NIKOMACHOS (Νικόμαχος)
2°. - Scultore greco, verosimilmente bronzista ateniese, attivo nella città intorno alla metà del IV sec. a. C. Il suo nome appare, sempre privo della paternità e della patria, in tre iscrizioni tutte provenienti da Atene.
La prima, base frammentaria di un'offerta votiva, dall'Acropoli, reca niente altro che la firma dell'artista. La seconda, trovata murata verticalmente in alto nella piccola chiesa metropolita, è su una base di un tripode in marmo pentelico che sembra esser stata reimpiegata, giacché reca due dediche, scritte - secondo il Köhler - l'una nella prima parte del IV sec. a. C. (righe 3-5), l'altra nel sec. III (righe 1, 2, 6); mentre l'iscrizione più antica menziona l'offerta di un certo Meneteles a seguito di una vittoria coregica, la più recente, la quale termina con la firma dell'artista, è la consacrazione di un dono ad Atene da parte di Cleidemo del demo di Plotheia.
La terza base frammentaria, anch'essa in marmo pentelico, proviene dall'Acropoli: reca inciso un epigramma menzionante di nuovo nell'ultimo verso il nome dell'artista. Questa base apparteneva a una statuetta bronzea collocata presso l'Eretteo e menzionata anche da Pausania (i, 27, 4: ἀγάλματα χαλκοῦ), raffigurante Syeris, la serva della sacerdotessa di Atena, Lysimache. Quest'ultima visse all'inizio del IV sec. e sappiamo da Plinio (Nat. hist., xxxiv, 76) che di lei esisteva una statua sull'Acropoli, opera di Demetrios di Alopece. In questo caso dell'opera di N. avremmo una testimonianza in una statuetta bronzea proveniente da Neviodunum nella Mesia ed ora al Museo Storico di Vienna, in cui il Bankò propose di riconoscere una copia dell'effige il di Syeris; ma in realtà il modello al quale questa statuetta di servente templare si ispira è più tardo, e va posto intorno al 250 a. C.
Secondo il Reisch il N. ricordato nelle epigrafi ateniesi sarebbe tutt'uno con l'omonimo pittore (v. N. 1°), ma questa è solo un'ipotesi che nessuna notizia suffraga. Tutte e tre le testimonianze in nostro possesso concorrono ad indicare l'acmé dello scultore intorno alla metà del IV sec., e non intorno al 300 come la poneva la Bieber; giacché se la statua di Syeris dovette essere necessariamente ispirata, per il genere stesso di produzione, da quella di Demetrio, essa va collocata, seguendo i raccordi cronologici e i confronti stilistici illustrati dal Reisch, non oltre il 360-330 a. C.
Bibl.: E. Loewy, I. G. B., pp. 57-9, nn. 74-75; I. G., II, 3, nn. 1249, 1378; E. Reisch, Die Tempeldienerin des Nikomachos, in Jahreshefte des Österreichischen Arch. Inst., 19-20, 1919, pp. 299-316. Sulla statuetta da Neviodunum, J. Bankó, ibid., pp. 296-8, tav. VI; M. Bieber, in Thieme-Becker, XXV, Lipsia 1931, p. 477, s. v.; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, XVII, 1936, col. 467, s. v., n. 23, i, 2, 3; J. Overbeck, Die antiken Schriftquellen, p. 263, n. 1385.