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CORBELLI, Nicolò Maria

di Giorgio Busetto - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 28 (1983)
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CORBELLI, Nicolò Maria

Giorgio Busetto

Benché di nobile famiglia originaria di Padova, è di lui ignoto ogni dato biografico; fu attivo nella seconda metà del sec. XVII.

Stampò oltre una ventina di opere letterarie di vario contenuto storico, cronachistico, politico, geografico, narrativo, agiografico; alcune di esse conobbero una certa fortuna e furono edite più volte. Sono noti soprattutto alcuni romanzi, nei quali, al di là di certe pesantezze formali proprie del gusto secentista nell'accezione deteriore del termine, il C. rivela una penna non volgare, capace di elaborare trame avventurose, fitte di colpi di scena, di fughe e inseguimenti, di travestimenti e agnizioni, ricche di scenari pittoreschi. Tutti i luoghi topici allora propri di questo genere letterario compaiono nei suoi libri con esiti tuttavia non mediocri: la piacevolezza di questi suoi prodotti, che si direbbero confezionati con sapiente ingenuità, trova del resto il meritato riscontro nel numero delle ristampe, che per di più non sempre sono dovute a iniziativa dell'autore.

Parte delle sue opere sono note solo per gli elenchi che ne diede il C. stesso; lo sappiamo autore di romanzi storici, classici e mitologici, come L'Olidemo trionfante (s. l. né d.); La Solinaura, che ebbe due edizioni (Venezia s. d. e Napoli s. d.) vivente l'autore, e che fu infine rielaborata e pubblicata con il titolo de Gliamori fatali (Venezia 1667) dedicati a Francesco Gritti; Glischerzi mascherati del destino (Bologna s. d.); L'Egelinda (Venezia s. d.); Ilconsiglio degli dei (Bologna 1671), del quale il C. aveva manoscritta la Continuazione già pronta per le stampe nel 1685; La Danae (Bologna 1670) col seguito IlPerseo (Bologna s. d.): la facilità con cui possono essere accresciute e continuate queste opere è una delle loro caratteristiche peculiari: si tratta di prodotti molto simili ai nostri romanzi d'appendice, dei quali posseggono un buon numero di ingredienti, come la bellezza di alcuni personaggi, le situazioni scabrose, le macchinazioni, gli scontri armati, gli adescamenti, gli, ambienti di opulenta e sfarzosa ricchezza; La Floridaura (Venezia s. d.); L'Historia di molti successi et avvenimenti fortunati accaduti nel regno di Fenicia et Armenia (ibid. 1688), storia delle avventure e dell'amore di Armildo principe di Cipri e di Berenice principessa della Fenicia; L'Historia Egittia e Persica, dedicata ad Alessandro Farnese, che ebbe due edizioni veneziane (la prima nel 1685): qui madre e figlia (rispettivamente regina e principessa d'Egitto) sono rivali d'amore; la figlia cede alla madre il posto nel letto dell'amato, che si scopre però, con sensuali descrizioni di carezze di baci e di abbracci, essere una donna travestitasi da cavaliere; La Rorismena (Venezia 1672), dove l'artificio barocco sovviene nell'impostazione della struttura stessa dell'opera, in cui è introdotto un romanzo nel romanzo, e narratore-autore e narratorepersonaggio vengono inseguendosi in un gioco di specchi paragonabile a quello delle Meninas di Velasquez (Getto); La Semiramide, il romanzo più fortunato del C., conobbe non meno di éinque edizioni tra l'uscita della prima parte (Venezia 1683) e la stampa di Ceneda nel 1716: anche questo possiede elementi prototipici del romanzo d'appendice, quale è certa perfezione dell'eroina negativa, Semiramide, descritta nel tempo della sua educazione come un'infallibile tiratrice con l'arco, un'impareggiabile cavallerizza, una danzatrice senza eguali per grazia e bellezza, superdonna insomma per ogni rispetto.

