NILO (Νεῖλος, Nilus)
Fiume dell'Egitto, nasce a S dell'equatore dal lago Vittoria-Nyanza attualmente dalla confluenza di due soli bracci, mentre in antico se ne contavano di più, e attraversando l'Etiopia, la Nubia (dove il corso è interrotto da sei cateratte) e l'Egitto, sbocca nel Mediterraneo; la sua vastissima foce a delta, che sulla costa descrive un arco di cerchio da O a E, da Alessandria all'antica Pelusium, è articolata in sette vere e proprie bocche di deflusso (Pomp. Mela, Chor., i, 6o; Ptol., Geogr., iv, 5, 5).
La designazione del fiume è tramandata sia col nome di Egitto (Hom., Od., iii, 300 e iv, 477; Strab., Geogr., xv, 691; ma Plin., Nat. hist., v, 9, 54 additava l'arbitrio), sia, più propriamente, col nome di N. (Hekat.; Fr., 301-2, 310, 319 ed. Jacoby, Fr. Hist. Gr., i, p. 39 ss.; Herod., Hist., ii, capp. 7, 19-27; Aisch., Prom., 812; Strab., Geogr., xvi, 771; xvii, 785, 786-790; Arr., Anab., v, 6, 5; Heliod., Aeth., 9, 22; Diod., Geogr., i, 12, 5; i, 19 e 33; Ptol., Geogr., iv, 5, 16 ss.; Plin., Nat. hist., v, 10, 51 ss. e vi, 18, 65 ss.). Dal nome egiziano H῾pr, H῾pj (Hāpi), più tardi Io'er, in copto Eioor, deriverebbe la denominazione biblica di Shīḥōr, da riferire forse al nome dell'estremo braccio orientale, pelusico, del delta. Questo rapporto spiegherebbe la tendenza a identificare il N. nella tarda epoca con il fiume paradisiaco Gīhōn (Ios. Fl., Ant., i, 1, 3 Γηών; Hesych., Lex., Γεαιών), certo esempio non unico perché con i quattro fiumi del paradiso si identificarono, oltre al N., i grandi corsi d'acqua della Siria e dell'Arabia. Per il N. non mancarono inoltre denominazioni mitologiche (Tritone, in Apoll. Rhod., Argon., iv, 269 ss.; Lycophr., Cass., 119, 576; Plin., Nat. hist., v, 10, 54), toponomastiche (Dio Chrys., Orat., xxxii, 38 e 41; xxxiii, 23 e 24; Steph. Byz., s. v. Συήνη), ed anche idrografiche, sebbene errate (Giris, dal Siris libico, cfr. Plin., Nat. hist., v, 10, 54).
Il fenomeno delle inondazioni periodiche, motivo della fecondità della terra egiziana, e le oscillazioni di livello del N. (che raggiungevano un massimo di 16 cubiti, πήχεις) furono presto oggetto di attenti controlli, com'è dimostrato dagli annali della 1a dinastia incisi sulla cosiddetta "pietra nera" del Museo Nazionale di Palermo (E. A. A., ii, p. 954, fig. 1216), e continuarono a tener desta l'attenzione dei geografi greci e romani; diversi nilometri erano in funzione a Tebe, Philae e Assuan (nilometri in forma di obelisco sono presenti in alcuni mosaici e su una patera argentea da Perm a Leningrado). Oggi il nilometro situato al Cairo di fronte all'isola di Rhoda assolve la stessa funzione con aggiornati metodi scientifici. Le piene alluvionali, attribuite da Talete ai venti etesii, da Anassagora al fondersi delle nevi delle montagne etiopiche, comunque variamente interpretate nell'antichità (cfr. l'accurata voce di A. Rehm, in Pauly-Wissowa, xvii, 1, 1936, c. 571 ss.), sappiamo che sono causate dalle abbondanti piogge tropicali che fanno straripare le acque del tronco egiziano del Nilo. Il grave interrogativo posto dalle sorgenti (Nili caput) le cui scaturigini si immaginarono nelle più lontane regioni, furono oggetto di ricerca da parte di alcune spedizioni scientifiche: ricordiamo le due più importanti, quella che ebbe luogo sotto il regno di Tolomeo II e quella che sotto l'impero di Nerone risalendo il N. Azzurro raggiunse il lago Tana.
