GARANTA, Nicolò
Originario di Brescia, nacque probabilmente nei primissimi anni del sec. XVI da Giovanni.
Libraio ed editore, visse a Venezia. Il matrimonio con Giulia de' Rusconi, dalla quale ebbe due figli (Marina e Ulisse), lo legò a una famiglia di rilievo nell'ambiente editoriale veneziano. Insieme con il socio Francesco da Salò senior ebbe una libreria, al "segno del Delphino", probabilmente situata nella parrocchia di S. Giuliano. Il simbolo della bottega, un delfino che nuota sotto i raggi di una stella, compare regolarmente nelle sue pubblicazioni quale marca tipografica, anche se in due versioni.
Il G. intraprese l'attività editoriale successivamente all'avviamento della libreria, probabilmente per colmare la lacuna commerciale creatasi alla morte del suocero, Giorgio de' Rusconi, avvenuta nel 1521. In questo ambito fu attivo dal 1525 al 1530, anni in cui promosse e finanziò la pubblicazione di 15 edizioni e due ristampe. A tal fine il G. stabilì una sorta di consociazione con alcune stamperie, dividendo con queste le spese e la tiratura. Nonostante le dimensioni ridotte dell'impresa i suoi annali si caratterizzano per una precisa strategia editoriale, che punta al valore letterario dei testi proposti, tutti in volgare, all'utilizzo del formato in ottavo e, in alcuni casi, di un carattere corsivo moderno. La maggior parte delle edizioni presenta inoltre sul frontespizio un'unica cornice silografica classicheggiante, con l'evidente intento di costituire una sorta di collana di pubblicazioni "colte ma appetibili, caratterizzate da un'ottima veste tipografica" (Harris, 1987, p. 98). L'impresa esordì nel 1525 in collaborazione con Gregorio De Gregori, per i cui tipi uscirono, in successione, le Porretane di Giovanni Sabadino degli Arienti, il Novellino di Masuccio Salernitano e il Decamerone di Giovanni Boccaccio. Il rapporto con De Gregori si concluse proficuamente con la pubblicazione della princeps dell'Orlandino di Teofilo Folengo, con il quale l'editore aveva molto probabilmente legami diretti. Fu infatti il G., e non l'autore, a chiedere al Senato veneto, il 3 nov. 1526, il privilegio per una ristampa del poema cavalleresco con la "gionta", realizzata però dai Nicolini da Sabbio sul finire del 1526, all'indomani della stipula del nuovo sodalizio commerciale. Da questa stessa stamperia uscirono anche l'Historia molto dilettevole, attribuita al Boccaccio (1526), il Dialogo dei tre ciechi di Marcantonio Caracciolo (1526, ristampato nel '28) e le Rime di Antonio Vinciguerra (1527). Contestualmente giunse a maturazione l'ambizioso progetto di stampare in un formato tascabile e in carattere corsivo i poemi di Matteo Mario Boiardo, Luigi Pulci e Ludovico Ariosto.
L'11 maggio 1527 il G. chiese infatti al Senato veneto, e di nuovo ottenne, un privilegio decennale per realizzare la stampa in corsivo di quei poemi. La motivazione addotta era che, avendo egli "speso molti, et molti denari in fare intagliare una sorte de lettera ad modo cancellarescha non più de simel sorte vista, o adoperata" avrebbe voluto evitare "che altri… in ditta però lettera" potessero stampare o anche soltanto vendere tali testi a Venezia (Harris, 1995, p. 110). La richiesta appare piuttosto immotivata se si considera che il G. non aveva un diretto interesse tipografico, e che il carattere di cui parla non fu originale, né tantomeno usato solo per le stampe da lui commissionate. Il movente era, evidentemente, un altro: detenere una sorta di monopolio per la stampa in corsivo della produzione cavalleresca italiana.
Il progetto iniziale si limitò però alla pubblicazione dell'Orlando furioso (1527), condotta dai Nicolini da Sabbio sulla lezione del 1516 e accompagnata da un sonetto del G. in lode dell'Ariosto ("Se d'Apollo, e d'Amphione l'armonia"). L'Orlando innamorato del Boiardo fu stampato invece da F. Bindoni e M. Pasini in una pregevole edizione che, sebbene priva del nome e della marca tipografica del G., sembra sottintendere un accordo tra le due parti, come proverebbe l'esistenza di esemplari, probabilmente destinati alla sua bottega, che segnalano il privilegio dell'editore sul frontespizio oltre che nel colophon. Non è nota invece l'edizione del Morgante di Pulci preannunciata nella richiesta del maggio 1527.
Nel 1528, con una edizione del Tesoro di Brunetto Latini, si concluse anche il sodalizio con i Nicolini. Di lì a poco venne meno, in generale, l'interesse del G. verso gli investimenti in ambito editoriale. L'ultimo volume che rechi traccia di una sua committenza è la Sofonisba di Giovanni Giorgio Trissino, stampata da Girolamo Pencio nel 1530.
Con ogni probabilità le proposte del quinquennio 1525-30 avevano incontrato un certo favore di pubblico, poiché furono ristampate quasi tutte da Melchiorre Sessa, verosimilmente con una sorta di collaborazione e consenso da parte del Garanta.
Sono poche e frammentarie le notizie successive al periodo di attività editoriale. Un Nicolò Garanta da Brescia, fabbricante di specchi e guaine per spade, comparve più volte tra il 1531 e il '33 davanti ai provveditori del Comun. Lo stesso nome è inoltre incluso nell'elenco dei miniatori veneziani che il cardinale Luigi d'Este pagò lautamente per i preziosi prodotti a essi commissionati tra il 1556 e il '66 (G. Campori, cit. da Harris, 1995, p. 114).
Nel 1563 la moglie Giulia nominò il G. "usufruttuario fin ché 'l viverà" della sua dote (ibid., pp. 119 s.).
Non è noto l'anno della sua morte.
Fonti e Bibl.: R. Fulin, Documenti per servire alla storia della tipografia veneziana, in Archivio veneto, XXIII (1882), 1, p. 208; E. Pastorello, Tipografi, editori, librai a Venezia nel secolo XVI, Firenze 1924, p. 39; G. Agnelli - G. Ravegnani, Annali delle edizioni ariostee, Bologna 1933, I, p. 28; N. Harris, L'avventura editoriale dell'Orlando innamorato, in I libri di "Orlando innamorato", Ferrara-Modena 1987, pp. 95-99; Id., Bibliografia dell'Orlando innamorato, ibid. 1988, I, pp. 92-95; II, pp. 94-96; Id., N. G. editore a Venezia 1525-1530, in La Bibliofilia, XCVII (1995), pp. 99-148 (da p. 115, documenti e annali); F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del '500 in Italia, Firenze 1989, pp. 361 s.