NICOMEDIA (Νικομήδεια, Nicomedia)
Città in Bitinia, odierna Izmit (Kocaeli) in fondo al golfo di Astakos, sulla Propontide (Mar di Marmara). Fu fondata da Nicomede I di Bitinia, figlio di Zipoite, nel 262 a. C. (Strab., Geogr., xii, 563; Euseb., Hist. eccl., 5, 6; 6, 7, 13; 1, 2; 9, 6, 3; 9, 17-18; Dio Chrys., Orat., 38), dopo che la colonia megarese di Astakos fu distrutta da Lisimaco e gli abitanti si trasferirono, quindi, a N., che divenne capitale del regno.
Sotto i principi di Bitinia la città dovette godere ampia fama anche se di questo periodo abbiamo scarse notizie e solo le monete ci siano di ausilio. Nell'85, durante la prima guerra mitridatica, vi fu ucciso il console Valerio Fiacco da Fimbria (Appian., Mithr., 52). Per via del testamento di Nicomede IV (74 a. C.), N. e l'intero territorio da essa controllato vennero in mano dei Romani, e, scomparsa la dinastia dei re di Bitinia, nacque la nuova provincia del Ponto e della Bitinia (Appian., Mithr., 76) che fu amministrata regolarmente solo con la terza guerra mitridatica. Nel 36 a. C. Sesto Pompeo vi fu assediato da Augusto e da Agrippa (Appian., Bell. civ., v, 139, 1; Cass. Dio, Hist. Rom., xlix, 18, 2). Nel 29 a. C. vi fu costruito un tempio per Augusto (Cass. Dio, Hist. Rom., li, 20, 7). Da Augusto in poi N. è chiamata metropoli e prima città, e i suoi abitanti Νεικομηδεῖς πρῶτοι (Πόντου καὶ Βειϑυνίας), soprattutto sotto Domiziano. L'attivo e onestissimo governatore Plinio il Giovane (Epist., x, 31, 32 e 37, 38), scrivendo a Traiano, ci trasmette molte notizie sulla città (degli incendi che vi erano stati e della necessità di un collegium fabrum; dell'allargamento del Foro; del trasporto del santuario della Magna Mater). Con la visita di Adriano, del 120 d. C., N. prese l'appellativo di ῾Αδριανή (C. I. G., 1720; 3771). Così, nella lotta tra Pescennio Nigro e Settimio Severo, per aver scelto con Nicea di appoggiare l'imperatore, si meritò il titolo di Σεουηριανή. N. dovette in quel periodo raggiungere un tale splendore che Dione Crisostomo (Orat., 38) dice che N. e Nicea erano in lotta tra loro per il loro stesso splendore. Antonino Pio vi eresse magnifiche terme (Procop., De aedif., v, 3, 7). Gravi danni subì la città con l'invasione dei Goti del 258, ma si riprese subito dopo, sebbene da quell'anno fino alla fine del III sec. continuò a subire scosse nel periodo dell'anarchia militare. Con Diocleziano (Lactan., De mort. pers., 47, 5 e 48, 1; Liban., Orat., 61, 17) N. ebbe una seconda vita perchè l'imperatore la elesse a sua sede e vi costruì una basilica, il circo, la zecca e i palazzi imperiali. Nel IV sec. vi soggiornarono Massimino Daia e Licinio. Alla fine dell'anno 362 la città fu semidistrutta da un tremendo terremoto (Amm. Marc., Rer. gest., xxii, 13, 5) e da allora ebbe inizio la sua decadenza, a cui contribuirono i continui saccheggi delle tribù scitiche; all'epoca di Teodosio II un altro terremoto (tra i molti subiti da N.) la rase pressoché al suolo.
Una grande quantità di monete e di iscrizioni sono documenti utili per comprendere politica, organizzazione, commerci e religione di N. (cfr. W. Ruge, in Pauly-Wissowa, xvii, 1, 1936, c. 480-485). Le divinità principali venerate a N. note attraverso fonti monumentali e monete sono: in primo luogo Demetra (N. era consacrata a Demetra: Liban., Orat., i, 48); Tyche, Atena Pàllas; Zeus Stràtios; Asklepios; Igea; Hermes; Posidone; Afrodite; Artemide; Apollo; Helios; Serapide; Iside. Con Augusto ha inizio a N. il culto degli imperatori, che si accresce con Caracalla, Gordiano e Commodo.
La posizione della città (Ptol., Geogr., v, 1, 2; Strab., Geogr., xii, 543; Plin., Nat. hist., vi, 34, 217) era, come per Nicea, di grande importanza, accresciuta dalla vicinanza del mare. Delle quattro strade principali che partivano da N., le più importanti erano quelle per Bisanzio e per Calcedonia-Dakirbyza. Occorre aggiungere che convenzionalmente si usava dividere l'Europa dall'Asia lungo un asse ideale che si immaginava passante per Nicomedia. Della sua bellezza e del suo valore ci dicono molte fonti (Paus., Per., v, 12, 7; Athen., Deipn., 1, 20, b; Liban., Orat., 61, 7 la dice quarta città del mondo), e il valore della città aumentò sotto il regno di Diocleziano quando l'imperatore con N. volle addirittura uguagliare Roma.
Vi era una grande quantità di luoghi di culto: tempio di Zeus (Appian., Mithr., 7); della Magna Mater (Plin. Iuv., Epist., x, 49 e 50); di Demetra; di Asklepios (Paus., Per., iii, 3, 8); di Iside (Plin. Iuv., Epist., x, 33, 1); di Augusto (Cass. Dio, Hist. Rom., li, 20, 7); di Commodo (Cass. Dio, Hist. Rom., lxxii, 12, 2). La città possedeva un grande mercato (Liban., Orat., 61, 17); al tempo di Plinio il Giovane (Epist., x, 49, 1) il vecchio Foro fu sostituito con un Foro nuovo ed avvenne anche il trasferimento del tempio della Magna Mater. Il centro urbano di N. era arricchito dai palazzi imperiali costruiti da Diocleziano, di una basilica, di una zecca, di un'armeria, di un circo, di un ippodromo, di un teatro, dei bagni pubblici, e la vita economica della città era servita da un magnifico porto (Liban., Orat., 61, 8; Malala, Chron., xiv, p. 363). Delle chiese ricorderemo la cattedrale e il marthyrion di S. Anthimos. Pochi resti, oggi, sono visibili delle mura e delle torri, dell'acropoli e della città greco-romana. I palazzi imperiali sono vicini al mare; il sito del teatro è identificabile su un'altura e, vicino al porto, è una grande piazza quadrata con le fondazioni di un tempio. I resti dell'acquedotto sono di età romana; si contano, tuttavia, canali di deflusso, fontane, tubazioni, ecc.; del porto sono ancora visibili i moli. A S della città si stendevano le necropoli.
Gli ultimi scavi del 1930 hanno rivelato parte di un vasto e ricco quartiere di abitazione vicino al porto; dagli scavi provengono una statuetta di Cibele (la Μήτηε di N.) e la splendida testa attribuita a Diocleziano ora al Museo Archeologico di Istanbul.
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