SORMANI, Nicolò
– Nacque il 5 febbraio 1686 a Brusimpiano, nell’odierna provincia di Varese, da Giampietro e da Battistina Colli, uniti in matrimonio il 14 gennaio 1685.
Primo di dieci figli, tre maschi e sette femmine, fu battezzato il giorno seguente alla nascita dal curato Giovanni Francesco Retia. Era nipote di monsignor Francesco Colli, dottore della Biblioteca Ambrosiana, e del reverendo Antonio Colli, parroco di S. Giovanni in Laterano a Milano. Nicolò trascorse la sua infanzia a Brusimpiano, dove sorge il palazzo Sormani fatto costruire nel 1673 da Carlo Sormani, suo nonno. Successivamente fu inviato a studiare in seminario e al termine degli studi il 20 settembre 1710 fu ordinato sacerdote. Per quattro anni si dedicò all’insegnamento, ricoprendo la cattedra di retorica in seminario e il 2 novembre 1718 fu nominato dottore della Biblioteca Ambrosiana.
Dal 1711 era alla guida dell’Ambrosiana il prefetto Giuseppe Antonio Sassi, che vi rimase fino al 1751, promuovendo un rinnovamento della biblioteca e Nicolò ne fu il principale collaboratore, divenendo viceprefetto. Nonostante il lavoro comune, tra i due non vi fu sempre comunanza di vedute, lo si intuisce dalla vicenda della controversia insorta per questioni di preminenza tra il prevosto di S. Ambrogio e un canonico della chiesa metropolitana milanese. Sormani difese le ragioni del prevosto, mentre il prefetto Sassi sostenne la parte avversa. A questo scopo Sormani redasse una memoria a stampa intitolata Allegata ad concordiam in causa praeminentiae, pubblicata a Milano nel 1732.
Dedicò molto lavoro agli studi, anche se numerosi suoi scritti rimasero inediti. Nella Biblioteca Ambrosiana sono conservati diversi manoscritti mai pubblicati, che dopo la sua morte furono acquistati dalla sua famiglia. Tali sono alcuni lavori dedicati alla storia ecclesiastica e alla topografia sacra di Milano e della diocesi e alcuni scritti di storia locale relativi ai suoi luoghi d’origine. Il motivo della mancata pubblicazione di queste opere fu il giudizio severo del prefetto Sassi, che le riteneva talvolta farraginose e dispersive. È il caso della storia della diocesi di Milano, che doveva avere per titolo De agro Mediolanensi. Sormani raccolse molto materiale, ma il prefetto non la giudicò meritevole di essere pubblicata per intero. L’Apologismorum mediolanensium volumen primum ne costituì il primo volume, ma con difficoltà fu possibile collocare le 500 copie stampate nel 1740. Questo volume comprendeva la dissertazione De origine apostolica Ecclesiae Mediolanensis a S. Barnaba deducta, in cui Sormani sosteneva l’origine della chiesa milanese dall’apostolo Barnaba. Francesco Innocenzo Fileppi ne fece una confutazione manoscritta l’anno seguente, appoggiandosi alle tesi di Benedetto Bacchini e Ludovico Antonio Muratori.
In quegli anni redasse anche una Breve storia degli umiliati tessuta col testo de’ codici manoscritti e diplomi, stampata a Milano nel 1739. Questo lavoro gli attirò le critiche di Girolamo Tiraboschi, che a sua volta aveva dedicato agli umiliati un’opera e che notò alcuni errori di trascrizione. Successivamente Sormani raccolse la corrispondenza di s. Carlo inerente al Concilio di Trento e la tradusse in latino con il titolo di Synopsis historica cum latina versione epistolarum quae Tridentinii Concilii occasione S. Carolo Card. Borromeo datae fuerunt et acceptae. Sperava che la raccolta potesse essere utilmente impiegata nell’opera di conversione dei protestanti, ma la commissione esaminatrice a cui fu sottoposta nel 1743 non ritenne opportuno stamparla, giudicando troppo scabrose molte di quelle lettere.
Accanto a questa attività di studio Sormani si impegnò anche con dedizione al miglioramento della Biblioteca Ambrosiana. Nel 1744 era stata ripresa l’attività della stamperia interna dopo ottant’anni di inattività, e le prime opere pubblicate ebbero molto successo. La responsabilità dell’impegnativo lavoro preparatorio necessario per ordinare la materia da sottoporre ai torchi ricadde su Sormani, che si trovò a suddividere la sua giornata fra stamperia e biblioteca.
