TRON, Nicolò
– Nacque a Verona, dove il padre si trovava a ricoprire la carica di podestà, il 21 settembre 1685 da Andrea di Nicolò del ramo sul Canal Grande a S. Stae e da Gracimana Priuli di Giorgio.
Conclusi nel 1704 gli studi nel Collegio dei nobili a Parma, Tron iniziò la carriera politica come savio agli Ordini, cui fu eletto il 7 ottobre 1710 e riconfermato il 18 giugno 1711. Esercitava appunto tale carica quando (26 settembre 1711) sposò Chiara Grimani Calergi di Francesco, «senza contraddizione la più bella dama de’ suoi tempi» (Gullino, 1993, p. 187); fu poi eletto (10 dicembre 1712) ambasciatore in Inghilterra, ma lasciò Venezia solo nel maggio del 1714, dopo essersi recato a far visita al residente inglese Christian Cole e ai mercanti Samuel Williams e Joseph Smith, il famoso collezionista.
Era appena giunto a Londra quando si verificò la scomparsa della regina Anna, cui successe l’elettore di Hannover con il nome di Giorgio I. La momentanea carenza di impegni diplomatici favorì gli autentici interessi di Tron: egli era infatti un convinto ammiratore delle nuove tecniche industriali e agronomiche che stavano sviluppandosi nel Paese; per questa ragione aveva sollecitato la nomina a un’ambasceria tanto dispendiosa, per di più conseguita agli esordi della carriera, mentre era ancora privo di adeguata esperienza politica. Di conseguenza dedicò la maggior parte del suo tempo non a frequentare gli ambienti della corte, ma a visitare arsenali, cantieri e fabbriche e ad apprendere le tecniche agrarie praticate dagli inglesi. Imparò la loro lingua, conobbe Isaac Newton (che lo nominò fellow alla Royal Society), divenne amico di industriali come Benjamin Berck e di agronomi quali Rupert Hall, Philip Miller e John Mortimer.
Una condotta tanto singolare risultava peraltro a scapito del servizio pubblico, tanto più che Venezia era impegnata nella seconda guerra di Morea (1714-18) e aveva bisogno dell’appoggio inglese. Donde la disapprovazione degli inquisitori di Stato, che dopo vari ammonimenti finirono per inviare a Londra, nel giugno del 1715, un controambasciatore nella figura del cavaliere Giacomo Querini; inoltre, in seguito a una precisa diffida del Tribunale supremo, Tron dovette lasciare l’Inghilterra il 4 giugno 1717, venti giorni prima dell’apertura della Gran loggia, evento cui probabilmente avrebbe voluto assistere, date le sue probabili simpatie per la massoneria. Ma se ne andò portando con sé almeno un frammento della tanto ammirata tecnologia d’Oltremanica: due macchine a vapore Newcomen-Savery e una ventina di meccanici (fra questi l’ingegnere James Stirling); una di queste macchine la installò ad Anguillara, sull’Adige, e con essa bonificò quattrocento campi, l’anno dopo, nel 1718; fece lo stesso a Schio, dove realizzò una fabbrica di panni che un secolo dopo Francesco Rossi, e poi il figlio Alessandro, avrebbero avviato a divenire il maggior lanificio d’Italia, grazie alle migliorie apportate da Matthew Boulton e James Watt nel 1775. Le Newcomen-Savery erano state prodotte sessant’anni prima, nel 1712, in sette esemplari, e quella di Anguillara fu con ogni probabilità la prima macchina a vapore a essere posta in funzione nell’Europa continentale.
Tornato a Venezia con il titolo di cavaliere, Tron percorse una carriera politica alquanto anomala: non fece mai parte della Consulta dei savi, preferendo ricoprire cariche di natura economica, con particolare riguardo al commercio. Unica eccezione l’elezione a censore (3 aprile 1718 e 8 agosto 1734); quindi fu eletto provveditore sopra Ori e monete (23 dicembre 1719, 22 gennaio 1724, 12 febbraio 1728), conservatore del deposito in Zecca (14 giugno 1721), consigliere ducale del sestiere di S. Croce (26 novembre 1724, 24 luglio 1729, 23 luglio 1741), savio alla Mercanzia (9 febbraio 1726, 9 ottobre 1742, carica che avrebbe ricoperto quasi senza interruzioni fino al 1757), revisore e regolatore dei Dazi (19 marzo 1729), deputato al Commercio (3 giugno 1747, 14 gennaio 1748), membro del Consiglio dei dieci (22 settembre 1747, 5 agosto 1753, 18 settembre 1757), deputato alla provvision del Danaro (4 maggio 1752, 6 dicembre 1754), provveditore in Zecca (11 novembre 1758), provveditore alle Beccarie (29 novembre 1760, 11 dicembre 1762), provveditore alla Giustizia Nova (11 dicembre 1761), conservatore delle Leggi (15 dicembre 1764).
