Vedi NIKERATOS dell'anno: 1963 - 1996
NIKERATOS (v. vol. V, p. 475)
Le contraddizioni che apparivano nella voce precedente sono ora sanabili: l'artista era proposto «nella prima età ellenistica», e si datava l'iscrizione di Delo (n. 7 del catalogo ivi ricostruito) comune a Phyromachos (v.) «per i caratteri epigrafici, agli inizî del III sec.»; d'altra parte l'epigrafe congiunta dei due maestri a Pergamo veniva posta «all'ultimo venticinquennio del III sec.» (n. 8), la scultura descritta dagli umanisti (n. 6) s'identificava con Eumene II (197-159), e l'opera principale di N. a Delo (n. 5, impropriamente definita «statua di Filetero») era riferita al decennio 180-170, come se rappresentasse un fratello di Eumene II.
Per quanto la cronologia tarda di N. trovi ancora sostenitori (Andreae, 1990), sono prevalsi gli argomenti per la datazione nel III sec. a.C. (Himmelmann, 1990).
L'iscrizione di N. e Phyromachos a Cizico (che si aggiunge al precedente regesto) è in relazione con l'intervento di Filetero contro i Galati, sollecitato nel 277 dai cittadini di Cizico: liberata la città dalla minaccia, questi avevano dedicato la stele, che si conserva al Museo d'Istanbul, con l'immagine di Eracle vincitore del capo barbarico. Il gruppo, ispirato a quello di Eracle e Diomede nel Dodekàthlos di Alizia (v. lisippo), potrebbe riprodurre l'opera firmata a Cizico dai due bronzisti ateniesi.
Soggetti citati da fonti diverse (n. 2 e 4), riesaminati alla luce di altre notizie su Phyromachos, confluiscono nella ricostruzione del gruppo congiuntamente firmato a Pergamo dagli stessi artisti (n. 8). Taziano aveva visto di N. la statua che rappresentava Telesilla, e che era stata portata in Roma a ornamento del Teatro di Pompeo (n. 2): un ritratto di ricostruzione, poiché la poetessa era vissuta attorno alla metà del V sec. a.C. Secondo la leggenda Telesilla era stata promotrice della difesa di Argo da parte delle donne in occasione dell'assalto di Cleomene e Damarato, entrambi re di Sparta, nel 506: a prescindere dall'incongruenza cronologica del racconto, il nome di Damarato torna in causa nella produzione di Nikeratos.
Plinio (n. 4) afferma che N. «rappresentò Alcibiade e la madre di lui Demarate che sacrificava alla luce delle fiaccole» («repraesantauit Alcibiaden lampadumque accensu matrem eius Demaraten sacrificantem»).
Poiché la madre di Alcibiade aveva un nome diverso, Deinomache, si è pensato giustamente a una confusione da parte dello scrittore o di una sua fonte. Plinio ricorda altrove (Nat. hist., XXXIV, 80) una quadriga di Phyromachos «condotta da Alcibiade»: l'Alcibiade appunto di cui parla lo scrittore a proposito di N.; l'uomo politico ateniese aveva concluso la sua carriera in Asia Minore, ed era sepolto a Melissa nella Frigia. Nel passo su N. (n. 4, opportunamente emendato, si dovrebbe dunque distinguere l'Alcibiade da un altro personaggio maschile: «rappresentò Alcibiade, e Damarato con la madre che sacrificava alla luce delle fiaccole». L'ipotesi prende concretezza dal fatto che Damarato era stato accusato di nascita illegittima dagli Spartiati, e fu la madre nel corso di una cerimonia espressamente inscenata a rivelare il segreto della sua nascita divina.
La vicenda di Damarato, come quella di Alcibiade, si era conclusa in Oriente, dove il sovrano, in seguito a un contrasto con Cleomene, aveva trovato accoglienza da parte di Dario, che gli aveva assegnato in Misia un dominio esteso alla Teutrania e a Pergamo: i discendenti di Damarato si trovavano nella regione ancora al tempo dei diadochi. Una sezione dell'opera, eseguita da N. con Phyromachos, rappresentava il trionfo di Alcibiade sul carro, all'inizio di quella serie d'immagini regali sulla quadriga che gli Attalidi avrebbero moltiplicato ad Atene; l'altra parte, plasmata dal solo N., comprendeva l'immagine di Telesilla che si era opposta a Damarato e l'apoteosi dello Spartano con il giuramento richiesto alla madre di lui (Moreno, 1994).
L'epigramma relativo all'opera del solo N. a Delo (n. 5) si trova sul basamento allungato di un gruppo in bronzo di Galatomachia, con la traccia di almeno otto combattenti, accanto alla Via Sacra, a O del Tempio degli Ateniesi: «O felice Filetero (Ὦ μάκαρ ὦ Φιλέταιρε), tu signore (ἄναξ), divini aedi ispiri e plasmatori dalle abili dita: i quali proclamano la tua grande potenza (μέγα κράτος), quelli con i loro inni, questi dispiegando l'arte delle loro mani, come allora movesti a folgorante guerra con i Galati, rudi guerrieri, respingendoli lontano dai domestici confini.