La fertilità della terra e l'abbondanza dei prodotti in dipendenza delle inondazioni determinarono la nascita del culto del N. come divinità fluviale; teofanie del dio le terrificanti ma utili sue inondazioni. Benché Plutarco (Is. et Os., 5) definisca il N. la divinità più grande del pantheon egiziano, ed Esiodo (Theog., 338) e Diodoro (Bibl. Hist., i, 12, 1 ss.) ci testimonino la sua origine divina (sulla quale fanno fede altre fonti: Prodico di Ceo in Sext. Emp., Adv. math., 9, 18; Herod., Hist., ii, 5, 39, 90; Strab., Geogr., xi, 492-3; Ath., Dipn., ii, 45 c.; Achill. Tat., Clit. Leuc. am., iv, 18; Sen., Nat. quaest., iv, 2, 2) ed Ecateo (presso Steph. Byz., s. v., Νεῖλος, Jacoby, 1, n. 319) ci dica, inoltre, che a Nilopolis (Pi-Hāpi) era un santuario del N., occorre precisare che nel pantheon egiziano il N. non ebbe una figura divina definita e che il costituirsi della sua iconografia insieme alla nascita del culto, è da ricondurre solo alla fine del Nuovo Regno. Il diffondersi del culto del N. è da connettere piuttosto con le teorie panteistiche greche a sfondo mitologico, riflesso anche dalla religione romana (e l'analogo culto del Tevere) che elessero a divinità personificazioni di fiumi e di monti; questa tendenza risulta sia dalle note celebrative di alcune fonti (Luc., Phars., viii, 446 ss.; Ael. Arist., Αἰγύπτιος, orat., xxxvi, ed. Keil; Cl. Claud., Carm., xxviii, "Nilus"), sia da monumenti che testimoniano il culto del N. (la trilingue augustea di Philae e le monete imperiali dove ricorre la leggenda deo sancto Nilo). La persistenza del culto e l'istituzione di apposite feste (Νειλαῖα), propiziatorie per le inondazioni, nello svolgimento delle quali figuravano allusioni alla sacra unione di Osiride con Iside (del N. fecondatore con la terra d'Egitto), ci sono ampiamente testimoniate (Diod., Geogr., i, 36; Ath., Dipn., v, 203 e.; Aeliod., Aeth., 9, 9; Eudociae, Violarium, 698, ed. Flach, n. 305). Benché il culto del N. fosse stato abolito da Costantino, i riti propiziatorî e le cerimonie della sacra unione, diversi nella forma, continuarono in età bizantina e persino sotto gli Arabi.
L'iconografia artistica del N. riflette il carattere di divinità benefica con potere fertilizzante, assegnando alla personificazione attributi come la cornucopia, il grano, e i noti 16 cubiti di crescita delle acque solitamente rappresentati da putti (Philostr., Imag., i, 5 e Lucian., Rhet. praec., 6; che ci descrivono i quadri da cui probabilmente derivano sia l'originale scultoreo alessandrino esposto a Roma, sia la replica che di questo abbiamo nel N. Vaticano, cfr. A. Reinach, in Recueil Milliet, i, Parigi 1922, nn. 548-9). Le rappresentazioni del N. nell'arte egiziana sono molto scarse, se si escludono due statuette bronzee stanti del museo di Bulaq (oggi forse scomparse) e due sculture di media grandezza, l'una della XXII dinastia al British Museum (n. 766) e l'altra al Museo Gregoriano Egizio del Vaticano (n. 157), che è probabilmente un rifacimento romano. Abbondanti e varie le opere greco-romane che raffigurano il N. come un vegliardo sdraiato La più famosa scultura è quella del Braccio Nuovo del Vaticano, buona replica adrianea, forse la rappresentazione più completa del soggetto, appoggiato alla Sfinge, con cornucopia e spighe di grano, attorniato da 16 putti che giocano sul suo corpo. Nella scultura è da vedersi la replica, con varianti, della statua del N. dedicata da Vespasiano nel tempio della Pace a Roma (Plin., Nat. hist., xxxvi, 7, 58), un originale alessandrino eseguito, pare, in basalto nero, scelta di colore particolare che indicava nell'antichità la provenienza etiopica del fiume (Paus., viii, 24, 12). La statua del Tevere al Louvre - rinvenuta nello Iseo campense insieme a quella del N. - è una variante del tipo, ma particolari affinità si possono cogliere nelle due teste e nei rilievi delle basi. Esistono diverse sculture raffiguranti il N.; in parte riconducibili all'originale alessandrino, tra esse spicca quella di Stoccarda (già