Purtroppo prive dell’alesaggio dei tubi, le Newcomen-Savery avevano una resa insufficiente; preso atto di ciò e delle forti opposizioni poste in atto dagli imprenditori scledensi, Tron si volse alla mercatura. Pertanto nel 1719 progettò di dar vita a Venezia a una compagnia di commercio, che dal 1721 al 1725 potè giovarsi della sua presenza fra i capi di Piazza; era questa una carica di natura mercantile ricoperta da borghesi, ma da cui non erano esclusi i patrizi. L’impresa, denominata Compagnia della nuova Instituzione, era destinata alla produzione di panni all’uso d’Olanda e d’Inghilterra, ma nonostante l’adozione di una pressa di bronzo e la buona qualità del prodotto non riuscì a vincere l’opposizione degli imprenditori locali, per cui nel 1727 venne chiusa. Allora Tron portò nuovamente la sua attenzione alla Terraferma, dove le corporazioni erano più deboli, e come savio alla Mercanzia il 9 febbraio 1726 si adoperò per favorire le telerie dell’imprenditore friulano Jacopo Linussio e i commerci di seta di Antonio Zanon: settori non concorrenziali tra loro e in grado di incentivare l’intero settore manifatturiero veneto, poiché contemporaneamente Tron rifondava il lanificio di Schio, introducendovi strumenti e metodi di lavorazione innovativi. L’anno dopo, il 31 luglio 1737, fu nominato ambasciatore in Inghilterra per l’incoronazione di Giorgio II, ma la missione non ebbe luogo in seguito all’invito del re a evitare un così lungo viaggio.
Rifiutata la podestaria di Brescia, cui era stato eletto il 4 dicembre 1729, accettò invece il capitanato di Padova, dove rimase per un anno (9 settembre 1736-22 settembre 1737), raccogliendo informazioni e dati con i quali realizzò una statistica demografica (Foglio che dimostra la quantità e qualità delle persone nelli territori [...] di qua dal Mincio), preliminare strumento per incrementare le manifatture tessili in Terraferma (Galletti, 1988, p. 261); il 6 settembre 1738 accettò poi di recarsi come provveditore generale a Palmanova. Era questa una città fortificata, sorta un secolo e mezzo prima per iniziativa pubblica e la cui popolazione viveva in gran parte sulla produzione della seta; senonché il settore subiva negativamente il confronto con i setifici della Gorizia asburgica, donde il taglio di un canale Palmanova-Muscoli, voluto da Tron per incentivare il commercio favorendo le comunicazioni con la laguna di Marano, e quindi il mare.
Al termine del mandato si dedicò nuovamente a Schio, dove i risultati non erano quelli sperati, dando vita a una nuova compagnia che fu sciolta un decennio più tardi (31 ottobre 1749); dopo di che Tron, in unione a Giovanni Giorgio Stahl, nel 1755 preferì riprodurre la fabbrica di panni a Follina, nel Trevigiano, introducendovi nel 1767 la spola di John Kay. Furono queste le sue ultime – e progressivamente sempre più indirette – iniziative nel campo della produzione manifatturiera: a partire dagli anni Cinquanta, infatti, si sarebbe impegnato prevalentemente nel settore agrario, apportandovi però, con l’apertura intellettuale e la tenacia abituali, continue innovazioni e migliorie. Una fitta corrispondenza con nobili illuminati, agronomi (fra questi Giovanni Arduino, Vinciguerra Collalto, Francesco Griselini, Girolamo Silvestri), ma anche semplici fattori che si rivolgevano a lui per consigli, testimonia un’ininterrotta azione proseguita sino al termine della sua lunga esistenza. Nel 1767, ormai ottantaduenne, fu nominato presidente del consorzio di S. Giustina, nel basso Padovano, e in tale veste nel dicembre del 1770 propose al canonico e conte rodigino Silvestri un progetto per valorizzare le rispettive proprietà nel Polesine.
