzione pubblica: gennaio-febbraio 1925; Per la difesa della cultura: 7 giugno 1929), o ancora della libertà di espressione (La libertà di stampa: 16 dicembre 1925). Amico di Benedetto Croce, non esitò a discutere con lui di Questioni universitarie intervenendo in Senato sulle posizioni crociane, in un confronto anche epistolare (http://www.archivionline.senato.it/scripts/GeaCGI.exe).
Marì a Padova l’11 dicembre 1931.
Fonti e Bibl.: Padova, Archivio dell’Università, Professori cessati, f. 5/105 (ivi l’atto di notorietà in morte in data 24 dicembre 1931); A. Solmi, N. T., in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze, arti e lettere, LXIV (1931), pp. 1231-1232; G.P. Bognetti, N. T., in Archivio di studi corporativi, III (1932), pp. 67-78; G. L[uzzato], N. T., in Archivio veneto, s. 5, XI (1932), pp. 376-380; M. Roberti, Il metodo storico di N. T., in Rivista di storia del diritto italiano, V (1932), pp. 5-18; P.S. Leicht, Commemorazione del prof. N. T., in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere e arti, XCII (1932-1933), pp. 89-98; G. Ferrari dalle Spade, N. T. Commemorazione detta il 14 gennaio 1933, in Annuario della R. Università di Padova, 1932-33, Padova 1933, pp. 410-434 (ivi un elenco completo delle opere); M. Ziino, N. T. (1860-1931), in Convivium, III (1934), pp. 371-382; P.S. Leicht, N. T., in N. Tamassia, Studi sulla storia giuridica dell’Italia meridionale, Bari 1957, pp. VII-XIX; A. Checchini, Omaggio alla memoria di N. T., nel centenario della nascita, in Rivista di storia del diritto italiano, XXXV (1962), pp. 5-11; P.F. Palumbo, N. T. ed Enrico Besta e il loro contributo alla storia giuridica meridionale, in Studi medievali, s. 3, IV (1963), pp. 617-627; A. Checchini, N. T., in N. Tamassia, Scritti di storia giuridica, I, Padova 1964, pp. IX-XV; C. Valsecchi, T. N., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), diretto da I. Birocchi et al., II, Bologna 2013, pp. 1928-1930; A. Mattone, Storia della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Sassari, Bologna 2016, ad ind.; A. Tira, Alle origini del diritto ecclesiastico italiano. Prolusioni e manuali tra istanze politiche e tecnica giuridica, Milano 2018, p. 313.