Dopo la morte del prefetto Sassi, il 27 maggio 1751 Sormani ne assunse la carica, che già di fatto esercitava dal 1748, svolgendo tutte le incombenze nella direzione della biblioteca. Il periodo della sua guida fu denso di donazioni e acquisti, che arricchirono la biblioteca di manoscritti e volumi a stampa. Questa attività febbrile va ricondotta anche alla proficua intesa con la Congregazione dei conservatori, che mise a disposizione una maggiore riserva finanziaria per la biblioteca. A Sormani fu riconosciuto uno stanziamento annuo anticipato di 300 lire per gli acquisti urgenti, a cui si aggiungeva lo stanziamento di fondi molto più rilevanti per le acquisizioni pianificate.
Tra il 1751 e il 1752 Sormani pubblicò a Milano i tre tomi di I Passeggi storico-topografico-critici nella città e diocesi di Milano, la sua opera a stampa più significativa, in cui confluisce molta della sua attività di ricerca.
Scopo di questo lavoro, come scrive nella prefazione, è di istruire i giovani, in particolare «la nobile e la ecclesiastica gioventù» sulle memorie e i monumenti patri. L’autore dichiara apertamente di presentare qui in modo sistematico molte informazioni pubblicate in precedenza in maniera sparsa. I Passeggi tracciano un itinerario che si snoda fra chiese, monasteri, palazzi e luoghi storici di Milano, riferendo informazioni sulle origini e la storia, i fondatori e i protettori, l’architettura e gli ornamenti di tutti i luoghi notevoli della città. Le descrizioni sono infarcite di racconti ed episodi miracolosi e sono spesso indirizzate a personalità influenti dei suoi tempi, per ingraziarsi la loro benevolenza. Vi figurano il governatore dello Stato Gian Luca Pallavicini, il suo segretario Luigi Giusti, Antonio Dal Verme, Paolo Monti, Alberico Belgioioso, Giorgio Giulini, Federico Borromeo e molti altri. Un cenno polemico è rivolto agli eruditi formatisi alla scuola maurina, da Jean Mabillon a Muratori, che avevano cercato di spogliare la storia ecclesiastica e laica delle favole e racconti fantasiosi che l’avevano permeata nei secoli precedenti. Negli avvisi al lettore a questo riguardo l’autore dichiara apertamente: «L’intenzion nostra è di riferire ciò che fu dagli autori scritto, ma non di asserir alcuna cosa dove non applicammo la critica» (I, p. 173), prendendo esplicitamente le distanze dagli studi eruditi avviati negli ultimi decenni del XVII secolo.
A questa e altre opere Sormani accostò ricerche sul suo territorio d’origine, come la Topografia della pieve di Arcisate con digressione al regio borgo di Varese, il Santuario di S. Maria del Monte sopra Varese, pubblicate a Milano rispettivamente nel 1728 e nel 1739, le Notizie delle pievi di Seprio, Besozzo, Leggiuno, e la Cronaca di Varese, rimaste inedite. Quasi un’opera di occasione appare infine La gramatica fraso-logico-italiano-latina, pubblicata nel 1758 a Milano nella stamperia di corte, un metodo per insegnare il latino attraverso lo studio di frasi scelte, frutto della sua esperienza giovanile di insegnamento. La Gramatica è dedicata al marchese Girolamo Erba, senatore e consigliere intimo di Stato dell’imperatore Francesco I. L’autore dichiara di averla scritta per aiutare negli studi don Antonio, nipote del marchese, che aveva dieci anni non ancora compiuti.
Il 23 maggio 1767 morì a Milano. Un suo ritratto eseguito da Benigno Bossi è conservato nella Pinacoteca Ambrosiana (inventario 975).
Fonti e Bibl.: C. Castiglioni, I prefetti della Biblioteca Ambrosiana, in Miscellanea Giovanni Galbiati, II, Milano 1951, pp. 399-429; G. Leopoldo, La topografia della pieve di Arcisate di N. S. nella sua prima stesura 1728, Varese 1960; P. Tomea, Tradizione apostolica e coscienza cittadina a Milano nel Medioevo. La leggenda di San Barnaba, Milano 1993, pp. 229-261; Storia dell’Ambrosiana, II, Il Settecento, Milano 2000 (in partic. F. Buzzi, Il collegio dei dottori e gli studi all’Ambrosiana nel Settecento, pp. 55-111; C. Pasini, Libri e manoscritti entrati in Ambrosiana tra il 1695 e il 1815, pp. 113-165); M. Navoni, Elenco cronologico dei prefetti e dei dottori della Biblioteca Ambrosiana, in Storia dell’Ambrosiana, IV, Il Novecento, Milano 2002, pp. 443-451; G. Buzzi, Nicolò prefetto della Biblioteca Ambrosiana ed i Sormani di Brusimpiano, in Calandari dora Famiglia Bosina par or 2012, Varese 2012, pp. 56-77.