Vedi NIMES dell'anno: 1963 - 1996
NÎMES (v. vol. V, p. 497)
Secondo le più recenti ipotesi lo sviluppo della città all'inizio dell'età imperiale avrebbe attraversato le seguenti fasi. Inizialmente la lex provinciae pompeiana avrebbe definito un'unità «Volco-Arecomica» costituita da venti oppida circa. Successivamente Cesare avrebbe accordato la cittadinanza latina a ognuna di queste comunità (gli oppida latina di cui parla Plinio il Vecchio), e a N. sarebbe stata dedotta una colonia latina. Infine, in epoca augustea, gli oppida latina dei Volcae avrebbero perduto la loro autonomia e sarebbero stati attribuiti a N., dove si sarebbe verificata anche una nuova deduzione di coloni di origine orientale, circostanza questa che spiegherebbe la precocità del culto imperiale (M. Christol, Ch. Goudineau, 1987-88).
Tale interpretazione incontra tuttavia alcune difficoltà: la monetazione di N. con palma e coccodrillo è, con buona probabilità, la commemorazione della vittoria di Azio e della conquista dell'Egitto, e non un'allusione a una deduzione di Orientali; quest'ultima, a sua volta, oltre a non essere suffragata dall'onomastica locale, non è necessaria per spiegare il precoce innestarsi del culto imperiale: fenomeni simili e contemporanei manifestano la stessa precocità da Arles a Tarragona. Molti aspetti dell'organizzazione monumentale di Nemausus, inoltre, si possono spiegare con la rivalità che l'opponeva alla vicina Arelate, dotata dello statuto di colonia romana e, a tale titolo, investita di una vera e propria leadership nel campo dell'organizzazione urbana.
Architettura e urbanistica. - Lo studio dei catasti superstiti e della centuriazione delle regioni limitrofe lungo la Via Domitia consente di comprendere meglio l'ordinamento della città romana, impiantatasi su un insediamento anteriore molto più esteso di quanto non si era soliti ammettere. La pianificazione augustea, che inglobò uno spazio relativamente vasto all'interno dell'area racchiusa dalla lunga cinta muraria, si articola su due siti attualmente ben identificati. Il primo è il santuario della sorgente perenne situata ai piedi del Monte Cavalier: consacrato al dio Nemausus, fu annesso ben presto al culto dinastico imperiale; le più antiche iscrizioni in onore di Augusto sono datate al 25 a.C. Successivamente sorsero tutti quegli elementi che permettono di riconoscervi un Augusteum, concepito secondo il modello dei Sebastèia di Alessandria o di Neapolis: altare monumentale, porticato periferico, sala di culto (il c.d. Tempio di Diana) e teatro.
Per la sua posizione eccentrica, questo complesso non poté essere gemellato con un foro, come in tante altre città italiche. Si dovette predisporre uno spazio più centrale per le transazioni pubbliche; confinante con i quartieri orientali, il foro augusteo (ed è questo il secondo dei monumenti di cui si faceva cenno) è direttamente collegato al santuario di culto imperiale per mezzo di un'importante via urbana. Orientato secondo gli stessi assi, il foro è dominato sul limite meridionale da un tempio dinastico consacrato ai Caesares, la famosa «Maison Carrée». Lo studio di questo edificio - il meglio conservato di tutto il mondo romano - ha privato di qualsiasi fondamento l'ipotesi di Espérandieu, il quale leggeva sul fregio settentrionale una prima iscrizione, dovuta ad Agrippa, e ha dimostrato che il tempio stesso, concepito come una riduzione di quello di Apollo in Circo a Roma, ha utilizzato per il suo ordine corinzio, nonostante alcune sopravvivenze provinciali, i modelli elaborati per il Tempio di Mars Ultor del Foro di Augusto in Roma. Sull'altro lato del foro, una sala è stata identificata come curia. Il programma applicato a N. è in tutti i suoi aspetti comparabile a quello che, grazie a un'iscrizione, ci è noto per Eressos (isola di Lesbo); esso attesta inoltre la rapidità con cui i culti ufficiali si diffusero in ambiente provinciale.
Due altri edifici sono stati oggetto di importanti analisi: innanzitutto la cinta muraria che è insieme con quella di Autun, una delle più lunghe d'Occidente. Numerose scoperte hanno permesso di precisare le sue tecniche costruttive, il suo tracciato e la sua cronologia. Se pure non si volesse accordare all'iscrizione della Porta di Augusto, datata al 16-15 a.C., un'importanza decisiva per definire l'inizio - o il completamento? - dei lavori, si può non di meno ammettere che essi, durati svariati decenni, non si prolungarono al di là della morte di Augusto. La «Tour Magne», che ha inglobato una torre preromana raddoppiandone l'altezza, ha la funzione di segnalare la presenza, ai suoi piedi, dell'Augusteum, secondo uno schema che si incontra in diversi luoghi del mondo romano, da Alessandria a Cesarea o all'Heròdion di Gerusalemme.