von Sieglin), che è un originale proveniente da Alessandria, databile alla fine del III sec. a. C. La figura della Sfinge, presente, oltre che nel N. Vaticano, anche in due statue giacenti del N. del Museo Gregoriano Egizio (nn. 186-7) e in una statua rinvenuta nel Canopo di Villa Adriana, è a volte sostituita dal coccodrillo o dall'ippopotamo, che, come la Sfinge, hanno diretto riferimento allo Egitto. Rappresentazioni scultoree con l'ippopotamo sono a Stoccarda (già von Sieglin), a Villa Pamphili e ad Amsterdam (già von Bissing); una scultura con il coccodrillo è a Palazzo Doria. Un marmo di Villa Albani presenta il N. appoggiato a un'anfora rovesciata e in un'altra scultura di Villa Albani il fiume ha come solo attributo la cornucopia. Un singolare esempio tipologico tra l'iconografia egiziana con figura stante e quella con figura sdraiata di età greco-romana, è offerto dalla statua seduta del N. da Kynopolis ad Alessandria; lo schema della figura seduta è ripreso soltanto dal N. rappresentato nella tazza Farnese del Museo Nazionale di Napoli. L'iconografia del N. è diffusa anche nei monumenti minori, fino a giungere alla tarda epoca. Ricordiamo un rilievo circolare di età antoniniana del Museo dei Conservatori, in cui il N. è appoggiato alla Sfinge ed ha accanto le sue due figlie (le ninfe Memfi e Anchirrhoe); le stesse figurano nel mosaico della "Villa del Nilo" a Leptis Magna, databile al II sec. d. C., dove il fiume è sdraiato su un ippopotamo che è tirato con un serto da un gruppo di 12 (invece che 16) fanciulli (κάρπο, - altra personificazione dei 16 cubiti di crescita -, come in un mosaico antiocheno dov'è rappresentata la figura di Gea). Il rilievo antoniniano dei Conservatori e il mosaico lepcitano sembrerebbero derivare da un originale pittorico alessandrino. Un altro rilievo, del II sec. d. C., della Collezione C. von Ostertag-Siegle (a Stoccarda fino al 1915) ripete il tipo canonico del N. appoggiato alla Sfinge con cornucopia e putti. Motivi analoghi con il N. (anche trasposti in figurazioni del mondo dionisiaco o agreste) si trovano in diversi manici di lampade di terrecotta (Collezione Loeb; Collezione Fouquet; British Museum, nn. 474-5; Gliptoteca Ny Carlsberg) e in una matrice del museo del Cairo (n. 32002). Non ci sono pervenute pitture con la rappresentazione del N., ma abbiamo ricordato il passo di Filostrato (Imag., i, 5) che è certo ispirato ad un originale pittorico. Oltre al menzionato mosaico lepcitano, segnaliamo un mosaico del III sec. d. C. al Museo del Bardo a Tunisi, e il riquadro di un grande mosaico del VI sec. d. C. rinvenuto a Qaṣr el-Lebia (v.) dove il N. è assimilato a Γήων. Conosciamo una sola rappresentazione dipinta su ceramica, su un'anfora ruvestina dell'Ermitage a Leningrado, il cui soggetto è da riportare ad ambiente culturale nilotico piuttosto che al rito eleusinio. Nella glittica, il N. seduto è raffigurato nella tazza Farnese di Napoli con accanto le sue due figlie ed Euthenia. Il N. presentato seduto o sdraiato, o anche a mezzo busto, appoggiato alla Sfinge, al coccodrillo o allo ippopotamo, spesso attorniato da putti è raffigurato sui rovesci di molti conî alessandrini a partire dall'età augustea; spesso la figura del N. è accompagnata da Euthenia, e in un bronzo di Antonino Pio N. e Tevere si stringono le destre. La raffigurazione del N. con Euthenia ricorre in una pisside eburnea tardo-antica del museo di Wiesbaden e questa tipologia dovette essere particolarmente diffusa se la ritroviamo su una scultura copta di Brooklyn (un'altra scultura col N. proveniente da Ahnàs è al Museo Copto del Cairo), e su una stoffa copta del Louvre. Al Museo Puškin di Mosca si conserva il famoso orbiculus del N., una stoffa copta policroma che decorava una tunica, in cui il N. è raffigurato a mezzo busto con cornucopia ed ha il capo coronato. È probabile che l'orbiculus di Leningrado con Gea-Euthenia, decorasse, con quello del N., lo stesso vestito (cfr. E. A. A., ii, p. 816, Tav. a colori; ibid., iii, pp. 547-48).
