NICOMACHI e SIMMACHI
Un dittico d'avorio già impiegato come chiusura del reliquiario dell'abate Bercario a Montier-en-Der, e ora diviso tra il Museo di Cluny, a Parigi, e il British Museum, a Londra, reca su ciascuna valva una tabula ansata, con l'epigrafe, nell'una, postíca, nicomachorum, nell'altra, antica, symmachorum.
Le due famiglie, unite da matrimoni nel 392 circa e nel 401, furono animatrici dell'ultima resistenza opposta dalla nobiltà senatoria al cristianesimo (fu appunto un Simmaco che si scontrò con S. Ambrogio per il culto della Vittoria nel Senato: v. nike; simmaco) e il soggetto del dittico e il modo composto e sostenuto con cui esso è trattato esprimono bene l'estrema adesione alla religione antica. In ogni valva una donna dinanzi ad un'ara, un albero nello sfondo: è difficile dire con sicurezza a quale culto pagano le due scene si riferiscano. Vi compaiono elementi ispirati alla Magna Mater (il pino, i cembali), a Giove (la quercia e la fronda di quercia sull'ara, ma già i due culti appaiono riuniti in monumenti del I sec. d. C.: confronta il rilievo di Laberia Felicia, vol. ii, p. 577, s. v. cibele), a Cerere (le fiaccole di Ecate e della stessa Cerere, la ghirlanda di edera sul capo della figura femminile della valva dei S., allusione a Dioniso, compagno di Demetra); ma è forse proprio questa indeterminatezza che suggella il carattere tardo-antico del dittico. Poiché la prima valva rappresenta una scena di Zibatio, si può dire che questa introduca nel suo aspetto rituale e liturgico il tema religioso, ripreso più drammaticamente nella valva postica.
Il dittico fa parte di un gruppo stilistico, che comprende il dittico di Probiano (v. vol. iii, fig. 175 e s. v. probiano), un dittico anepigrafe, forse degli stessi N. e S., con Igea e Asklepios (vol. 1, fig. 912; vol. iii, fig. 173), la valva con le Marie al sepolcro, di Milano (v. nike), la valva con l'Ascensione, di Monaco (v. martyrium), forse le tavolette della Passione del British Museum (v. nuovo testamento). Tutto il gruppo è ricondotto con relativa sicurezza a Roma; il solo dittico di tipo "ufficiale" è quello di Probiano. Poiché nel 394 Vino Flaviano N. si uccideva in seguito alla sconfitta di Eugenio e il figlio N. Flaviano si convertiva al cristianesimo, difficilmente si potrebbe collocare il dittico dei N. e S. dopo quella data, e poiché la parentela fra le due famiglie è già attestata prima del matrimonio del 392 circa, una datazione ancora di qualche anno più alta non sarebbe del tutto improponibile.
Agli stessi S. si è voluta attribuire la valva del dittico del British Museum con l'apoteosi di un togato. Il Weigand e l'Alföldi, hanno infatti sciolto in symmachorum il monogramma posto tra due volute (stilizzazione di due delfini) al sommo della valva; il Delbrück vi leggeva invece hormisdas vir clarissimus e vedeva l'occasione per il dittico nel trecentenario della consacrazione di Antonino Pio (463); infine il Wessel pensava all'apoteosi di Giuliano l'Apostata.
L'identificazione del personaggio rappresentato con un imperatore non ha però basi sufficienti e può essere contestata in favore di un'interpretazione diversa (si annuncia una pubblicazione di C. Ligota). Di conseguenza anche la datazione può essere riesaminata, tanto più se il gruppo riunito intorno al dittico del Louvre-Victoria and Albert può essere anticipato. Alla valva del British Museum si possono avvicinare un dittico con scena di Venatio, all'Ermitage, e il dittico detto di Helios e Selene del museo di Sens, quest'ultimo con singolari affinità in alcuni particolari.
Agli stessi N., proprietari di fondi presso Enna, è stata attribuita, da B. Pace e, con nuovi argomenti, da M. Cagiano de Azevedo, la villa di Piazza Armerina. Il Cagiano identifica nella decorazione pavimentale il contributo di tre generazioni di N. e riconosce nel personaggio che assiste alla grande caccia Vino N., il figlio Flavio, o il nipote Appio, nel magistrato che premia i vincitori delle gare, infine, nei supposti ritratti di Eutropia, Massenzio e Fausta, la moglie di Flaviano N., la figlia di Appio Claudio Tarronio Dexter N. e Appio Flaviano Dexter N. e Galla sua sorella (v. piazza armerina).
Il clima dei mosaici è comunque molto lontano da quello dell'arte associata ai nomi dei N. e dei Simmachi.
Bibl.: Martène - Durand, Voyage littéraire de deux religieux Bénédictins de la congrégation de St.-Maur, Parigi 1717, I, p. 98, con tavv.; R. Delbrück, Die Consulardiptychen u. verwandte Denkmäler, Berlino 1929, n. 54, p. 209, tav. 54; n. 59, p. 227, tav. 59; E. Weigand, Zur spätantiken Elfenbeinskulptur, in Berichte, 1930-1931, p. 33 ss. (pp. 34 e 49); id., Ein bisher verkanntes Diptychon Symmachorum, in Jahrbuch, LII, 1937, p. 121 ss.; H. Peirce-R. Tyler, L'Art byzantin, I, Parigi 1932, p. 79, tavv. 71 e 123; R. Herzog, in Trierer Zeitschrift, 1938, p. 164; E. P. de Loos Dietz, Vroog-christeljke ivoren, Assen 1947, p. 83 (cfr. recens.: Capps, in Art. Bull., 1949, p. 235; O. Kurz, in Burlington Magazin, 1950, p. 273); K. Wessel, Eine gruppe oberitalienischer Elfenbeinarb., in Jahrbuch, LXIII-LXIV, 1948-1949, p. 111 ss. (p. 142, fig. 12); W. F. Volbach, Elfenbeinarbeiten d. Spätantike u. d. frühen M.as, Magonza 1952, nn. 55-56, pp. 39-40; E. Kitzinger, Early Medieval Art in the British Museum, Londra 1955, pp. 13-15, tav. 6; J. Beckwith, The Andrews Diptych, Londra 1958, passim; B. Pace, I mosaici di Piazza Armerina, Roma 1955, p. 111 ss.; M. Cagiano de Azevedo, I proprietari della villa di Piazza Armerina, in Scritti in onore di M. Salmi, Roma 1961.