CONTARINI, Nicolò
Figlio di Pietro di Lunardo (Leonardo) del ramo di S. Maria Formosa, appartenente al patriziato veneziano, nacque a Venezia nel 1377.
Tra gli omonimi coevi un Nicolò figlio di Gasparino, comandante delle galere pontificie nella guerra contro i Turchi (1443), attivo Politicamente soprattutto nello Stato da Mar e un Nicolò figlio di Pietro, dei ramo. di S. Maria Zobenigo, figura di secondo piano nella vita politica e amministrativa veneziana.
Il C. ebbe due fratelli, Giovanni e Leonardo, e si sposò due volte, nel 1407 con Mafia Dandolo figlia di Antonio e nel 1433, dopo che questa era morta da pochi mesi (il testamento reca infatti la data 23 luglio 1432), con Francesca Loredan, a sua volta vedova di Vettor Pisani (figlio di Pietro, da non confondere con l'omonimo, ma più anziano di una generazione, protagonista della guerra di Chioggia). Ebbe almeno quattro figli maschi, Pietro, Antonio, Vettore, Donato, tutti dalla prima moglie; Antonio e Vettore dovettero premorirgli; infatti nel testamento, scritto di suo pugno nel 1442, tace nei loro confronti, mentre su Pietro e su Donato si sofferma a lungo; quasi certamente dalla seconda moglie non ebbe figli.
Entrato in Maggior Consiglio nel 1402, dovette dedicarsi, non diversamente da molti altri esponenti dei patriziato veneziano, al commercio; potrebbe infatti, molto verosimilmente, essere lui quel Nicolò Contarini, mercante e nobiluomo veneziano che nel 1413 a Maiorca testimoniò in un atto del notaio Pietro Frigola la composizione di una vertenza economica tra il re d'Aragona Ferdinando I e il Comune di Venezia.
Della sua presenza nella vita politica veneziana si ha una prima traccia nell'anno 1438, quando egli venne eletto in Pregadi; capitanio a Vicenza dai primi mesi del 1439 (era stato eletto a tale carica il 29 genn. 1439). fu nuovamente in Pregadi in seguito alla elezione del 2 agosto dello stesso anno. Nonostante fosse stato eletto il 28 ag. 1440 consigliere dei Dieci non entrò in carica in quanto. pochi giorni dopo, l'11 settembre, venne eletto provveditore alle Biade. Capitanio a Brescia dal maggio del 1443, fu in Pregadi dall'agosto dello stesso anno (non sembra quindi essere lui quel Nicolò Contarini di Pietro che il 6 ott. 1443 venne eletto giudice del Mobile).
Entrato in Minor Consiglio il 2 ag. 1444, dovette limitare la sua presenza in tale consesso a un periodo breve; infatti non si trova traccia di lui quale proponente di "parti" nei registri delle deliberazioni del Maggior Consiglio, del Consiglio dei dieci, dei Pregadi, nel notatorio di Collegio (fonti che documentano puntualmente la composizione del Mffior Consiglio); l'11 ottobre dello stesso anno veniva infatti eletto alla podestaria di Verona. Ritornò in Minor Consiglio nel 1448 in seguito all'elezione del 23 giugno, dopo essere stato nel frattempo governatore alle Entrate, salinario di Chioggia e aver fatto parte nel 1447 dei Quaranta di zonta al Pregadi. Podestà a Padova nell'agosto del 1448, venne eletto il 6 sett. 1450 nel Consiglio dei dieci e chiamato più volte alle funzioni di capo e di inquisitore, ricevendo licenze di andare armato in considerazione della gravità dei casi trattati. Dopo aver fatto parte dall'ottobre del 1451 dei Sessanta di zonta al Pregadi, ritornò dall'aprile del 1453 in Minor Consiglio. Eletto il 16 sett. 1453 luogotenente della Patria del Friuli, prese possesso della carica il 25 novembre e risiedette a Udine almeno fino all'ottobre del 1455.
Dopo essere stato nel 1456 ancora una volta tra i Sessanta di zonta al Pregadi e nel 1457 capitanio a Padova, ntornò dal marzo del 1459 nel Consiglio dei dieci venendo in seguito più volte chiamato a far parte di varie zonte allo stesso Consiglio, nel dicembre del 1459, nel gennaio e nel giugno del 1461.
Il 1° marzo 1462, a coronamento di una lunga e intensa vita politica, fu eletto procuratore di S. Marco de ultra e l'11 maggio dello stesso anno fu tra i quarantuno che concorsero nell'ultima tornata all'elezione del doge Cristoforo Moro. Successivamente venne ancora eletto in alcune zonte al Consiglio dei dieci, e precisamente il 7 luglio e il 22 sett. 1463 e il 15 sett. 1464. Nel frattempo aveva presentato, il 26 ag. 1461, il proprio testamento autografo al notaio Tomeo Tomei, con il quale aveva istituito suoi esecutori testamentari i figli Pietro e Donato e chiesto di essere sepolto a Ss. Giovanni e Paolo.
Il C. morì a Venezia nell'ottobre del 1464.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. Codici, I, Storia veneta, 18:M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, II, pp. 427, 434, 521; Ibid., Misc. Codici, III, Codici Soranzo, 31: G. A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, p. 799; Ibid., G. Giomo, Indice dei matrimoni patrizi per nome di danna, I, p. 359; Ibid., Archivio notarile Testamenti, b. 1230, Notaio F. Stefani, n. 26, b. 1239, Notaio T. Tomei, n. 573; b. 1156, Notaio B. Croce, n. 462; b. 1240, Notaio T. Tomei, c. 100; Ibid., Collegio, Notatorio, reg. 9, cc. 78rv, 79v-80v, 184v-186, 187v-188; reg. 9, cc. 1-2v, 3v-9v, 174v; Ibid., Commem. della Repubblica, libro X, c. 177; Ibid., Consiglio dei dieci. Misti, regg. 13, cc. 102-103; 14, cc. 7, 12, 14v-17v, 18-20, 26rv, 40-43v, 53rv, 55-56v, 57v-57vbis, 60v, 74v, 80, 140rv, 149v, 151, 152, 157v, 161v, 165v; 15, cc. 174, 179, 186, 187, 188v, 194v; 16, cc. 19v, 31, 32, 84v, 98, 132v; Ibid., Luogotenente della Patria dei Friuli, filza XX;Ibid., Maggior Consiglio, Deliberazioni, Liber Ursa, reg. 22, cc. 164v-165, 185rv, 186v; Liber Regina, reg. 23, c. 39v; Ibid., Segretario alle voci, Misti, reg. 4, cc. 17, 56, 57, 65v, 66v, 69v, 71, 96v, 103v, 104, 105, 107v, 110, 113v, 121, 132v, 140, 143v, 145vv 172; F. Manfredi, Degnità procuratoria di San Marco di Venetia, Venezia 1608, p. 62; Cronaca di Anonimo veronese, a cura di G. Soranzo, Venezia 1915, p. 153; Relazioni dei Rettori veneti in Terraferma, I, Luogotenente della Patria del Friuli, Milano 1975, p. LIX; IV, Padestaria e capitanato di Padova, ibid. 1975, pp. XLIX, LIII;G. B. Picotti, La Dieta di Mantova e la Politica de' Veneziani, in Miscellanea di storia veneta, s. 2, IV (1912), p. 496.