Una tavoletta d'avorio del IV sec. d. C., purtroppo frammentaria, della Collezione E. KoflerTruniger di Lucerna, ci offre una rappresentazione del N. attorniato da 11 putti (forse originariamente in numero di 16).
(N. Bonacasa)
Pecheis (Πήχεις, cubiti del Nilo). - Secondo Luciano (Rhetorum praec., 6) e Filostrato (Imagines, 5) hanno tale nome le figurette di fanciulli che si trovano, a partire dall'età ellenistica, attorno al N. nelle rappresentazioni figurate. Essi personificherebbero il livello ideale, misurato in cubiti (sedici in età greco-romana), cui il N. doveva salire nelle periodiche inondazioni (cfr. anche Greg. Naz., Or., 39, 5 e Plin., Nat. hist., xxxvi, 58). Non si conosce l'origine di tale rappresentazione, che non appare in età faraonica, ma si è supposto che derivi dal vocabolo col quale si indicava il neonato in egiziano: s-n-mḥ = individuo di un cubito (WB. 2, 120). Secondo il Matthieu un suggerimento di ordine più propriamente figurativo potrebbe essere venuto dalle scene di caccia e pesca sul N., frequentissime nell'arte egiziana, in cui servi cacciatori e pescatori erano raffigurati in proporzioni minori rispetto ai padroni, fino a perdere ogni rapporto coi pesci, gli uccelli, le piante.
Una scultura in marmo del Museo Greco-romano di Alessandria (n. inv. 22173) rappresenta una divinità maschile seduta - probabilmente il N. - con a lato le figure di due fanciulli piccolissimi intenti a scalare, uno sulle spalle dell'altro, una roccia. In questa è un'iscrizione che allude ai πήχεις.
(A. M. Roveri)
Monumenti considerati. - Statuette egiziane bronzee del museo di Bulaq: G. Maspéro, Guide du Musée du Boulaq, p. 188, nn. 1777, 2709. Statua egiziana stante del Museo Gregoriano Egizio: G. Botti-P. Romanelli, Sculture Mus. Greg. Egizio, Città del Vaticano 1951, p. 105, n. 157, tav. 72; A. Hermann, in Jahr. f. Ant. u. Christ., ii, 1959, p. 32, tav. 3 b. Statua egiziana stante del British Museum: Guide of the Egypt. Sculpt., Londra 1909, p. 211, n. 766; A. Hermann, art. cit., p. 32, tav. 3 a. Statue del N., Braccio Nuovo, Museo Vaticano: Brunn-Bruckmann, 196; W. Amelung, Sculpt. d. Vatic. Mus., i, Berlino 1903, p. 124, n. 109, tav. xviii; M. Bieber, The Sculpt. of the Hellen. Age, New York 1955, p. 100, figg. 407-9 (con bibl.); A. Adriani, Repertorio d'arte dell'Egitto greco-romano, S. A, ii, Palermo 1961, n. 94, tav. 89 ss. Statua del Tevere, Museo del Louvre: Brunn-Bruckmann, 197; L. Du Jardin, in Mem. Pont. Accad., S. iii, vol. iii, 1932-1933, p. 54 ss., c. 1. Statue del N. del Museo Gregoriano Egizio: Botti-Romanelli, op. cit., p. 116 s., tav. lxxx e p. 117 s., n. 187, tav. lxxiv. Statua del N. dal Canopo di Villa Adriana: S. Aurigemma, in Boll. d'Arte, xl, 1955, p. 73, figg. 1, 4, 