PISANI, Nicolo
PISANI, Nicolò. – Nacque a Venezia, presumibilmente negli ultimi anni del XIII secolo, da Pietro di Nicolò e da Campagnola, di ignoto casato.
La presenza di alcuni omonimi rende difficile la ricostruzione della carriera politica di Pisani, così come la sua attività, verosimilmente la mercatura in Levante, non solo perché prassi comune ai nobili del tempo, ma anche sulla scorta dei successivi incarichi ricoperti. Per ragioni cronologiche, difficilmente peraltro può essere lui il Nicolò Pisani di cui è documentata l’attività commerciale con la Puglia (16 agosto 1311) e con Genova (24 ottobre 1312), oppure di console a Corfù (luglio 1319) e ancora mercante a Corfù (14 luglio 1321). Sembrerebbe da escludere anche il bailato a Costantinopoli negli anni 1334-36, come pure l’aver preso parte, il 18 gennaio 1339, a una commissione incaricata di rinnovare la tregua con l’imperatore Andronico III, per la qual cosa venne stabilito di inviare a Costantinopoli un’ambasceria.
Fu invece lui il capitano in Golfo che venne incaricato (13 marzo 1339) di trasportare nel Bosforo gli ambasciatori; ricoprì la carica sino a dicembre, dopo di che fu nominato castellano di Modone, nel Peloponneso, dove rimase sino alla tarda estate del 1342. Quindi riprese servizio nell’armata marittima, ancora come capitano nell’Adriatico, sia nel ruolo di difensore dei possedimenti veneziani soprattutto nell’Egeo, sia in quello di predatore di navi provenzali, genovesi e turche dedite alla pirateria, per la qual cosa il 26 febbraio 1345 gli fu anche corrisposto un premio in denaro. Un mese prima i turchi avevano sconfitto i veneziani a Smirne e il papa aveva mandato una squadra navale in appoggio a quella veneta; delle due flotte Pisani aveva assunto il comando, con il titolo di capitano dell’Unione e il compito precipuo di soccorrere i mercanti operanti nella costa anatolica.
Improbabile sia lui il Nicolò Pisani che il 12 luglio 1349 fu nominato ambasciatore a Luigi I d’Angiò re d’Ungheria, mentre è forse più attendibile la sua elezione (1° aprile 1350) ad ambasciatore ad Avignone (assieme a Pancrazio Zorzi e Giovanni Steno), al fine di indurre Clemente VI a partecipare a una lega formalmente antiturca, in realtà contro i genovesi. Qualche mese dopo scoppiava infatti la terza guerra con Genova e il 28 novembre 1350 Pisani risultò eletto capitano generale da Mar. Il 12 marzo 1351 una squadra veneziana di ventidue galere salpò alla volta di Costantinopoli, donde poi, assieme alle navi bizantine e aragonesi, procedere all’attacco di Pera, la grande colonia genovese posta nella parte orientale del Corno d’Oro. Ma l’assalto si risolse in un fallimento, anche perché Pisani dovette correre quasi subito in aiuto di Negroponte, dove giunse il 4 agosto, in tempo per respingere l’armata di Pagano Doria; pertanto, dopo un vano assedio, costui preferì far vela per il Bosforo. L’anno seguente le flotte degli alleati ritentarono l’impresa contro Pera; lo scontro, sanguinosissimo, avvenne il 13 febbraio 1352 e la vittoria toccò ai genovesi. Il Senato inviò l’avogador Andrea Gradenigo a inquisire l’operato di Pisani, che peraltro risultò corretto.
In quegli anni i veneziani furono vincitori nel Tirreno e perdenti nell’Egeo, questo per la mancanza di una base vicina a Costantinopoli. Pertanto Venezia provvide ad assicurarsi l’isola di Tenedo, dopo di che, l’11 gennaio 1353, Pisani fu rieletto capitano generale da Mar. Teatro delle operazioni fu la Sardegna, dove i veneziani si unirono ai catalani di Bernardo de Cabrera nell’assedio di Alghero; lo scontro con la flotta genovese, comandata da Antonio Grimaldi, avvenne il 28 agosto e la vittoria fu dalla parte dei veneto-catalani. Per ristabilire la situazione, Genova si pose sotto la protezione dell’arcivescovo di Milano Giovanni Visconti, e così il conflitto si riaccese l’anno seguente, nel Tirreno, nell’Adriatico, nell’Egeo, con alterne fortune. Nell’aprile 1354 una squadra genovese, al comando di Pagano Doria, devastò Lesina e Curzola, nel basso Adriatico, per cui Pisani, che operava in Sardegna assieme agli alleati aragonesi, si spostò nell’Egeo; l’11 ottobre si trovava a Corone, donde riparò presso l’isola di Sapienza, sulla costa ionica del Peloponneso. La stagione invernale era alle porte e anche Doria si accingeva a rimpatriare, quando – ottenute attendibili informazioni sull’impreparazione dell’avversario – decise di approfittare del fattore sorpresa e si diresse verso Sapienza. I comandanti veneziani non erano pronti a sostenere un attacco e tra loro si verificarono gravi dissapori: questa mancanza di coordinamento favorì pertanto il vigoroso assalto dei liguri, che il 4 novembre 1354 inflissero al nemico una disfatta totale. Pisani riuscì a salvarsi, ma il 18 gennaio 1355 gli avogadori del Comune lo incriminarono, accusandolo di non aver eseguito gli ordini del Senato, ossia di aver partecipato all’assedio di Alghero per conto del re di Aragona, di non aver approfittato di talune circostanze favorevoli per attaccare i genovesi a Chio, infine di essere riparato in un luogo infelice come la Sapienza, anziché sostare a Modone. Il 5 agosto, quando ormai il reciproco logoramento aveva indotto i contendenti a firmare la pace, Pisani fu incarcerato e il 20 agosto condannato a un’ammenda di 1000 lire, con l’interdizione perpetua da ogni comando marittimo o terrestre.
Dieci giorni dopo, il 30 agosto 1355, Pisani fece testamento: residente a S. Fantin, ricordava la moglie Francesca Trevisan di Zaccaria, il fratello Pietro, le figlie Poluzza, Cristina e Cataruzza. Ordinò ai figli Marino e Carlo di provvedere a Cristoforo e Giorgio, probabilmente naturali, sino al compimento dei sedici anni. Il rapporto di Pisani con i figli legittimi non doveva essere stato sereno, dal momento che lasciò la signoria di Samo ai figli di suo fratello Pietro.
Morì di lì a poco, fra il 3 settembre e il 20 novembre 1355 (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Deliberazioni miste, reg. XXVII, ad dies).
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S. Romanin, Storia documentata di Venezia, III, Venezia 1855, pp. 119, 122-124, 127, 132 s., 143; V. Lazzarini, La battaglia di Porto Longo nell’isola di Sapienza, in Nuovo Archivio veneto, VIII (1894), pp. 5-45 (gli atti del processo, pp. 36-38, 40-45); M. Balard, La lotta contro Genova, in Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima, III, La formazione dello Stato patrizio, Roma 1997, pp. 110 s.