BERTOCCHI, Nino (Giuseppe)
Nacque a Bologna il 9 luglio 1900 da Enrico e da Amalia Scaccieri; rivelò presto una spiccata attitudine per la pittura. Al termine degli studi liceali, piuttosto per compiacere ai genitori che per proprio convincimento, s'iscrisse alla facoltà di ingegneria conseguendo nel 1923 la laurea in ingegneria civile. Durante gli anni universitari non aveva però abbandonato i colori; anzi, la scoperta della pittura di Luigi Bertelli - suo conterraneo che il B. volle rivalutare anche sul piano critico dedicandogli (insieme con F. Giacomelli) nel 1920 un "numero unico" intitolato Pittura e nel 1946 una esemplare monografia - contribuì a rafforzare in lui la vocazione artistica inducendolo ad abbandonare definitivamente l'esercizio della professione.
Nel 1922 aveva già preso parte alla Primaverile Fiorentina e, dopo la personale del 1925 a Milano alla Galleria Cenacolo, fu costantemente presente alle maggiori manifestazioni artistiche nazionali e internazionali, tra cui le Biennali del 1930, '32, '36, '48, '50 e le Quadriennali del 1931, '35, '47. Alla Permanente di Milano ottenne, nel 1948, il premio Feltrinelli per la pittura.
Praticamente autodidatta (suoi maestri ideali furono i macchiaioli toscani, Courbet e soprattutto Cézanne), schivo di carattere, contrario agli allettamenti dell'arte d'avanguardia, il B. aveva trovato nella pittura di paesaggio la forma d'arte che più d'ogni altra gli consentiva dì esprimere il suo sentimento quasi religioso della natura. "L'amore per la pittura di paese - scriveva - ha coinciso e coinciderà in infiniti casi col gusto della contemplazione solitaria, col desiderio di un'intimità spirituale che consenta all'uomo di comunicare con Dio in un linguaggio dei più patetici e dimessi". Ma non fu un sentimentale: credette invece nei valori tradizionali dell'arte, anche a costo di rimanere isolato.
Queste profonde convinzioni il B. venne esprimendo, parallelamente alla sua attività di pittore, attraverso un assidua opera di critico militante e di scrittore d'arte, svolta collaborando a quotidiani e periodoci quali Il Resto del carlino, Arte mediterranea, L'Italia letteraria, Il frontespizio, Primato, Domus, Casabella, ecc. Né sono da dimenticare gli studi monografici su G. Vaccaro (Ginevra 1930), Vagnetti (Firenze 1943), Manzù (Milano 1943), Bartolini (Torino s.d.), ecc., e i saggi sulla prima Quadriennale (gennaio-maggio 1931) e sulla Mostra dei capolavori della pittura veneta di cinque secoli, che ottennero i premi nazionali della critica.
Dal 1940 il B. fu titolare della cattedra di scenografia all'Accademia di belle arti di Bologna, dove insegnò fino all'anno della morte, che lo colse quasi improvvisa a Monzuno il 23 giugno 1956.
Bibl.: Non esiste ancora un catalogo completo dei numerosissimi scritti critici del Bertocchi. Sulla sua opera in generale cfr.: S. Lodovici, [S. Samek Ludovici], Storici, teorici e critici delle arti figurative, Roma 1942, pp. 53 s.; F. Giacomelli, N. B., in Arte ital. dei nostro tempo, a cura di S. Cairola, Bergamo 1946, p. 6; Castelletto-Saleggio, Un secolo di pittura, Milano 1952, II, p. 31; G. C. Argan, Ricordo di B., in Prima mostra postuma di N. B.(catal.), Milano 1957; P. Bargellini, N. B.(commemorazione), in Atti e Memorie d. Accademia Clementina di Bologna, VI (1958); G. Raimondi, N. B. Dipinti e incisioni (catalogo), Bologna 1959; H. Vollmer, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler des XX. Jahrh.s., I, Leipzig 1953, p. 194; L. Servolini, Diz. illustrato degli incisori italiani moderni e contemporanei, Milano 1955, p. 77; A. M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori disegnatori eincisori ital. moderni e contemp., Milano 1962, I,p. 173.