18. Statua del N. a Villa Pamphili: Einzelauf., 2336. Statua del N. del Museo Allard Pierson, Amsterdam (già von Bissing): S. C. Ponger, Kat. griech. u. röm. Skulpt. Allard Pierson Mus. zu Amsterdam, Amsterdam 1942, p. 57, n. 114, tav. xxxvii; A. Adriani, op. cit., n. 196, tav. 93, fig. 307. Statua del N. a Palazzo Doria: Einzelauf., 2279. Statue del N. a Villa Albani, Roma: Einzelauf., 3603 e 3693. Statua del N. al museo di Stoccarda: C. Watzinger, Exp. E. von Sieglin, ii, 1 B (Malerei u. Plastik), Lipsia 1927, p. 111 ss., n. 98, tav. xliii; A. Adriani, op. cit., n. 195, tav. 93, fig. 306. Statua seduta del N., da Kynopolis, al Museo Greco-romano: E. Breccia, in Bull. Soc. Arch. Alex., 26, 1931, p. 259 ss., tav. xxv; A. Adriani, op. cit., n. 200, tav. 95, figg. 311, 313. Rilievo circolare col N. e Euthenia, Museo dei Conservatori: H. S. Jones, Cat. of the Sculpt. of the Mus. d. Conservatori, Oxford 1926, p. 92, n. 28 a, tav. 33. Rilievo frammentario a Stoccarda (Collezione C. von Ostertag-Siegle, 1915): C. Hülsen, in Rend. Pont. Accad., S. iii, vol. ix, 1933, p. 75 ss. Mosaico dalla Villa del Nilo a Leptis: G. Guidi, in Africa Ital., v, 1933, p. 5 ss., figg. 3-4. Mosaico del N. al Museo del Bardo: M. P. Gauckler, Invent. d. mos. de la Gaule et de l'Afrique, Parigi 1910, p. 272, n. 813; G. Guidi, art. cit., p. 10, fig. 5. Mosaico del N.-Geon, da Qaṣr el-Lebia: R. G. Goodchild, in Ill. London News, 14 dic. 1957, pp. 1035-6, n. 7 della fig.; J. B. Ward Perkins, in Riv. Arch. Crist., xxxiv, 1958, pp. 189-190. Manico di lampada di terracotta, Collezione Loeb: J. Sieveking, Die Terrakotten d. Sammlung Loeb, Monaco 1916, ii, p. 6o, tav. 117, 2. Manico di lampada di terracotta, Collezione Fouquet: P. Perdrizet, Terres-cuites de la Collect. Fouquet, Parigi 1921, i, pp. 61-63, ii, tav. l. Manici di lampade di terracotta al British Museum: H. B. Walters, Cat. Greek and Roman Lamps in the British Mus., Londra 1914, p. 133, nn. 874-5. Manici di lampade di terracotta della Gliptoteca Ny Carlsberg: V. Schmidt, De Graesk-Aegyptische Terrakotten i Ny Carlsberg Glypt., Copenaghen 1911, p. 86, tav. 54, n. 163. Matrice di gesso del Museo Egiziano: C. C. Edgar, Greek Moulds (Cat. Gén. Mus. Caire), Il Cairo 1903, p. 1, n. 32002, tav. i. Tazza Farnese col N., Euthenia e ninfe, al Museo Naz. di Napoli: A. Furtwängler, Gemmen, ii, p. 253 ss., i, tav. lv; J. Charbonneaux, in Mon. Piot, 50, 1958, p. 85 ss. Monete alessandrine con rappresentazione del N.: R. S. Poole, British Mus. Cat. Coins, Alexandria, Londra 1892, n. 465 ss., tav. xix ss.; G. Dattari, Numi Augg. Alexandrini, Il Cairo 1901, tav. xix ss.; J. Vogt, Die alex. Münzen, Stoccarda 1924, p. 2 ss.; A. el-M.