NIGER
(XXIV, p. 813; App. III, II, p. 267; IV, II, p. 595)
Il paese si estende su una superficie di 1.186.408 km2 ed è ripartito in 8 dipartimenti ove, al censimento del 1988, risiedevano 7.249.596 abitanti (oltre 8 milioni secondo le stime anagrafiche del 1991).
La densità media di 6,1 ab./km2 è di scarso significato: la popolazione è concentrata per lo più nella fascia meridionale (dal confine con il Burkina Faso a quello con il Ciad), che è l'area più favorita per la presenza di acqua (il fiume Niger a occidente; il lago Ciad e il suo affluente Komadugu a oriente), mentre tutta la parte settentrionale del paese è compresa nel grande dominio desertico del Sahara.
Niamey, la capitale, con un porto fluviale sul Niger, conta circa 400.000 ab. ed è la principale agglomerazione del paese: l'insediamento urbano interessa infatti appena il 21% della popolazione totale; all'insediamento stabile delle oasi, dei villaggi agricoli e delle poche città fa riscontro la mobilità dei pastori nomadi e degli agricoltori stagionali. Per ordine d'importanza la seconda città è Zinder (82.800 ab.), già capitale del N., centro di smistamento dell'arachide. Suscettibili di sviluppo sono le città di Agadès e Arlit, soprattutto per la loro vicinanza all'area di estrazione dell'uranio.
Il coefficiente annuo di accrescimento si attesta intorno al 3,4% (1985-90); elevato è il tasso di analfabetismo (72%); la religione musulmana prevale su quella tradizionale animista (15%), mentre è quasi insignificante la presenza cattolica. Sotto il profilo etnico domina il gruppo Hausa (52%); seguono Djerma (15%), Fulbe (10%), Kanuri (9%) e Tuareg (3%).
Soltanto l'11,7% del territorio nazionale è destinato all'attività primaria (2,8% arativo, 7,3% prati e pascoli e 1,6% foreste), che assorbe quasi il 40% della popolazione attiva e contribuisce con poco più di un terzo alla formazione del prodotto interno lordo. Nel 1991 il PIL pro capite era di circa 300 dollari e, in termini reali, nel corso dell'intervallo 1969-90 è diminuito a un tasso medio del 2,4% l'anno. Alla stessa data l'indebitamento estero del paese ammontava a 1,58 miliardi di dollari (stime della Banca Mondiale).
La produzione agricola rivolta al consumo interno è modesta e si basa sulla produzione di miglio (18.530.000 q nel 1991), sorgo (4.720.000 q), manioca (2.160.000 q), mais (60.000 q), frumento (20.000 q), batate (350.000 q). Tra le colture destinate all'esportazione si ricorda l'arachide, impiantata dai Francesi, che dà oggi raccolti sempre più ridotti, intorno ai 6-700.000 q annui. Vengono coltivate anche piccole quantità di tabacco e di canna da zucchero.
Dalla foresta si estraggono 4,9 milioni di m3 di legname (1990); anche la pesca dal lago Ciad e dai due fiumi ricordati è modesta (3400 t di pescato nel 1990) e il prodotto essiccato o affumicato viene avviato in Nigeria.
La ricchezza del paese poggia tutta sul sottosuolo, anche se il settore estrattivo occupa il 5% della popolazione e contribuisce solo al 5,2% del prodotto nazionale lordo. È soprattutto l'uranio estratto ad Arlit e ad Akouta ad alimentare un forte commercio internazionale; seguono le risorse di cassiterite (estratte in due località: fra Zinder e Gouré e nell'Air) che vengono esportate dal porto di Lagos in Nigeria. Sono poi presenti fosfati di sodio nell'Air, a Tahoua, il minerale di ferro a Say presso Niamey e a Kantch, il sale a Bilma e nei dintorni di Agadès, l'oro a Koma Bangou.
Modesta è la produzione elettrica, prevalentemente di origine termica: si attesta intorno ai 162 milioni di kWh mentre la potenza installata è di 63.000 kW (1989), insufficiente all'installazione di impianti industriali di qualche significato dimensionale. L'apparato manifatturiero è centrato sul comparto agricolo: oleifici a Maradi, Matameye e Magaria; produzione di birra e lavorazione della canna da zucchero presso la capitale ove sono anche localizzati impianti tessili; un cementificio a Malbara.
La rete delle infrastrutture è minima: in assenza di ferrovie i collegamenti si svolgono sulla rete stradale che alla fine degli anni Ottanta aveva una lunghezza pari a 19.000 km; nello stesso periodo gli autoveicoli circolanti erano circa 35.000. Parzialmente utilizzata la navigazione sul Niger, ostacolata dalle rapide di Gaya. Niamey e Agadès sono dotate di aeroporti internazionali.
