NINA Siciliana
Rimatrice del sec. XIII. Nessun manoscritto ci serba il suo nome. Viene fuori, col relativo sonetto, che è tutto quanto di lei ci rimane, dall'edizione giuntina di rime antiche (1527). A Dante da Maiano, che le aveva espresso la sua amorosa devozione, nata dalla fama dei suoi meriti, ella rispose accogliendo l'omaggio nel sonetto Qual sete voi, sì cara proferenza, e mostrandosi curiosa del nome dell'ammiratore. Onde un altro sonetto del Maianese a lei, con un acrostico che l'accontenta. A. Borgognoni (La condanna capitale d'una bella signora, in Studi d'erudizione e d'arte, II, Bologna 1881) tentò ingegnosamente di dimostrare che questa scrittrice non esistette mai.