-el-Khashab, in Ann. Serv. Ant. Égypt., xlviii, 1948, pp. 611-616. Anfora ruvestina all'Ermitage, Leningrado: W. Helbig, Untersuchungen uber d. Campanische Wandmalerei, Lipsia 1873, p. 288. Tavoletta eburnea della Collezione E. Kofler-Truniger di Lucerna: Cat. Mostra Avori Alto Medio Evo, 2a, Ravenna 1956, p. 20, n. 4, fig. 5. Pisside di avorio col N., Euthenia e ninfe, Museo Civico di Wiesbaden: A. Hermann, art. cit., p. 60, tav. 5 (con bibl.). Scultura copta col N. e Euthenia al museo di Brooklyn: J. D. Cooney, Late Egypt. and Coptic Art, Brooklyn 1943, p. 17, tav. 15; A. Hermann, art. cit., p. 58, tav. 3 c. Scultura copta col N. (n. 7021), da Ahnās, al Museo Copto del Cairo: U. Monneret de Villard, La scultura ad Ahnâs, Milano 1923, p. 76, fig. 62; A. Hermann, art. cit., p. 58, tav. 4 b. Stoffa copta col N. ed Euthenia al Louvre: R. Pfister, Tissus coptes du Mus. du Louvre, Parigi 1932, tav. 14, 1; A. Hermann, art. cit., p. 62, fig. 4. Stoffa copta col N., Museo Puškin: M. Mat'e-K. Ljapunova, Chudožestvennye Tkani Koptskogo Egipta (Manufatti artistici dell'Egitto copto), Mosca 1951, p. 41 ss., fig. 6.
Bibl.: In generale, per i problemi storico-geografici, il culto e le feste: G. Lumbroso, L'Egitto dei Greci e dei Romani, Roma 1882, cap. I, p. 5 ss.; Drexler, in Roscher, III, i, 1897-1909, c. 87 ss., s. v. Neilos; G. Lefebvre, in Bull. Soc. Arch. Alex., 18, 1921, p. 57 ss.; E. Breccia, in Enc. It., XXIV, 1934, p. 826 ss., s. v.; E. Honigmann, in Pauly-Wissowa, XVII, 1936, c. 555 ss., s. v. Nil; M. Rostovtzeff, in Mél. Radet, Rev. Ét. Anc., 42, 1940, p. 508 ss., tav. I; M. Matthieu, Les motifs de l'ancienne Égypte sur les étoffes de l'Égypte byzanthine (in russo con riassunto in francese), Travaux du Départment Oriental, III, Leningrado 1940, pp. 146-147; D. Levi, Antioch Mosaic Pavements, I, Princeton 1947, p. 267; A. Hermann, in Jahrbuch für Antike u. Christentum, II, 1959, p. 30 ss.; id., in Zeit. f. Aegypt. Sprache, 85, 1960, p. 35 ss. In aggiunta alla bibl. particolare citata sopra per i monumenti, cfr. G. Lippold, Kopien u. Umbildungen, Monaco 1923, p. 138; E. Schmidt, in Festschrift P. Arndt, Monaco 1925, p. 110; F. W. von Bissing, in W. Amelung, Antike Plastik, Berlino-Lipsia 1928, p. 25 ss.; J. M. C. Toynbee, The Hadrianic School, Cambridge 1934, p. 30 ss.; J. Le gall, in Rev. Arch., X. VI, XXII, 1944, I, p. 115 ss.; id., ibid., II, p. 39; id., Recherches sur le culte du Tibre, Parigi 1953, p. 115 ss.; A. Adriani, Repertorio d'arte dell'Egitto greco-romano, S. A, II, Palermo 1961, n. 194 ss., tav. 89-97. Per alcune rappresentazioni di Euthenia, cfr. A. Adriani, op. cit., nn. 204-205, 207, 208, tavv. 96-97. Per Pecheis: M. Matthieu, op. cit., pp. 146-147; A. Hermann, in Jahrbuch für Antike und Christentum, II, 1959, p. 57, nota 201.
(F. Bonacasa - A. M. Roveri)