Bibl.: P. Danaint, F. Laucrenon, Le Niger, Parigi 1972; J. C. Klotchkoff, Le Niger aujourd'hui, ivi 1982; L'Africa Nera, a cura di G. Cameri e G. Valussi, 2 voll., Torino 1988; P. Hugon, Les programmes d'ajustement structurel du Niger et l'impact de l'économie nigériane, in Afrique Contemporaine, 29 (1990), 155, pp. 23-42.
Storia. - Superato un tentativo di colpo di stato nel marzo 1976, il regime militare di S. Kountché varò una politica di riconciliazione nazionale, col graduale rilascio di prigionieri politici fra cui, nel 1980, l'ex presidente H. Diori (che rimase tuttavia agli arresti domiciliari fino al 1984) e il leader del partito Sawaba, D. Bakary, che era stato arrestato nel 1975. L'entrata delle truppe libiche nel Ciad, nel 1980, raffreddò i rapporti con Tripoli, inducendo Niamey, che temeva il diffondersi del processo di destabilizzazione (Gheddafi faceva leva sul malcontento dei Tuareg nigerini), a stringere i legami con gli stati arabi conservatori e con Tunisia, Algeria e Marocco. I piani per un ritorno a una forma costituzionale di governo, elaborati nel 1982, non si tradussero in una reale estensione del processo consultivo su basi democratiche: la nuova assemblea costituente (CND, Conseil National de Développement) risultò di fatto formata da membri nominati dal vertice e il ruolo dei militari venne confermato, sebbene la carica di primo ministro fosse affidata a un civile, O. Mamane. Il 6 ottobre 1983 alti esponenti militari tentarono senza successo un colpo di stato. Dopo la repressione e le epurazioni nel vertice, Kountché affidò la carica di primo ministro a un militare di etnia tuareg, H. Algabid, lasciando tuttavia Mamane a capo del CND e annunciando la preparazione di una ''carta nazionale'' coi nuovi principi costituzionali.
Nel biennio 1984-85 il paese dovette affrontare un periodo di siccità particolarmente grave, durante il quale si intensificarono le relazioni con gli Stati Uniti, divenuti il principale paese-donatore del Niger. Nel maggio 1985 a uno scontro coi Libici a Tchin Tabaraden, nel Nord-Est del paese, fecero seguito misure volte a colpire la dissidenza tuareg (espulsione dei Tuareg non nigerini), accusata di connessioni con Tripoli, e una generale stretta politica (nuovo arresto di Diori fino all'aprile 1987). Nel giugno 1987 un referendum popolare approvò la ''carta nazionale'' che sembrava aprire la via a forme più democratiche, attraverso organi consultivi (non eletti). In novembre Kountché morì a Parigi e gli successe un cugino, il colonnello (poi brigadiere) A. Saibou. Pur dichiarando piena continuità col predecessore e confermando il ruolo centrale dell'esercito nella gestione del potere, Saibou mostrò una certa disponibilità nei confronti dell'opposizione. Ricevette Diori e Bakary, rivolse un appello ai fuoriusciti perché ritornassero nel paese e decretò un'amnistia. All'inizio del 1988 manifestazioni studentesche contro i tagli alle spese per l'istruzione costrinsero il governo a un compromesso: nel luglio Mamane fu di nuovo nominato primo ministro e il CND fu incaricato di stilare una nuova costituzione, mentre poco dopo fu tolto il bando sui partiti politici in vigore dal 1974. La costituzione fu approvata prima dal consiglio dei ministri nel gennaio 1989 e in seguito da un referendum popolare (settembre). Nel dicembre lo stesso Saibou fu confermato alla presidenza della Repubblica e, dopo le elezioni legislative con lista unica svoltesi nel dicembre, proclamò la Seconda repubblica. L'indisponibilità del presidente a qualsiasi apertura democratica suscitò nella prima metà del 1990 violente proteste soprattutto da parte degli studenti, mentre contro le misure di austerità varate dal governo le organizzazioni sindacali proclamavano una serie di scioperi. Manifestazioni e scioperi furono duramente repressi, ma l'opposizione crebbe e costrinse Saibou a riconoscere la libertà di organizzazione politica e a convocare una Conferenza nazionale per gestire la fase di transizione alla democrazia. La conferenza, che iniziò i suoi lavori nel luglio 1991, sospese immediatamente la costituzione e nominò un governo provvisorio sotto la guida di A. Cheiffou, lasciando alla presidenza, ma senza di fatto poteri, Saibou. I militari furono esautorati da ogni incarico politico. Una nuova costituzione venne approvata nel dicembre 1992, mentre le elezioni legislative si svolsero nel febbraio 1993 e quelle presidenziali nel febbraio-marzo. Il 16 aprile M. Ousmane, vincitore di queste ultime, fu proclamato ufficialmente presidente della Repubblica.
Bibl.: S. Delcalo, Historical dictionary of Niger, Metuchen (New Jersey) 1979; J.-C. Klotchkoff, Le Niger aujourd'hui, Parigi 1982; R.B. Charlick, Niger: personal rule and survival in the Sahel, Boulder 1991.