NICOLO Patavino
NICOLÒ (Niccolò) Patavino. – Nacque a Padova, o nei dintorni, nella seconda metà del secolo XV.
Le notizie sulla sua origine e sui primi anni d’attività sono scarse. Il nome di famiglia si desume dai documenti dell’Archivio Vaticano che lo menzionano come «Nicolaus de Albis, clericus Paduanus», a conferma, quindi, delle origini padovane. I documenti ferraresi e mantovani lo citano variamente come «Niccolò da Padova», «Nicolò musicho», «Niccolò cantor». L’appellativo «Patavino» risale alla seconda edizione del volume Frottole Libro secondo (Venezia, O. Petrucci, 1508).
Le prime tracce di attività sono a Roma. A partire almeno dal 1502 fu al servizio di Lucrezia Borgia, figlia del pontefice Alessandro VI. Poiché non compare fra i cantori della cappella pontificia, si deve supporre che facesse parte del personale di Lucrezia Borgia, sebbene nessun documento inerente al musicista sia citato nello studio di Ferdinand Gregorovius (Lucrezia Borgia: nach Urkunden und Korrespondenzen ihrer eigenen Zeit, Stuttgart 1874, trad. it., Firenze 1874). È menzionato in data 1502 nell’elenco delle persone che accompagnarono Lucrezia da Roma a Ferrara, in occasione delle nozze con Alfonso d’Este: nell’elenco è chiamato «Nicolo musicho cum uno compagno» (Prizer, 1985, p. 7 n. 23).
A Roma, dovette far parte d’un gruppo vocale e strumentale. Assieme a lui Lucrezia Borgia portò infatti a Ferrara alcuni musicisti spagnoli già al suo servizio (ibid.). Divenuta duchessa di Ferrara nel 1505, assunse, oltre al Patavino, Bartolomeo Tromboncino, Dioniso da Mantova detto Papino, Riciardetto Tamborino, cui si aggiunsero in seguito Dalida de’ Putti e Paolo Poccino.
Nei documenti d’archivio la presenza di Nicolò è attestata a partire da gennaio 1506, pagato 96 lire l’anno (ibid., p. 9). A fronte di questo esiguo stipendio, disponeva di retribuzioni complementari, in quanto membro del clero secolare.
A Ferrara, oltre a Tromboncino e Papino, si trovò al fianco anche Alessandro da Bologna detto Demofonte e Michele Pesenti, frottolisti del cardinal Ippolito I d’Este. Suonava probabilmente uno strumento, forse il liuto (ibid., p. 10), come sembrerebbe suggerire l’appellativo «musicho» con cui è distinto nei documenti d’archivio (si veda anche Haberl, 1888, p. 66).
La sua produzione musicale, pubblicata a Venezia da Ottaviano Petrucci proprio negli anni del soggiorno ferrarese, comprende 17 frottole (con schemi di barzellette, strambotti e ode a volte modificati) e 3 laude. Si tratta evidentemente di musiche composte ed eseguite su commissione di Lucrezia per spettacoli, intrattenimenti di corte e altre circostanze. Sembra probabile che due laude sul tema della Passione di Cristo (Salve, croce, unica speme e Ben serà crudel e ingrato) siano state concepite per la Settimana Santa a Ferrara (Prizer, 2001). L’attribuzione delle composizioni a «Nicolo Patavino» (anche in forma abbreviata «NI.PA.») compare solo nella seconda edizione del Libro secondo del 1508 (Boorman, 2006, p. 680 s.), mentre negli altri libri di frottole le sue musiche sono segnate con le iniziali «N.P.», e nel volume di laude con «D. NICOLO». Lo strambotto Ti par gran maraveglia, a me par poco fu pubblicato anche da Franciscus Bossinensis, ridotto per voce e liuto (Tenori e contrabbassi in tabulati …, 1509; ed. in Disertori, 1964).
Rimase alla corte degli Este almeno fino al 1511, come attesta una lista di quell’anno che gli attribuisce il beneficio della parrocchia di S. Martino della Pontonara, un paese a sud di Ferrara: «m[esser] Nic[ol]o Ca[n]tore dela Duch[e]ssa p[er] la Po[n]tonara» (Lockwood, 1981, p. 28). Alla fine del 1511, quando, a causa della crisi politica ed economica del ducato, impegnato sul fronte romagnolo nella guerra contro papa Giulio II, Alfonso I d’Este fu costretto a sciogliere la cappella e la duchessa a ridurre il numero dei suoi musicisti, Nicolò, al pari dei suoi colleghi, si ritrovò in cerca di un nuovo protettore. Nell’aprile 1512 la stessa Lucrezia propose a Francesco Gonzaga di offrire un aiuto a «Nicolò cantor», ossia di assumerlo nella cappella, ma il marchese di Mantova le rispose di non averlo trovato fra i cantori che provenivano da Ferrara (Prizer, 1985, p. 8).