Il C. compilò anche un Saggio di lettere (Venezia s. d.), il Procaccio a piedi (Bologna s. d.) e IlProcaccio a cavallo (ibid. s. d.), raccolte di lettere. Ma in lui è sempre prevalente il gusto della narrazione, che si sostanzia di elementi eterogenei e pervade anche opere di carattere diverso: biblico è il soggetto della Susanna, opera tragicomica (Napoli s. d.), agiografico quello de La vita di santa Elisabetta regina d'Ungaria (Venezia 1672), dedicata ad Angelo Acquisti; storico contemporaneo quello de La Pace conclusa dalla Serenissima Repubblica di Venezia con la casa Ottornana (Bologna 1670), dedicato al marchese Giron Francesco Villa; contenuto analogo dovette forse avere Con l'andare la Fortuna: opera tutta piena di politica, che l'Albertazzi inclina invece a credere potesse essere un romanzo di soggetto politico; manifestazione esemplare dell'atteggiamento del C. verso la materia trattata, indistintamente presa a pretesto per intrecci romanzeschi, si tratti di realtà storica e cronachistica o di finzione mitica e letteraria, è l'Historiadelle guerred'oggidì ovvero La luna eclissata (forse Bologna 1688), dettata dall'interesse per le guerre contro i Turchi combattute dal 1683 81 1688 da Venezia e dall'Impero nell'Europa orientale e nel Mediterraneo. Qui l'Impero ottomano è veduto non solo come grande potenza protagonista di guerre e vicende politiche dell'Europa, ma anche come mondo fiabesco esotico, erotico. Anche in quest'operetta come in tutti gli intrecci del C. lo scettro del caso regge dispoticamente le vicende degli uomini e delle nazioni, con l'improvviso alzarsi e abbassarsi della fortuna: rapide ascese e crolli repentini, mutamenti improvvisi di circostanze e di posizioni; i titoli stessi di alcuni di questi libretti indicano quanto l'attenzione del C., quasi in ossequio ad una estetica della meraviglia, si sia appuntata sul caso, primattore e deus ex machina, elemento privilegiato per la costruzione di trame vivaci e avventurose, di storie parallele intersecantesi ai crocicchi del destino attraverso gli scambi dì persona, le pulsioni dell'eros, i duelli e combattimenti che ribaltano le situazioni.

Fonti e Bibl.: E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, V, Venezia 1842, p. 23; A. Albertazzi, Romanzieri e romanzi del Cinquecento e dei Seicento, Bologna 1891, pp. 214 ss.; Id., Ilromanzo, Milano 1902, p. 99; B. Croce, Nuovi saggi sulla letter. ital. del Seicento, Bari 1949, p. 45; G. Raya, Il romanzo, Milano 1950, pp. 109, 128, 133; G. Getto, Il romanzo veneto nell'eta barocca, in Barocco europeo e barocco veneziano, a cura di V. Branca, Firenze 1962, pp. 177, 181, 185 s., 188, 190, 200; C. Varese, Teatro, prosa, poesia, in Storia della letter. ital. Garzanti, V, Il Seicento, Milano 1967, p. 662; A. N. Mancini: Il romanzo nel Seicento; saggio di bibliografia, in Studi secenteschi, XI (1970), pp. 255 s.

Vedi anche
letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ... saggio chimica Denominazione generica di metodi d’analisi, di tipo prevalentemente qualitativo. letteratura Scritto di carattere specifico o monografico, di limitata estensione, in cui l’autore analizza criticamente un determinato argomento storico, biografico o critico o dà una breve descrizione di un luogo ... mitologia Complesso dei miti di un popolo, cioè delle narrazioni fantastiche tradizionali di gesta compiute da figure divine o antenati (esseri mitici), diffuse, almeno in origine, oralmente. 1. La spiegazione classica Il pensiero critico cominciò a occuparsi della mitologia sin dai primordi della speculazione ... romanzo In linguistica e in filologia, lo stesso che neolatino (➔ neolatine, lingue); filologia romanzo, quella che ha per oggetto di studio, soprattutto comparativo, i testi letterari, antichi ma anche moderni, redatti nelle lingue romanze, e la cultura che essi esprimono.
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corbellare
corbellare v. tr. [der. di corbello2] (io corbèllo, ecc.), tosc. – Prendere in giro, canzonare, beffare: ci ha corbellati tutti; quando ci si mette non corbella, di chi fa sul serio; non com., c. la fiera, ridersi, infischiarsi degli altri,...
corbellatóre
corbellatore corbellatóre s. m. (f. -trice) [der. di corbellare], non com. – Chi corbella.
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