TREVISAN, Nicolo
TREVISAN, Nicolò. – Nacque a Venezia nel 1482 da Pietro di Baldassare e da Polissena Franceschi di Giacomo, appartenente, costei, a famiglia cittadina.
Modesti gli esordi politici di Trevisan, che a vent’anni risulta già orfano; nonostante la contemporanea presenza di omonimi, fu probabilmente lui a essere eletto, l’11 novembre 1503, castellano a Cattaro; è certo comunque che il 25 aprile 1506 prese parte alla processione in onore di s. Marco, nell’imminenza di assumere l’incarico di podestà a Capodistria. La cittadina costituiva un osservatorio privilegiato per verificare le mosse degli ungheresi, allora premuti dai turchi, che Trevisan riferì puntualmente al Senato. Al termine del mandato sposò la figlia di Manoli Abramo, da Corfù, vedova di Andronico Spagnuol, che morì senza dargli figli, per cui nel 1511 Trevisan si sarebbe risposato con Chiara Spandolin di Demetrio da Costantinopoli, che gli avrebbe dato discendenza. Si legò dunque a donne greche, così come fecero i suoi fratelli e questi rapporti con il Levante fanno pensare che i Trevisan esercitassero la mercatura, ma in proposito non si hanno documenti.
Il 7 agosto 1507 venne eletto giudice dell’Esaminador, quindi (27 dicembre 1508) camerlengo a Cervia; qui lo sorprese la rotta di Agnadello, ma riuscì a riparare a Venezia prima di essere catturato dai pontifici; di lì a poco, il 6 settembre 1509, prese parte alla difesa di Padova. Al termine del periodo più difficile seguito alla disfatta, il 3 aprile 1510 venne eletto signore di Notte per il sestiere di S. Polo, a conferma che la grande politica gli era preclusa; se dunque pervenne a ricoprire un apprezzabile grado di considerazione presso i concittadini (il suo nome ricorre in quasi tutti i Diari di Marino Sanuto), questo si deve anzitutto all’attivismo, allo spirito di sacrificio, all’amor patrio dimostrato nelle non facili circostanze con le quali spesso dovette confrontarsi.
Il 10 agosto 1511 prese parte alla difesa di Treviso, assediata dagli imperiali, ma il 13 settembre ottenne di rimpatriare per il sopraggiungere di una malattia, che tuttavia non gli impedì di entrare il 1° ottobre nella Quarantia civile. Esercitava ancora quella carica quando, il 25 ottobre 1513, si offrì di andare nuovamente alla difesa di Padova, dove rimase sino a tutto il mese successivo. Ma il richiamo del Levante e quello del mare furono prioritari in Trevisan, che il 26 gennaio 1514 ottenne il comando di una delle cinque navi a disposizione del Consiglio dei dieci; come tale il 1° marzo 1515 offrì 1000 ducati alla Signoria per armare una galera sottile e furono soldi bene impiegati: il 25 settembre catturò una nave aragonese carica di spezie e il 26 aprile 1516 ripeté l’impresa riparando con la preda a Cipro. Per tutto il 1516 e ancora per il 1517 incrociò fra Creta, la Puglia e l’Egitto espletando varie missioni, consistenti soprattutto nel prestare aiuto alle navi mercantili veneziane; giunse a Venezia a disarmare solo il 3 gennaio 1518 con «le zurme per la longeza dil viazo [...] in l’ultima extremità» (Sanuto, 1880-1903, XXV, col. 186).
Qui trovò un poco di tranquillità poiché il 21 febbraio 1518 venne eletto podestà di Torcello, ma due anni dopo (26 febbraio 1520) riprese il comando di una galera destinata alla guardia di Cipro e il 9 ottobre fu a Beyrut per aiutare i compatrioti in una città percorsa da torbidi e tumulti; quindi fu a Tripoli per la stessa ragione, aggravatasi in seguito alla morte del sultano e alla successione al trono di Solimano. Per gran parte dell’anno seguente incrociò fra la Dalmazia e l’Egeo, accompagnando a Costantinopoli il bailo Andrea Priuli, rientrò infine a Venezia il 16 settembre 1521.