Si era diretto probabilmente a Roma, potendo contare anche sulle relazioni che già vi aveva intrattenute. Secondo Haberl, sarebbe entrato come cantore nella Cappella Giulia in S. Pietro. Alla morte di Giulio II (21 febbraio 1512), assieme a Lorenzo da Modena e a Giovanni Giacomo da Treviso, passò al servizio di Leone X, assunto dal 19 marzo 1513 come cantore segreto (Haberl, 1888, p. 65), facente parte quindi del gruppo dei cantori al servizio privato del pontefice. A partire dal 1° luglio di questo stesso anno fu pagato 5 ducati d’oro al mese, mentre il 30 luglio ricevette ubeneficio nel monastero di S. Pietro della Remondina, nella diocesi di Brescia, e un altro nella diocesi di Caorle, per un totale di 80 ducati l’anno. Nel maggio 1514 fu nominato cubicularius (officiale camerale) di Leone X, godendo quindi dello statuto speciale di familiare e continuo commensale (Frey, 1956, pp. 48 s.). Tale condizione favorì certamente il conseguimento d’alcuni privilegi. Nel 1514 ottenne un canonicato e una prebenda nella chiesa di Trento, per 24 ducati d’oro l’anno; nel settembre dello stesso anno gli fu conferito l’arcidiaconato nella chiesa di Trento, con rendita di 40 ducati d’oro l’anno; nel 1515 ebbe due benefici perpetui in S. Maria Assunta a Cividale del Friuli (già appartenuti a Filippo de Lurano, cfr. Marioni, 1954-55), per gli altari di s. Vincislao e s. Caterina, e una prebenda mansionaria suddiaconale, con rendita annua di 24 ducati d’oro (Frey, 1956, pp. 48 s.).
Nel maggio 1516 si ammalò. Un documento del 13 giugno indica che aveva rinunciato ai benefici di Cividale e una sua clausola fa supporre che sia morto a Roma a fine maggio 1516 (Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Reg. Vat. 1055, cc. 52v-54v, 55r-57r).
Opere (tutte pubblicate a Venezia da O. Petrucci e a 4 voci): Amor sempre me dimostra, Lamentomi d’amore, Mal fai signora mia, Non è tempo de tenere, Piangeti mecho amanti, Se da poi la tua partita, Se non poi hor ristorarmi, Se non voi pensar in tutto, Se ’l te piacque un tempo farmi in Frottole Libro secondo, 1504 (ed. in Cesari, 1954); Chi dal ciel non ha favore, Se per mio fidel servire in Frottole Libro tertio, 1504 (ed. in Cesari, 1954); La fiamma che me abruscia, Mi fa sol o mia dea, Pensa donna che ’l tempo fuge, Ti par gran maraveglia in Strambotti, Ode, Frottole, Sonetti […] Libro quarto, 1505 (ed. in Schwartz, 1935); Ogni vermo al suo veneno in Frottole Libro quinto, 1505; Son infermo recaduto in Frottole Libro sexto, 1505 (ed. in Lovato, 2006); Ben serà crudel e ingrato, Salve croce, unica speme, Senza te, alta regina, in Laude Libro secondo, 1508 (ed. in Jeppesen, 1935).
Fonti e Bibl.:F.X. Haberl, Die römische ‘schola cantorum’ und die päpstlichen Kapellsänger bis zur Mitte des 16. Jahrhunderts, in Id., Bausteine für Musikgeschichte III, Leipzig 1888, pp. 65-69; K. Jeppesen, Die mehrstimmige italienische Laude um 1500, Copenhagen-Leipzig 1935, pp. 17, 22 s.; R. Schwartz, Ottaviano Petrucci: Frottole, Buch I und IV, Leipzig 1935, pp. 61-63; Le frottole nell’edizione principe di Ottaviano Petrucci, a cura di G. Cesari, Cremona 1954, pp. CX s., CXV, 83-89, 113 s.; G. Marioni, La cappella musicale del duomo di Cividale, in Giornale della Deputazione di Storia Patria per il Friuli, XLI (1954-55), pp. 119 s.; H.-W. Frey, Regesten zur päpstlichen Kapelle unter Leo X. und zu seiner Privatkapelle, II. Die Privatkapelle, in Musikforschung, IX (1956), pp. 46-57; C. Gallico, Un libro di poesie per musica dell’epoca d’Isabella d’Este, Mantova 1961, pp. 91, 96; B. Disertori, Le frottole per canto e liuto intabulate da Franciscus Bossinensis, Milano 1964, pp. 422; K. Jeppesen, La Frottola, 3 voll., Århus 1968-70, passim; F. Luisi, La musica vocale nel Rinascimento, Torino 1977, pp. 85, 88 s.; L. Lockwood, Musicisti a Ferrara all’epoca dell’Ariosto, in L’Ariosto, la musica, i musicisti, a cura di M.A. Balsano, Firenze 1981, pp. 7-29; W.F. Prizer, Isabella d’Este and Lucrezia Borgia: the Frottola at Mantua and Ferrara, in Journal of the American Musicological Society, XXXVIII (1985), pp. 1-33; Id., Renaissance women as patrons of music: the North-Italian courts, in Rediscovering the Muses: Women’s musical traditions, a cura di K. Marshall, Boston 1993, pp. 186-205; Id., N. P., in The new Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XVII, pp. 862 s.; S. Boorman, Ottaviano Petrucci. A catalogue raisonné, Oxford - New York 2006, p. 304, 959, 985, 988, 990 s., 993, 1001, 1005, 1014, 1017-1019, 1022, 1025; Frottole libro sexto. Ottaviano Petrucci, Venezia, 1505 [more veneto= 1506], a cura di A. Lovato, Padova 2006, pp. 71 s., 161 s.