Il secondo monumento recentemente studiato è l'anfiteatro, la cui datazione può essere definitivamente fissata, sulla base di criteri stratigrafici, agli anni 80 d.C. e la cui posteriorità rispetto all'anfiteatro di Arles è adesso fondata su osservazioni di carattere tecnico e funzionale.
Altre scoperte. - Le operazioni di scavo condotte nei due quartieri periferici (Solignac e Bénédectines) hanno riportato alla luce alcune abitazioni gallo-romane e hanno consentito osservazioni precise sulle tecniche di costruzione e sulla distribuzione delle abitazioni nell'Alto Impero. La demolizione dell'antica prigione e l'estensione del Palazzo di Giustizia hanno dato l'opportunità di scoprire un lungo troncone della cinta tardo-imperiale, il quale ha restituito una cospicua quantità di iscrizioni e di frammenti architettonici reimpiegati. Non lontano dal «Giardino della Fontana» è stata riportata alla luce una grande quantità di rovine sparsa su una superficie di 300 m2. Si tratta senza dubbio della sede di un collegio o di un sinodo: la qualità dei mosaici, la presenza di una duplice fila di soglie e una dedica ad Adriano confermano il carattere pubblico e collettivo di questa costruzione. A O della «Maison Carrée» sono venute alla luce le vestigia di un complesso monumentale di difficile identificazione.
Bibl.: Sulle origini: Ch. Goudineau, Le statut de Nîmes et des Volques Arécomiques, in RANarb, IX, 1976, pp. 105-114; D. Roman, La fondation de la colonie de Nîmes. Problèmes de chronologie, in Bulletin de l'Ecole antique de Nîmes, XIV, 1979, pp. 99-104; ead., Apollon, Auguste et Nîmes, in RANarb, XIV, 1981, pp. 207-214; M. Christol, Ch. Goudineau, Nîmes et les Volques Arécomiques au 1er s. av. J.C., in Gallia, XV, 1987-88, pp. 87-103.
Urbanistica: M. Py, Recherches sur Nîmes préromaine. Habitats et sépultures (Gallia, Suppl. 41), Parigi 1981; J. Benoit, Nîmes: études sur l'urbanisme antique, in Bulletin de l'École antique de Nîmes, XVI, 1981, pp. 69-90; P. Genty, J.-C. Roux, Recherches sur l'urbanisme de Nîmes. Rempart, voie et habitat de la clinique Saint-Joseph, in RANarb, XV, 1982, pp. 187-222; P. Gros, in P. Gros, M. Torelli, Storia dell'urbanistica. Il mondo romano, Roma-Bari 1988, pp. 275-279. - In particolare: R. Amy, P. Gros, La Maison Carrée de Nîmes (Gallia, Suppl. 30), 2 voll., Parigi 1979; J.-L. Fiches, M. Py, Les fouilles de la place des Arènes, aux abords de l'enceinte romaine de Nîmes, in Bulletin de l'École antique de Nîmes, XVI, 1981, pp. 117-140; P. Varène, Notice sommaire sur la Tour Magne, Nîmes 19833 (I ed. Nîmes 1978); id., Un exemple de structures imbriquées: la tour préromaine et la Tour Magne de Nîmes, in Le Service d'architecture antique 1983 (Le Courrier du CNRS, Suppl. al n. 51), Parigi 1983, pp. 16-21; J.-C. Bessac, M. Fincker, P. Garmy, J. Pey, Recherches sur les fondations de l'amphithéâtre de Nîmes, in RANarb, XVII, 1984, pp. 223-237; P. Gros, L'Augusteum de Nîmes, ibid., pp. 123-134; P. Varène, L'enceinte augustéenne de Nîmes, in Les enceintes augustéennes dans l'Occident romain, Nîmes 1987, pp. 17-23; J.-Cl. Bessac, Matériaux et construction de l'enceinte augustéenne de Nîmes, ibid., pp. 25-38; P. Varène, L'enceinte gallo-romaine de Nîmes (Gallia, Suppl. 5), Parigi 1992.
Altre scoperte: G. Barruol, J. Gascou, Nouvelles inscriptions exhumées d'une enceinte du Bas-Empire à Nîmes, in RANarb, XV, 1982, pp. 273-318; P. Varène, J. Bigot, M. Frizot, Note technique sur les vestiges architecturaux découverts à Nîmes, ibid., pp. 319-324; G. Sauron, Les cippes funéraires gallo-romains â décor de rinceaux de Nîmes et de sa région, in Gallia, XLI, 1983, pp. 59-109; C. A. De Chazelles, P. Poupet, L'emploi de la terre crue dans l'habitat gallo-romain en milieu urbain: Nîmes, in RANarb, XVII, 1984, pp. 71-101; M. e R. Sabrié, Décorations murales de Nîmes romaine, ibid., XVIII, 1985, pp. 289-318.
(P. Gros)