Dopo aver mancato alcune nomine tra l’autunno del 1521 e l’inverno del 1522 il 17 marzo 1523 venne eletto provveditore alla Sanità; in tale veste propose invano di non celebrare l’ormai prossima festa della Sensa (Ascensione), dal momento che il serpeggiare della peste nell’Italia centrale sconsigliava concentrazioni di folla. Fallita l’elezione di provveditore generale in Dalmazia (31 marzo 1524), ottenne di lì a poco il comando della ‘muda’ di Siria; lasciata Venezia nel mese di agosto, il 12 ottobre fu a Beyrut, per poi rientrare nella sua città il 26 gennaio 1525. Quindi si susseguirono mancate nomine a magistrature e rettorati, sinché il 3 luglio 1526 fu eletto provveditore generale in Dalmazia. Partì subito per Zara, data l’urgenza di controllare le mosse dei turchi impegnati nella guerra contro gli arciducali, ma anche pronti a effettuare incursioni nei villaggi veneti prossimi al confine; a ottobre e novembre informò inoltre del propagarsi della peste, che infieriva in particolare a Sebenico. Il pericolo ottomano si aggravò nella primavera del 1527, ma ne patirono solo alcune piccole comunità, per cui il 22 agosto ottenne il permesso di rimpatriare.
Venezia era allora impegnata nella guerra della lega di Cognac e guardava alla Terraferma; mancata il 22 febbraio 1528 la nomina a provveditore al di qua del Mincio e successivamente a Brescia, il 2 agosto venne eletto provveditore esecutore in campo, agli ordini di Giovanni Vitturi. Gli alleati francesi, comandati da Odet de Foix, visconte di Lautrec, erano penetrati nel Mezzogiorno e assediavano Napoli, mentre obiettivo dei veneziani era la riconquista dei porti pugliesi. Qui operò Trevisan, che con un reparto di stradioti il 23 settembre 1528 batté gli spagnoli ad Andria («li ha dato una bona speluzata» scrive Sanuto,1880-1903, XLIX, col. 39), poi si ammalò, guarì e fu mandato da Vitturi a Polignano, quindi a Monopoli; il 25 maggio 1529 venne catturato dai pirati saraceni mentre portava rifornimenti alle truppe. Depredato di soldi e gioielli fu venduto agli spagnoli a Gallipoli per 600 ducati; in riconoscimento del servizio prestato il Senato ne versò 500, per cui Trevisan fu liberato e l’8 gennaio 1530 poté presentarsi nel Collegio a riferire. Il 21 luglio venne eletto provveditore ad Asola, nel Bresciano, ma fu anche incaricato di gestire gli approvvigionamenti alimentari nel Padovano e nel Trevisano, dov’erano stanziati vari reparti veneziani; a novembre riferiva da Asola sui movimenti degli spagnoli agli ordini del marchese del Vasto, Alfonso d’Avalos. Concluso il mandato, il 3 maggio 1533 fu eletto per la seconda volta provveditore generale in Dalmazia, con l’incarico di concordare con i turchi la definizione dei confini presso Spalato e recuperare alla Serenissima alcuni villaggi; operazione lunga e difficile, come sempre si rivelarono spinose le trattative con la controparte ottomana.
Poi, dopo un breve periodo di riposo a Venezia il 12 ottobre 1536 gli fu affidato il comando di una barza, grossa nave da guerra, nell’imminenza di un nuovo conflitto con i turchi; operò prevalentemente fra la Dalmazia e il Peloponneso, rifornendo di uomini e vettovaglie le guarnigioni veneziane di Corfù, assediata dal Barbarossa, e Nauplia; poi, il 27 settembre 1538, fu presente all’inglorioso scontro navale con i turchi a Prevesa.
Morì nella sua città il 28 luglio 1541.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. Codd., s. 1, 20, Storia veneta: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de’ patritii veneti, VII, p. 121; Avogaria di Comun. Balla d’oro, reg. 165, c. 356v; Segretario alle voci. Misti, regg. 7, cc. 17r, 26r, 84v; 8, cc. 1v, 10v, 76v, 85v; ibid., Elezioni Pregadi, reg. 1, cc. 41, 61; ibid., Elezioni Maggior Consiglio, reg. 1, c. 124; Avogaria di Comun: G. Giomo, Indice per nome di donna dei matrimoni patrizi, s.v. Spandolin Chiara; Senato Mar, reg. 24, cc. 16, 60; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, V, Venezia 1842, p. 55; M. Sanuto, Diarii, VI-XIII, XVII-XXV, XXVII, XXIX-XXXVIII, XL-XLIV, XLVI-LV, LVIII, Venezia 1880-1903, ad indices.