E perciò queste elette opere di Nikeratos a te ha dedicato Stasikrates in Delo circondata dai flutti, monumento degno di essere cantato fino alla posterità; e se pure Efesto in persona le vedesse, non avrebbe a biasimarne l'arte». La mancanza di specificazioni e l'enfatica serie di acclamazioni, indeboliscono l'ipotesi che il destinatario sia il fratello di Eumene (da ultima Hintzen-Bohlen, 1992), portando invece all'identificazione col Filetero iniziatore della dinastia, morto nel 263. Pur nell'ambito di questa revisione, l'epiteto iniziale, che ricorre nel senso di «beato» a proposito di personaggi scomparsi, ha diffuso l'opinione di una glorificazione postuma (Wenning, 1978; Allen, 1983; Wörrle, 1986; Laubscher, 1987, Stewart, 1990), rendendo il documento inservibile per la cronologia alta dell'artista: ma è stato osservato che «μάκαρ» rappresenta nell'Iliade l'appellativo di Agamennone nel pieno del suo potere (Chamoux, 1988; Queyrel, 1989). La formula di dedica conferma che le immagini sono offerte personalmente al dinasta vivente di cui si cerca la benevolenza.
Quanto alla pretesa statua di Eumene II vista nel Quattrocento a Pergamo (n. 6), ne conosciamo solo un più tardo e indiretto rendiconto: opus Nicerati fertur autern imaginem fuisse Eumenestis regis. Se la formula opus Nicerati è la persuasiva versione latina di quella attestata per N. nell'epigramma di Delo (Νικηράτου ἔκκριτα ἔργα), il resto è una postilla: «si dice che l'immagine fosse del re Eumenestis», dove non è opportuno correggere Eumenestis in Eumenis, come è da tutti accettato. Eumenestis riecheggia una sistemazione del monumento a cura degli Eumenèstai, addetti alla celebrazione degli Eumèneia, le feste che la città di Pergamo aveva dedicato a Eumene I. Il titolo di «re» (basilèus) non era stato formalmente assunto da Eumene I, ed è entrato arbitrariamente nell'elaborazione erudita del documento, che va riferito a Eumene I (263-241), nell'ultima fase di attività del bronzista.
Con la cronologia di N. alla prima metà del III sec. a.C. concorderebbe l'attività entro il 215 a.C. dello scultore Mikon (v. voi. IV, s.o. Mikon, 4°), figlio di un N.: se il patronimico si riferisce effettivamente al nostro, la cittadinanza siracusana con la quale è ricordato Mikon sarebbe stata da questi acquisita nell'attività svolta al servizio dei dinasti siracusani (Paus., VI, 12, 4).
Il prestigio di N. è infine provato dall'iscrizione col suo nome in genitivo, insieme a quelli di altri artisti, su un'architrave della «Sala marmorea» sull'Acropoli di Pergamo: si tratta di didascalie museali, apposte dagli ultimi Attalidi o al tempo di Tiberio, in relazione a opere di diverse epoche ivi raccolte (Wörrle, 1986; Queyrel, 1989).
Bibl.: P. Durrbach, Choix d'inscriptions de Délos, Parigi 1921, p. 38, n. 31; A. Schober, Epígonos von Pergamon und die frühpergamenische Kunst, in Jdl, LUI, 1938, pp. 126-149; Β. Schweitzer, Zur frühpergamenische Kunst, in AA, 1939, pp. 405-415; J. Marcadé, Recueil des signatures de sculpteurs grecs, II, Parigi 1957, p. 76; R. Wenning, Die Galateranatheme Attalos I (Pergamenische Forschungen, IV), Berlino 1978, p. 44, nota 289; R. E. Allen, The Attalid Kingdom. A Constitutional History, Oxford 1983, p. 22, nota 46; H. Schalles, Untersuchungen zur Kulturpolitik des pergamenischeri Herrscher im dritten Jahrhundert vor Christus, Tubinga 1985, pp. 39-40, nota 263; M. Wörrle, Die Inschriften auf dem Architravblock von der Ostwand des Marmorsaales, in M. N. Filgis e altri, Die Stadtgrabung, 1. Das Heroon (Altertümer von Pergamon, XV), Berlino 1986, pp. 157-160, tav. XXXIV; H. P. Laubscher, Ein ptolemäisches Gallierdenkmal, in AntK, XXX, 1987, pp. 131-154, in part. 146, nota 103; F. Chamoux, Pergame et les Galates, in REG, CI, 1988, pp. 492-500; F. Queyrel, Art pergaménien, histoire, collections. Le Perse du Musée d'Aix et le Petit ex-voto attalide, in RA, 1989, pp. 253-296, in part. 281-290; B. Andreae, Der Asklepios des Phyromachos, in Phyromachos-Probleme, Magonza 1990, pp. 45-100, in part. 62, 68, 93, 95, 98; N. Himmelmann, Antisthenes, ibid., pp. 13-23, in part. 22; A. Stewart, Greek Sculpture, New Haven-Londra 1990, p. 302, n. T.133; B. Hintzen-Bohlen, Herrscherrepräsentation im Hellenismus. Untersuchungen zu Weihgeschenken, Stiftungen und Ehrenmonumenten in den mutterländischen Heiligtümern Delphi, Olympia, Delos und Dodona, Colonia-Weimar-Vienna 1992, p. 167; F. Queyrel, Phyromachos: problèmes de style et de datation, in RA, 1992, pp. 367-380; P. Moreno, Scultura ellenistica, I, Roma 1994, pp. 69, 204, 255, 262-265, 268.