Morì a Venezia il 1° gennaio 1772. Alcuni anni dopo i mercanti di Schio gli avrebbero eretto una statua, tuttora esistente nel Prato della Valle a Padova.
Nonostante il prestigio conseguito, la fama e i successi ottenuti, la sua vita privata non fu felice. Il figlio più capace e intelligente, Andrea, si legò a Caterina Dolfin, sposata a un Tiepolo, e Nicolò non riuscì ad accettare questa unione illegale; degli altri maschi Giovanni si fece frate, Vincenzo sposò nel 1747 Lucrezia Pisani ‘moretta’ da cui ebbe Nicoletto, nato idropico e morto giovane; quanto a Francesco, ormai cinquantenne si indusse a sposare Cecilia Zen, decisamente una delle dame più disinvolte nella pur spregiudicata Venezia settecentesca; dal matrimonio nacque Chiara e così si estinsero i Tron di S. Stae.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. Codd., s. 1, 20, Storia veneta: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de’ patritii veneti, VII, p. 142; Segretario alle voci. Elez. Maggior Consiglio, regg. 25, c. 9; 26, cc. 4, 7, 202, 274; 27, cc. 4, 7, 155; Elez. Pregadi, regg. 21, cc. 32, 33, 69, 84; 22, cc. 71, 81, 82, 96, 99, 106, 136; 23, cc. 51, 53, 78, 105, 132, 137, 138; 24, cc. 35, 38, 48, 55, 71, 88, 97, 137; 25, c. 9; 26, cc. 4, 7, 202, 274; 27, cc. 4, 7, 155; Senato dispacci Inghilterra, ff. 90-91; Cinque savi alla Mercanzia, b. 121, f. Panni esteri; Provveditori sopra Banchi, reg. 58, sub 1° aprile 1755; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Provenienze diverse, ad nomen: contiene decine di buste con la corrispondenza di Tron con i familiari, i conoscenti e, soprattutto, i fattori delle agenzie di Anguillara, Bottenigo, Cittadella, Maren, Schio, Vallio; Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., VII, Consegli, 863 (= 8942), sub 22 settembre 1747, 5 agosto 1753; 864 (= 8943), sub 18 settembre 1757.
F. Griselini, Elogio alla memoria del fu nobile uomo N. T...., in Giornale d’Italia spettante alla scienza naturale..., VIII (1772), pp. 329-342; J. Georgelin, Une grande propriété en Vénétie au XVIII siècle: Anguillara, in Annales. Economies. Sociétés. Civilisations, XXIII (1968), pp. 483-519; P. Bertoli - E. Ghiotto, La fabbrica di panni alti di N. T. a Schio, Schio 1985; G. Gullino, Le dottrine degli agronomi e i loro influssi sulla pratica agricola, in Storia della cultura veneta, V, 2, Il Settecento, a cura di G. Arnaldi - M. Pastore Stocchi, Vicenza 1986, pp. 404-407; G. Galletti, N. T. e l’uso del ‘calcolo aritmetico-politico’ nella Venezia di metà Settecento, in Studi veneziani, n.s., 1988, vol. 16, pp. 261-296; W. Panciera, Vent’anni di bilanci di una impresa laniera del secondo Settecento, ibid., 1990, vol. 19, pp. 125-170; G. Gullino, Collaborazione economica e divulgazione scientifica nel Settecento veneto: Girolamo Silvestri ed il “Giornale d’Italia”, in Girolamo Silvestri 1728-1788. Cultura e società a Rovigo nel secolo dei lumi, Rovigo 1993, pp. 119-124; Id., L’anomala ambasceria inglese di N. T. (1714-1717) e l’introduzione della macchina a vapore in Italia, in Non uno itinere. Studi storici offerti dagli allievi a Federico Seneca, Venezia 1993, pp. 185-207; Id., Jacopo Linussio, N. T. ed una possibile manovra di politica economica agli inizi della protoindustria veneta, in Chiesa società e Stato a Venezia. Miscellanea di studi in onore di Silvio Tramontin, a cura di B. Bertoli, Venezia 1994, pp. 198, 201-206; Id., Arduino ed i ‘clementissimi protettori’ veneziani, in Scienza tecnica e ‘pubblico bene’ nell’opera di Giovanni Arduino (1714-1795), a cura di E. Curi, Verona 1999, pp. 325-337.